Alberto Viticci,
Mose, il progetto è definitivo
Ma in Commissione di Salvaguardia un mare di polemiche
Il Comitatone lo aveva già approvato il 3 aprile scorso, il premier Berlusconi aveva posato la prima pietra. Ma al Mose mancavano ancora alcuni pareri. Ieri la commissione di Salvaguardia ha dato il via libera al «progetto definitivo» delle dighe mobili tra aspre polemiche.
Un parere approvato con 15 voti favorevoli, mentre i sei rappresentanti degli enti locali sono usciti dall’aula per protesta. «Ci potrebbero essere dei risvolti penali», spiega l’avvocato Gianfranco Perulli, rappresentante del Comune di Venezia, «perché i membri eletti non sono stati messi in condizione di valutare tecnicamente il progetto». Un metro cubo di carte arrivato poco prima di Natale e approvato senza dibattito. Secondo il legale ci potrebbe essere una violazione dell’articolo 97 della Costituzione, che richiede «il buon andamento dell’amministrazione pubblica». Ma la commissione non ha sentito ragioni. Presieduta per la prima volta dal presidente della Ragione Giancarlo Galan, ha espresso il parere favorevole. Per l’occasione si sono visti al gran completo anche i rappresentanti dei ministeri.
Stefano Boato, per il ministero dell’Ambiente, ha elencato una lunga serie di dubbi sull’opera, tra cui gli effetti negativi che questa avrà sul traffico delle navi, l’impatto ambientale provocato dai circa 8 milioni di metri cubi di materiale che sarà scavato, l’irreversibilità dei nuovi fondali, cementati a quote superiori a quelle di oggi. Il ministro Matteoli ha fatto sapere in serata di «non riconoscersi nella posizione del professore».
«Un vero blitz», lo hanno definito i componenti degli enti locali, «per il più grande progetto mai esaminato la commissione ha impiegato un mese e due sedute, meno della metà di quanto occorre per un’altana».
Michele Vianello, deputato veneziano dei Ds, ha depositato ieri una durissima interrogazione al ministro dei Trasporti Lunardi. Ricorda che il Comitatone aveva deliberato il 3 aprile scorso di passare all’esecuzione del Mose «in mancanza della prescritta Valutazione di Impatto ambientale, per cui l’Ue ha chiesto spiegazioni al governo, e in mancanza del parere della Salvaguardia». «Vorrei sapere», scrive Vianello, «se la realizzazione del sistema Mose stia procedendo in prsenza di palesi irregolarità nella procedura».
E un nuovo ricorso al Tar minacciano gli ambientalisti. Stavolta chiedendo anche la «sospensione dei lavori». «Il Comune deve avanzare la sospensiva», dice il presidente della commissione Legge Speciale Flavio Dal Corso. Aprendo formalmente un fronte nella maggioranza di Ca’ Farsetti che nonostante la decisione di un anno fa non ha mai inteso fermare i lavori. «Questa della commissione di Salvaguardia è l’ennesima forzatura nelle procedure», dice l’assessore Paolo Sprocati, «convocheremo i nostri tecnici e poi decideremo il da farsi». «Per Venezia non potevamo aspettarci di peggio», gli fa eco la parlamentare verde Luana Zanella, «il business del Mose ha dirottato su di sè tutte le risorse». Intanto il Mose fa un altro passo avanti. «Per noi il progetto è quello», sorrideva ieri l’ingegnere Alberto Scotti, progettista del Mose, «ora possiamo andare avanti con l’esecutivo come chiesto dal Comitatone».
