Il Fatto Quotidiano
Il pdl si distrae e le demolizioni si bloccano (sic)
di Marco Palombi
Il decreto che fa un favore agli abusivisti campani è decaduto. Forse. A meno che la capigruppo convocata per stamattina da Gianfranco Fini, che però non ha giurisdizione sul merito, o magari l’ufficio di presidenza della Camera decida di annullare la contestata votazione con cui ieri sera l’aula di Montecitorio ha affossato il cosiddetto “dl demolizioni”, quello che bloccava fino al 30 giugno 2011 la demolizione di edifici abusivi nella regione Campania (tranne per quelli costruiti in zone vincolate). Il centro-destra, infatti, incolpa della sua debacle Rosi Bindi, in quel momento presidente di turno, rea di aver chiuso troppo in fretta la votazione impedendo ad alcuni deputati di maggioranza che bivaccavano in Transatlantico o nel cortile interno di raggiungere in tempo il loro scranno. Uno psicodramma in piena regola, con tanto di richiesta di dimissioni da vicepresidente per l’onorevole democratica e “fascista”, secondo la definizione di Nunzia Di Girolamo (PdL) fuori dall’aula, seguita a stretto giro da un più prosaico “tacci sua” di Alessandra Mussolini, per la cronaca entrambe campane. Questi i fatti. Alle 18.50 si vota la cosiddetta pregiudiziale di costituzionalità presentata dall’Italia dei Valori. In 51 secondi votano 480 deputati (64 assenti del PdL e 15 della Lega) col risultato di 249 sì e 231 no. Tradotto: per la Camera quel decreto è incostituzionale.
A quel punto scoppia il casino. Alcuni deputati del PdL stavano rientrando in aula e accusano la Bindi di aver deciso deliberatamente di non farli votare. Il capogruppo Fabrizio Cicchitto accusa la vicepresidente di “prevaricare il Parlamento”, l’ex finiano Amedeo Laboccetta di “offenderlo”, il leghista Luciano Dussin, paonazzo, invoca prima la moviola per controllare quanti deputati stessero entrando in aula e poi chiede le dimissioni di Bindi: “Ne guadagnerà la Camera”.
La maggioranza pretende subito l’annullamento della votazione o, almeno, la convocazione immediata di una riunione dei capigruppo: quest’ultima le viene concessa ma, non essendo presente Gianfranco Fini, viene rinviata a stamattina.
“Dimissioni? Ma non scherziamo. E poi Dussin farebbe meglio a pensare al suo doppio incarico (è anche sindaco di Castelfranco Veneto, ndr)”, sbotta Bindi parlando col Fatto: “Ho tenuto la votazione aperta quasi un minuto, un tempo normale, il cicalino che avvisa i deputati che si sta per votare suonava da 10 minuti, ho sempre consentito a chiunque fosse seduto di votare quando c’era qualche difficoltà, che dovevo fare di più?”. La vicepresidente della Camera non sente di avere nulla di cui pentirsi: “Respingo qualunque ricostruzione malevola di quanto accaduto, sono sempre stata imparziale nel mio ruolo. E’ chiaro che esiste una discrezionalità di chi presiede l’aula per la chiusura delle votazioni, ma ricordo che il vicepresidente Lupi venne messo sotto accusa perché l’aveva tenuta aperta troppo a lungo. Che vogliamo fare?
Esiste il diritto, anzi il dovere, di votare, non quello di prendersi tempi di pausa più lunghi del necessario”. Quanto al merito, sostiene il democratico Realacci, “grazie ad una debacle e alle assenze tra i banchi della maggioranza, il Parlamento ha almeno fermato uno scempio ai danni del paese e degli italiani onesti”. Secondo i tecnici infatti, anche se manca ancora l’ufficialità, non c’è possibilità di ripetere la votazione: “Non esiste il diritto ad andarsi a fumare una sigaretta invece di stare in aula”, sintetizza pittorescamente uno. Il decreto demolizioni, insomma, è defunto. Riposi in pace.
il manifesto
Campania agli abusivi ma il governo va sotto
di Andrea Fabozzi
Seduta lunga, maggioranza stanca. E alle sette di sera il governo va sotto sul decreto che blocca gli abbattimenti delle case abusive in Campania. Con 249 sì e 231 no viene approvata la questione pregiudiziale presentata dall'Italia dei valori. Di conseguenza non si passa alla votazione della legge di conversione e il decreto decade. E non sarà riproponibile, il governo dovrà pasticciare qualche soluzione incollando la norma altrove. Ma intanto la maggioranza parte all'assalto della vice presidente di turno dell'assemblea, Rosy Bindi, accusata di aver chiuso troppo presto la votazione.
