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Bocciate scelte devastanti nell’area Veneziana
18 Ottobre 2010
Veneto
La Commissione per la salvaguardia di Venezia ha clamorosamente bocciato Veneto City e Quadrante Tessera, previsti dal Piano provinciale. La Nuova Venezia, 14 e 15 ottobre 2010, con postilla

14 ottobre

Stop a Veneto City e Quadrante

di Alberto Vitucci

Stop a Veneto city e al Quadrante di Tessera. «Numero chiuso» per le barche in laguna e limiti rigidi alle nuove darsene. Parere negativo a «ulteriori insediamenti» soprattutto nelle aree a rischio di allagamento. Un parere che potrebbe modificare l’intera politica urbanistica regionale, quello votato all’unanimità dalla Salvaguardia.

Tre pagine di prescrizioni votate all’unanimità al Piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp) che ne modificano l’impianto e andranno ora all’esame della commissione Urbanistica regionale con il parere favorevole delle Soprintendenze. Le prescrizioni votate sono 23. Tra le più importanti le indicazioni sui nuovi insediamenti produttivi. Viene vietata «l’urbanizzazione e l’edificazione di aree a grave rischio di allagamento», con l’invito ad approvare in fretta il Piano di Assetto idrogeologico (Pat). Dovrà anche essere «contenuto al massimo» l’ulteriore consumo di suolo, e lo svuotamento dei centri abitati per il decentramento delle funzioni. Priorità assoluta va data alle aree dismesse, «in particolare Porto Marghera attivando bonifiche e riusi compatibili».

Un secco «no» anche per il Quadrante, lo sviluppo immobiliare della cosiddetta «Tessera city», Piano approvato dalle giunte Galan e Cacciari che prevede un milione di metri cubi di nuovi edifici commerciali in gronda lagunare. Aree secondo i tecnici «ad alto rischio allagamento». «Nel polo produttivo di rilievo metropolitano regionale», si legge al punto 15, «venga prescrittivamente vietata la previsione negli strumenti urbanistici di nuove aree insediative, utilizzando le ampie aree disponibili negli ambiti aeroportuale e dell’Aev di Dese, già previste nel Piano regolatore vigente».

Uno stop arriva anche alla costruzione di nuove strade. Si potrebbe dimezzare il traffico dei pendolari e rendere più sicura la circolazione sulla Romea, scrive la Salvaguardia, completando ad esempio la linea ferroviaria regionale (Sfmr) per Chioggia e il tratto da Piove di Sacco a Chioggia. Infine un invito a «riconsiderare la scelta di nuove infrastrutture stradali lungo l’asse a sud del Naviglio Brenta». Prevedendo invece nuove fermate dell’Sfmr a Chirignago, Dese e Pili.

Il Piano della Provincia - testo approvato dalla giunta Zoggia poi in parte rivisto dalla giunta Zaccariotto - è stato pesantemente emendato anche nei primi articoli che riguardano la laguna. Le prescrizioni parlano di vietare il transito sui bassi fondali lagunari dei lancioni Gran Turismo e delle imbarcazioni con larghezza superiore a due metri e 30. Ma soprattutto viene istituita una «soglia limite del massimo numero di posti di ormeggio per barche compatibile con la tutela della laguna. Dovrà anche venire esclusa dal Polo nautico «l’ambito prospiciente il mare al Lido e Murano». Gli accessi e le darsene della gronda lagunare interna - verso la terraferma - dovranno essere riservati alle tipiche imbarcazioni lagunari. Dovrà essere infine recuperato, si legge nel dispositivo finale votato dalla commissione, il Palav, Piano di area della laguna veneta. Strumento urbanistico spesso ignorato, di cui qualcuno chiedeva l’abolizione perché «troppo restrittivo» nella tutela della laguna. Quanto alla Tav, la Salvaguardia boccia l’ipotesi del passaggio sotto i fiumi e il parco invitando a considerare le altre due ipotesi previste dal Piano regionale dei Trasporti: i Bivi o l’asse ferroviario Venezia Trieste.

15 ottobre

Dopo Quadrante di Tessera e Veneto City, nel mirino la linea su cui Zaia e Tondo si sono accordati a Trieste

La Salvaguardia: anche la Tav va bloccata

Un altro altolà, questa volta per il tracciato «balneare» dell’Alta Velocità

VENEZIA. L’Alta Velocità corre su un binario vietato. L’accordo ieri tra i presidenti di Veneto e Friuli per il tracciato «balneare» della Tav è in rotta di collisione con il parere espresso proprio nelle stesse ore dalla Commissione di Salvaguardia. Organo previsto dalla Legge Speciale - e presieduto dal presidente della Regione Luca Zaia - che in molti vorrebbero abolire. Ma che ha sfornato pareri a volte contestati ma sempre rispettati dalla Regione.