VENEZIA. Il primo ad andarsene sbattendo la porta è il rappresentante dei comuni della gronda (Chioggia, Mira, Codevigo, Campagna Lupia) Guido Moressa. «Non intendo votare», scandisce, «perché la commissione non è stata messa in grado di valutare il progetto, e soprattutto le conseguenze che avrà sul nostro territorio». «Abbiamo ricevuto le carte pochi giorni prima di Natale e oggi ci costringono a votare. Un atteggiamento che può avere soltanto spiegazioni politiche». Giuseppe Ambrosio, direttore generale del ministero dell’Agricoltura, scalpita e impreca contro chi parla troppo ed «entra nel merito di un progetto di cui si parla da anni» e rischia di fargli perdere l’aereo. «Quando arriveranno le pratiche edilizie dei comuni farò anch’io così, tirerò in lungo», si lascia sfuggire, «il parere l’hanno già dato, è ora di votare». Il Mose non è questione un tantino più compless? «Ne vogliono fare una questione politica», dice. E’ proprio l’accusa che muovono compatti alla maggioranza della commissione i rappresentanti di Comune, Provincia e comuni di gronda. E, a sorpresa, il rappresentante della Regione Ubaldo De Bei. «Non è serio», dice, guardato con diffidenza dai funzionari di palazzo Balbi, «non me la sento proprio di votare per un progetto che non ho fatto in tempo a leggere». Andrea Ballin, a nome della Provincia, esprime «rammarico». «Avevamo chiesto un rinvio per leggere le carte», dice, «non ci hanno ascoltato». Cristiano Gasparetto, rappresentante del Comune, sottolinea che si tratta di «scelta illegittima»: «Quel progetto è stato approvato senza Valutazione di impatto ambientale, come previsto dalla normativa europea e il voto della Salvaguardia arriva a cose fatte, con i dubbi procedurali espressi dagli enti locali. Daremo battaglia». (a.v.)
VENEZIA. «Forzature? Le uniche forzature le fanno da anni quelli che vogliono bloccare l’opera. Il Comune che ha fatto il Ponzio Pilato, l’assessore Sprocati che con una lettera un po’ vergognosa voleva sollevare i suoi rappresentanti in commissione. Venezia può essere sicura. Da oggi finisce il suo secolare martirio di acque alte». Non si cura delle plemiche il presidente della Regione Giancarlo Galan. E annuncia trionfale l’avvio «definitivo» del Mose.
Il presidente della Regione non si era mai visto in quest’aula.
«Sono venuto per l’insediamento. E oggi per l’importanza dell’argomento trattato e per rispetto nei confronti di chi ha assunto le decisioni precedenti».
Una decisione assunta in contrasto con gli enti locali, i comuni di gronda e la Provincia.
«Avevano già votato a favore, La delibera che dà il via al Mose è stata approvata dal Comitatone del 3 aprile all’unanimità».
Ma il Comune aveva posto 11 condizioni preliminari.
«Nel verbale del Comitatone è scritto con estrema chiarezza che si trattava di una problematica distinta, non ostativa alla realizzazione del progetto. Se qualcuno ha avuto interesse a raccontare verità diverse, mi dispiace per lui, ma le indicazioni del Comitatone sono chiarissime»
Al progetto manca ancora la Valutazione di impatto ambientale.
«La Via l’ha fatta la Regione. Ognuno adesso può fare ricorsi, aprire indagini. Ma l’opera è partita. Il governo ha mantenuto le promesse». (a.v.)
Una grande opera di cui si discute da un quarto di secolo. Risale infatti ai primi anni Ottanta il progetto di massima del ministero dei Lavori pubblici sulle chiusure alle bocche di porto. Nel 1984 la progettazione è stata affidata al Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico per le opere di salvaguardia creato con la seconda Legge Speciale.
Del 1988 è il progetto preliminare, con l’inaugurazione fatta dall’allora vicepresidente del Consiglio Gianni de Michelis del prototipo Mose. Nel 1992 arriva il progetto di massima, nel 2002 quello definitivo. Il sistema Mose prevede la chiusura delle tre bocche di porto con una serie di enormi paratoie (82) cementate sul fondo, che si alzano riempite d’aria in caso di marea superiore ai 110 centimetri. Costo stimato, circa 3 miliardi di euro. Sulla grande opera i pareri anche scientifici sono contrastanti. Promosso dai cinque esperti nominati dal ministero, il Mose è stato bocciato dalla Valutazione di impatto ambientale nel 1999. Nei primi mesi del 2003 è cominciata la costruzione della diga foranea di Malamocco, «opera preliminare» che servirà per proteggere la conca di navigazione. (a.v.)