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Edoardo Salzano
Bisogna fermare il sacco delle coste
19 Luglio 2012
Sardegna
In un dibattito ambiguo in Sardegna e nel silenzio del Continente, è bene essere chiari. La Nuova Sardegna, 19 luglio 2012

Avevo ascoltato il presidente Cappellacci al convegno “Finestra sul paesaggio indetto dal Consiglio superiore della Magistratura nell’Aula magna del Tribunale di Cagliari. Il suo caloroso apprezzamento del PPR guidato da Renato Soru. Mi era sembrato il segno di un deciso cambiamento di orientamento: aveva abbandonato la demagogia becera delle pagine a pagamento pubblicate (a spese del contribuente) sui giornali dell’Isola, o perché improvvisamente illuminato dallo Spirito Santo oppure perchè convinto da una più attenta riflessione o magari dal consenso registrato da quel piano, in quell’aula e nel mondo, pconer i suoi e per le speranze che apriva per una piena messa in valore delle qualità dell’Isola e delle sue coste.. Ingenuità mia, ovviamente.

Oggi possiamo dire che quelle parole d’elogio erano solo fumo negli occhi. Il documento preliminare al nuovo PPR in discussione al Consiglio regionale, benchè si appropri, come ha scritto Sandro Roggio su questo giornale (16 luglio), di molte parole del piano di Soru, ne comporta il completo ribaltamento e conferma il generale cambiamento di rotta che la giunta Cappellacci ha operato: un cambiamento nella visione della Sardegna, nella progettazione del suo futuro, nel ruolo che al paesaggio viene attribuito.

Come ha scritto Monia Melis sul Fatto quotidiano (12 luglio) il nodo fondamentale è la mediazione tra “la tutela delle risorse primarie del territorio e dell’ambiente con le esigenze socio‐economiche della comunità, all’interno delle strategie di sviluppo territoriale e sostenibilità ambientale”. A chi parla di mediazioni tra elementi diversi bisogna ricordare sempre che il risultato della mediazione dipende dalla diversa forza e consistenza dei due elementi tra cui si vuole mediare. E certamente nella Sardegna e nel mondo di oggi, e in particolare nella compagine di cui Cappellacci è espressione, la forza degli interessi economici basati sull’appropriazione d’ogni bene riducibile a merce e suscettibile di arricchirne oggi il possessore è una forza ben maggiore di quella degli interessi volti a riconoscere e tutelare il valore delle qualità che natura e storia hanno costruito, che è espressa dal paesaggio: quelle qualità che costituiscono la base di ogni possibile domani migliore

L’espressa volontà d’inserire o comunque di rendere compatibili col piano paesaggistico, i devastanti provvedimenti per i campi di golf (e annessi) e per il “piano casa”, testimonia il senso della “mediazione”, mentre la proposta di frammentare la tutela della fascia costiera in una molteplicità di vincoli rivela il livello culturale al quale l’intera operazione si colloca.

La speranza di fermare la nuova avanzata dei saccheggiatori della Sardegna e della sua bellezza è ancora intatta per almeno tre ragioni. Innanzitutto, perché nel Consiglio regionale siedono persone e gruppi che non sono tutti devoti alle stesse divinità (e agli stessi interessi) dell’attuale presidente della Regione; si spera che essi comprendano quale sia la posta in gioco e assumano la responsabilità che hanno nei confronti del mondo intero (poiché la bellezza della Sardegna, non è patrimonio solo di quanti oggi vi abitano). In secondo luogo, perché la tutela del paesaggio (e in particolare la paternità del PPR) non è competenza della sola Regione, ma di tutte le istituzioni della Repubblica, e in particolare dello Stato, in assenza del quale il piano paesaggistico non esiste. Infine, perchè in Italia c’è ancora qualcuno che sa far rispettare le leggi. Non vorrei passare dall’ingenuità all’eccessiva malizia, ma forse fu proprio la consapevolezza di quest’ultima ragione che spinse il presidente Cappellacci a pronunciare parole di elogio per il PPR di Soru, nell’Aula magna del Tribunale di Cagliari, nel dicembre scorso.

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