Stavolta il documento sfornato dalla commissione e approvato al’unanimità non lascia spazio a interpretazioni. Si tratta di 23 prescrizioni tassative per l’entrata in vigore del Ptcp, il Piano territoriale di coordinamento provinciale approvato dalla Provincia. Una sorta di grande Piano regolatore del territorio e dei suoi usi futuri. Al punto 22, dove si parla di Tav, l’indicazione non lascia spazio a interpretazioni diverse. «Va stralciata», si legge nel documento finale, «l’ipotesi di tracciato ferroviario Alta Capacità-Alta Velocità lungo il margine della gronda lagunare, fascia di altissima fragilità e vulnerabilità ambientale e paesaggistica tutelata dal Palav». Nel territorio della provincia di Venezia, dunque, quel tracciato non si deve fare. Mentre vanno valutate «le altre due ipotesi della proposta del Piano regionale dei Trasporti del 2004, come il percorso ferroviario dei Bivi o preferibilmente con fermata passante interna, lungo la linea ferroviaria venezia-Trieste. Un sasso lanciato nel mare delle alleanze in Regione. Già la settimana prossima, in commissione Urbanistica, il documento sarà esaminato dalle forze politiche. Le opinioni sono molto diverse, anche all’interno della stessa maggioranza Pdl-Lega, dove non tutti vedono con favore il tracciato che potrebbe portare problemi al veneto Orientale. «Un errore», dice senza mezzi termini la segretaria regionale del Pd Rosanna Filippin. Il presidente del Porto Paolo Costa plaude, il governatore Zaia si dice favorevole a una stazione che serva tutte le spiagge. Quanto al tracciato che molti sindaci non vogliono, Zaia promette che «ci sarà un confronto con gli enti locali, ma che l’opera si dovrà fare». Resta da vedere, appunto, quale sia il tracciato migliore. Secondo la Salvaguardia, una volta tanto unanime, quello di gronda è un percorso che potrebbe produrre «danni ambientali». A votare il testo esponenti di aree politiche e tecniche molto diverse. «Forse perché l’elaborazione è stata fatta in positivo, proponendo soluzioni», spiega Stefano Boato, docente Iuav, ambientalista storico rappresentante in Salvaguardia del ministero per l’Ambiente, «si indica come riqualifcare il territorio con interventi per uno sviluppo compatibile. Evitando il consumo di suolo e nuove strade inutili».

Un parere destinato a tener banco nell’agenda politica delle prossime settimane. Anche perché - fanno notare i tecnici - le prescrizioni per le future opere che interesseranno il territorio della provincia veneziana sono state approvate con il voto favorevole delle Soprintendenze. Più difficile sarà dunque presentare progetti di segno diverso, sapendo quali siano le linee di tendenze degli organi di tutela del ministero dei Beni culturali. Oltre al «no» all’attuale tracciato della Tav la Salvaguardia ha anche invitato la Regione a fare presto per il completamento dell’Sfmr, la ferrovia metropolitana regionale, istituendo le nuove linee per Chioggia e Piove di Sacco.