Il decreto è quello promesso in campagna elettorale per le regionali da Stefano Caldoro. Promessa mantenuta: nonostante gli allarmi e le ripetute frane che affliggono la Campania, il 23 aprile scorso il governo ha approvato un provvedimento di urgenza per sospendere fino al giugno 2011 gli abbattimenti delle costruzioni abusive. All'inizio doveva essere fino alla fine di quest'anno e solo a Napoli, ma poi si sono allargate le maglie in modo da offrire agli abusivi campani (la regione è maglia nera in Italia) una proroga dell'ultimo condono berlusconiano. Il precedente governatore Bassolino ne aveva escluso l'applicazione alla regione, ma la Consulta gli aveva dato torto. Con il decreto di aprile, passato senza problemi al senato il 26 maggio, il governo pagava il suo debito con gli elettori campani. Ma il voto di ieri sera cambia tutto.
Giusto ieri mattina, discutendo della legge sulle intercettazioni, Berlusconi aveva preteso un'accordo con tutte le componenti della maggioranza per garantire al provvedimento un percorso sicuro alla camera (lì dove sono numerosi i deputati vicini a Gianfranco Fini). «Blindato». Ma a Montecitorio le cose non vanno bene: poco più di un mese fa l'ultimo rovescio sulla legge sull'arbitrato. Con conseguente ira di Berlusconi, minacce ai deputati assenti e promessa di una maggiore attenzione. Ieri sera erano 64 i deputati del Pdl assenti e 15 quelli della Lega (molto meno appassionata al condono in Campania dei colleghi di maggioranza). Un paio di deputati del Pdl hanno fatto presente di aver votato ma di non essere stati registrati dal dispositivo elettronico. Tutti gli altri, capogruppo Cicchitto in testa, hanno scatenato una gazzarra verso la presidente di turno. Colpevole di non aver rispettato, a loro dire, la prassi di attendere che tutti i deputati presenti in aula avessero raggiunto i loro posti nei banchi. «Ho tenuto aperta la votazione 51 secondi», la replica di Rosy Bindi, tabulato elettronico alla mano.
Ma la consapevolezza di aver combinato un brutto guaio al governo e la certezza che il presidente del Consiglio la prenderà molto male hanno gonfiato la rabbia del Pdl. Sono stati numerosi gli interventi dei deputati fragorosamente polemici con Bindi, dal furioso capogruppo Cicchitto al più sorvegliato Lupi, dal rauco Laboccetta all'intimidatorio Consolo e tutti si sono conclusi con la richiesta di ripetere il voto. Impossibile secondo il Pd che ha difeso il comportamento della vice presidente Bindi. Che ha provato a portare avanti la seduta ma poi ha dovuto sospendere per interpellare il presidente titolare. Gianfranco Fini ha deciso per un gesto di attenzione alle richieste del Pdl: accolta la richiesta di convocare - stamattina alle 8.30 - la conferenza dei capigruppo. Che difficilmente però potrà concedere la ripetizione del voto, a meno che la presidente ammetta un errore, ipotesi improbabile.
Il ministro leghista Calderoli non sembrava stracciarsi le vesti ieri sera mentre spiegava che «caduto il decreto cadranno un bel po' di case» in Campania. Anche se ricordava che la sanatoria escludeva i casi di pericolo per la pubblica incolumità e le costruzioni nelle aree vincolate. Ma una promessa è una promessa, come ha subito fatto notare il capogruppo Pdl in regione Martusciello evocando «l'incubo delle ruspe». E se il decreto non potrà essere reiterato - come ha ammesso lo stesso Calderoli - toccherà imbrogliare un po' le carte per recuperare il condono in qualche altra legge. Il governo conosce il sistema.