La società di Flavio Briatore “Billionaire” ottiene - pare in modo lecito - la concessione demaniale per piazzare numerosi gazebo in un'area recintata e riservata ai passatempi balneari dei frequentatori di “Billionaire Rubacuori” (un nome elegantissimo!) . Siamo nella Sardegna Smeralda dei ricchissimi, esattamente nei pressi della spiaggia di Capriccioli in un tratto da sempre meta degli abitanti, quelli che - secondo la Convenzione del paesaggio- si prendono cura dei luoghi, eccetera. Le proteste numerose e reiterate nei mesi scorsi, culminano in una manifestazione capeggiata da un operaio (sì, un operaio, carpentiere: ci sono anche gli operai a Arzachena). Si rivendica la possibilità di usare semplicemente quel luogo, come da sempre fanno gli indigeni che si mescolano felicemente con gli istranzos tra il cisto e il mirto. I contestatori lamentano - pure - che la macchia mediterranea è stata un po' troppo sfoltita per fare spazio ai cafoni attrezzi ombreggianti e per per renderla “la cornice perfetta di aperitivi esclusivi, parties, e iniziative personalizzate sull’identità di ogni sponsor”. Vai !
La società di Briatore non gradisce e cita in giudizio l'operaio (si chiama Fabrizio Pirina) ,chiedendogli un risarcimento per danni all'immagine di “Billionaire Rubacuori”: 380mila euro, nientemeno. L'immagine offesa, per chi volesse capire meglio, è quella che si ricava dando una occhiata al sito www.billionairelife.com- musica stile circo equestre e voci suadenti come nelle reclame di profumi irresistibili). Sponsor ufficiale lo champagne Perrier Jouet - Cuvée Belle Epoque. “La location vedrà il presidio costante delle Ragazze Billionaire che svolgeranno, per tutto il periodo estivo, un’intensa attività di pubbliche relazioni”. Suggerisce qualcosa questa ammiccante annotazione?
Lo sventurato operaio non si aspettava la dura reazione al suo gesto. Secondo gli organi di informazione ha soprattutto contrariato Briatore e i suoi quella mossa un po' dadaista di approntare un pic-nic per terra ( più disordinato del Dejuner sur l' herbe di Manet), agliata di polpi, melanzane fritte e polpette ( bombi, bombas - si dice in Sardegna); sponsor ufficiale il vermentino di Gallura 2008 delle cantine di Tempio e Monti.
Siamo grati a Fabrizio Pirina (e a Irs, il movimento indipendentista sardo) per il bel gesto. Ci ricorda, fatte le proporzioni, la sfida in poesia di Melchiorre Murenu, nello sfondo la ribellione per le terre chiuse dispoticamente in altra epoca, altre storie. Tancas serradas a muru/ fattas a s'afferra afferra/ chi su chelu fid in terra/ l'haiant serradu puru. (Terre chiuse con muri / realizzate arraffando/ se fosse in terra/ lo avrebbero recintato anche il cielo).
Dalla Sardegna per lungo tempo si è preso, portato via gratis, senza mettere nulla. Non serviva molto per trasferire legname o corallo o selvaggina; qualche impianto indispensabile (per la pesca del tonno o l'estrazione di minerali) non ha impoverito le imprese che poi hanno lasciato tutto lì. Poca roba.
Da mezzo secolo la Sardegna si usa lasciandoci il segno, pesantemente. Si possono fare buoni affari con la terra sarda . Gli scarichi a mare di fabbriche in disarmo sono oggi lì a testimoniare che non ce la dicevano giusta. Non hanno portato ricchezza durevole. Come la deformazione - la espropriazione- dei luoghi per divertire i turisti billionaire. Non c'è proporzione tra quello che hanno preso ( e si prendono) e quello che hanno restituito. In bellezza nulla, proprio nulla.
Le dune e i graniti, la macchia mediterranea, sono il massimo come basamenti di case e cose varie, basta aggiungere Perrier Jouet. Al fantastico Pirina questa cosa non va giù. Evviva.