15 ottobre

Riviera divisa sull’alt a Veneto City

di Filippo De Gaspari

DOLO. «Veneto City a rischio idraulico? Non se il progetto terrà conto di opere anti-allagamento». L’altolà della Salvaguardia, che rileva rischi di tipo idrogeologico nell’area interessata dal mega insediamento, non preoccupa i sindaci di Riviera e Miranese, che anzi provano a capovolgere la questione: e se invece li risolvesse? Da Dolo il sindaco Maddalena Gottardo sposa anche in questo caso la tesi dell’opportunità. «Quelle degli allagamenti sono questioni che hanno già superato l’ostacolo della Valutazione ambientale strategica - afferma - è chiaro che Veneto City non arriverà senza opere idrauliche contestuali in grado di migliorare la tenuta del territorio. Credo anzi che da questo punto di vista il polo potrebbe portare dei vantaggi, con nuove opere in grado di salvare il paese dall’acqua. Personalmente mi preoccupano più gli aspetti legati alla viabilità». Anche per il sindaco di Pianiga Massimo Calzavara il pronunciamento della Salvaguardia non mette in discussione il progetto. «Anche se - precisa - il nostro parere resta vincolato a quello degli enti tecnici. Se ci dicono che tutto è in regola bene, altrimenti faremo i nostri approfondimenti. Resto convito che Veneto City possa essere un’opportunità per Pianiga, ma deve avere le carte in regola, con l’ok di tutti gli enti interessati. Personalmente mantengo alcune perplessità, ma se i miei dubbi venissero fugati sono pronto a firmare anche tra 10 giorni». A Mirano il sindaco Roberto Cappelletto si chiama ancora una volta fuori dalla questione. «La nostra posizione non cambia - afferma - Veneto City è un affare che non ci riguarda se non per le implicazioni viabilistiche che potrebbe avere per il nostro territorio. Su questo aspetto erigeremo una muraglia cinese per non essere invasi dal traffico, ma il pronunciamento della Salvaguardia non cambia di una virgola la nostra posizione, perché non ci sarà un metro quadrato di Veneto City nel nostro comune». Soddisfatti del parere unanime dei tecnici della Salvaguardia, manco a dirlo, sono invece i Comitati ambiente e territorio: «E’ un’uscita positiva che riconosce ragioni che portiamo avanti da anni - spiega il rappresentante Mattia Donadel - e stavolta è un pronunciamento che pesa, perché fatto da esperti. Resta da capire ora quanto ne terrà conto la Regione e in questo, purtroppo, i dubbi non ci mancano».

15 ottobre

E per Tessera City servono altre aree

di Alberto Vitucci

VENEZIA. «Stop a nuovi insediamenti, soprattutto nelle aree a rischio allagamenti». Anche sul fronte dei grandi progetti e del futuro sviluppo edilizio del territorio la commissione di Salvaguardia ha dato, approvando con rigide prescrizioni il nuovo Piano provinciale, indicazioni molto precise. Si entra anche nel merito dei contestati megaprogetti come Veneto city e Tessera city, nuove volumetrie in gronda lagunare per oltre un milione di metri cubi. Progetti già approvati dalle giunte Cacciari e Galan, adesso in fase di attesa delle autorizzazioni. Una strada che si fa più stretta, visti i vincoli imposti dalla Salvaguardia. Per il Quadrante di Tessera e il centro produttivo di Dolo-Arino (Veneto city), si prescrive di trovare altre aree disponibili. A cominciare dalle aree di Marghera, che andranno presto bonificate, e dall’Aev di Dese, già previste nel Prg vigente. Stop insomma al nuovo «consumo di territorio» che tanti disastri ambientali ha provocato negli ultimi decenni, con la moodifica del paesaggio per costruire capannoni ora in gran parte dismessi. Una speculazione che spesso più che favorire le aziende ha puntato sul costruire nuove edificazioni. Ora si cambia, e se le amministrazioni si adegueranno, come prevede la norma, alle indicazioni della Salvaguardia si punterà adesso sulla valorizzazione delle aree industriali dismesse. Un parere che stronca anche la possibilità di megadarsene alle bocche di porto e di trasformazione delle cavane in gronda lagunare, che andranno riservate a imbarcazioni tipiche.

Postilla

Le due pesanti urbanizzazioni erano state promosse l’una (Veneto City, nell’area della Riviera del Brenta) da un gruppo di “capitani coraggiosi” dell’immobiliaristica e l’altra (Quadrante Tessera, in margine alla Laguna e all’aeroporto) dai proprietari della società che gestisce l’aeroporto, dal Casino di Venezia e da un gruppo di finanziatori privati, ed era stato pesantemente sostenuto da Giancarlo Galan e Massimo Cacciari quando erano, rispettivamente, presidente del Veneto e sindaco di Venezia. Entrambe le proposte erano state riprese nel Piano territoriale regionale di coordinamento. Contro di esse erano state avanzate argomentate proteste dalle associazioni e dai comitati confluiti nella rete AltroVE (Rete per un altro Veneto), anche con la presentazione di osservazioni formali ai piani suddetti.

Il parere della Commissione di salvaguardia (un organo interistituzionale istituito dalla legge speciale per Venezia del 1973) esprime rigidissime prescrizioni per numerose altre previsioni devastanti, in particolare opere connesse alla realizzazione del MoSE e delle infrastrutture. Sebbene non sia vincolante ope legis , lo è certamente per l’essere stato approvato all'unanimità dai rappresentanti di istituzioni della Repubblica (ministeri, regione, provincia, comuni) e di organismi tecnici dello Stato.

Pubblicheremo appena possibile il documento integrale, o una descrizione completa del suo contenuto.

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