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Roberta De Rossi
Calatrava, i guardiani del ponte
18 Gennaio 2008
Terra, acqua, società
Rischio e danno sono infinitamente minori di quelli del MoSE, ma la logica è la stessa: Venezia non si può “modernizzare” così!La Nuova Venezia, 18 gennaio 2008

VENEZIA. Il ponte di Calatrava riserva regolarmente nuove «sorprese». L’ultima? Dovrà essere monitorato 24 su 24. Per sempre. Ogni minuto ci sarà un operatore a leggere i dati inviati dai sensori che registreranno i movimenti delle fondamenta. E una squadra di tecnici dovrà essere pronta a intervenire notte e giorno. E’ la clamorosa novità emersa nel corso dell’audizione in Comune del direttore dei lavori, Roberto Casarin. Lo scheletro d’acciaio è un’opera «viva»: si dilata e restringe, si può spostare lateralmente sotto la pressione della folla. Il progetto prevede una tolleranza di 4 centimetri: di più e l’arco cede. Per ridurre i rischi ci vogliono i guardiani. E intanto lievitano i costi di manutenzione.

Il Ponte di Calatrava dovrà essere monitorato 24 ore al giorno. Per sempre. Ogni minuto ci dovrà essere un operatore pronto a leggere i dati inviati da una serie di sensori (già posati) che registreranno ogni minimo movimento delle fondamenta. Una squadra tecnica dovrà poi essere pronta ad intervenire seduta stante, in caso di emergenza. Questa la clamorosa novità emersa ieri nel corso dell’audizione del direttore dei lavori Roberto Casarin, alla commissione d’indagine sul quarto ponte.

«Il collaudo è andato bene, il ponte è sicuro», ha detto l’ingegnere ai consiglieri, «ma ci siamo resi conto della necessità di monitorarlo costantemente». Lo scheletro di acciaio è un’opera «viva»: si dilata e restringe con il variare della temperatura e si può spostare lateralmente sotto la pressione della folla. E’ poi un arco ribassato che scarica 1500 tonnellate di peso su ogni riva. Da progetto - e non è una novità - è prevista una tolleranza massima di 4 centimetri: di più e l’arco si trasforma in una trave e finisce in Canal Grande. Nel corso del collaudo la struttura si è spostata di un solo centimetro e le rive hanno retto. Tant’è, è stato deciso di «blindarlo» con un monitoraggio costante: del resto, ogni giorno il moto ondoso erode questa o quella riva.

«E’ una notizia che ha dell’incredibile», commenta il presidente della commissione, Raffaele Speranzon, «perché il ponte - dopo tutti i rialzi di prezzo, che con l’ultima richiesta di riserva avanzata dalla Cignoni per quasi 5 milioni, saliranno a 20 milioni di euro (compreso l’aumento da 740 mila euro a 1,2 milioni della spesa per l’ovovia) - dovrà avere anche una manutenzione quotidiana, delicata e certamente costosa. Eppoi questo è un ponte “artigianale”, che va fatto pezzo per pezzo, tutti pezzi unici, gradino per gradino, balaustra per balaustra: sostituirne uno in caso di rottura, sarà molto caro».

L’ingegnere Casarin (subentrato a Roberto Scibilia nel giugno 2006) non ha fornito una data per l’inaugurazione: «Ogni giorno c’è una sorpresa, che va affrontata nello specifico e concordata con lo studio Calatrava di Zurigo». Ha poi ribadito che, a suo giudizio, «nella fase iniziale c’è stata una grande sottovalutazione delle difficoltà e dei costi di un progetto tanto particolare». Da qui la necessità di continue modifiche, con relativi aumenti di tempo e costi: tutti giustificati, secondo il direttore. L’ultima scoperta è che anche la corsia centrale in trachite che separa i gradini di vetro, affinché la pietra resti allineata con il vetro in caso di assestamenti, va tagliata secondo una sezione sinora mai immaginata. Pezzo per pezzo.

«Come ci ha confermato anche l’ingegner Casarin», conclude Speranzon, «fidandosi della fama del progettista, si è messo a gara un progetto esecutivo che tale non era e si è preso per buono il preventivo - 4,7 milioni di euro - bandendo una gara in economia e facendo vincere l’offerta più bassa, come previsto per le opere sotto i 5 milioni. Non si è evidenziata la categoria prevalente “carpenteria”, cosicché ha vinto una ditta specializzata in edilizia, che nulla sapeva di acciaio, tanto che ha dovuto affidare la fusione alla Lorenzon: ma essendo la spesa superiore al 30% dell’appalto, non ha potuto subappaltare l’opera, ma ha dovuto ricorrere ad una fornitura d’opera, sottraendola al controllo del Comune. Ma perché continuare ad errare affidando alla Cignoni anche l’ovovia? E, ancora, in corso d’opera è stato messa e rimessa più volte mano al progetto, per correggerlo nella fase esecutiva: la direzioni lavori avrebbe dovuto essere affidata a Calatrava, che avrebbe dovuto curare le modifiche e che, invece, adesso può dire di aver dato al Comune un progetto perfetto, tanto che ad ottobre ha chiesto al Comune di cambiare impresa. Lo stesso dicesi dei costi, gravemente sottostimati. Per non dire del fatto che ci si era dimenticati delle legge per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Errori e responsabilità sono stati molti». La commissione chiuderà i lavori a fine febbraio.

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