a Repubblica, 9 settembre 2017, con postilla (m.c.g.)
postilla
Stupisce la differenza di stile fra l’articolo di Paolo Berizzi pubblicato su la Repubblica e la risposta del sindaco: il primo aggressivo e partigiano, la seconda molto tecnica e garbata. Poiché non avevo seguito la vicenda, mi sono informata e ho trovato, sulla stampa locale, una lettera aperta molto dettagliata rivolta ai cittadini, firmata dal sindaco e dalla giunta, che spiega le ragioni della scelta, i cambiamenti apportati al progetto originario e i vantaggi che si otterranno nel governo della mobilità su gomma in Città Alta. Per inciso, nulla di simile si è mai verificato a Milano in merito ai progetti più controversi: in genere, si "mandano avanti" i consulenti prezzolati dell’accademia; in genere non si risponde nel merito ai cittadini organizzati in comitati; in genere, se si apportano modifiche, sono sempre a favore degli interessi immobiliari.
La voce dei comitati civici è indubbiamente rilevante (anche se nell’articolo sembra essere l’unica fonte utilizzata); ma anche il cambiamento di passo della attuale giunta e, in particolare, la natura intelligentemente riformista di alcuni recenti provvedimenti urbanistici meriterebbero l’attenzione di un grande quotidiano di diffusione nazionale che dovrebbe privilegiare il giornalismo d’inchiesta rispetto a quello dell’insulto. Invece la tecnica dell’insulto e dell’aggressione sembra aver fatto scuola, partendo dall’esempio "storico", davvero censurabile, delle celie indirizzate da Francesco Merlo all’allora sindaco Ignazio Marino, irriso per “le cene a sbafo, bottiglie di vino a scrocco, ma senza la simpatia del vero morto di fame, del Totò che dice: a proposito di politica… ci sarebbe qualche coserellina da mangiare?”.
Nell’imminenza delle elezioni regionali, sarebbe sembrato più che opportuno che il giornalista di Repubblica autore dell’articolo riportasse anche il parere dell’amministrazione in carica, e in particolare del sindaco di Bergamo il quale, ad oggi, sembrerebbe essere il candidato più competitivo nei confronti della maggioranza che ormai da decenni governa, o meglio sgoverna, la Lombardia. Viene il sospetto che, come il quel caso, l’insulto sia strumentale all’avvio di una ennesima campagna elettorale condotta in modo irresponsabilmente divisivo. (m.c.g.)