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Guy Dauncey
Benvenuti nel mondo del dopo-carbonio
3 Marzo 2008
Clima e risorse
Perché alcuni pianeti sopravvivono alla crisi del carbonio e altri no? Edilizia, trasporti, e un divertente incipit, dalla rivista Yes! primavera 2008 (f.b.)

Titolo originale: Welcome to the Post-Carbon World– Scelto e tradotto da Fabrizio Bottini

Non deve essere per forza la fine del mondo. Certo edifici, produzione di elettricità, trasporti, produzione di alimenti e gestione delle foreste, contribuiscono ad aumentare la massa dei gas serra. Ma ci sono a portata di mano soluzioni amiche del clima. Partiamo da fuori del mondo, per iniziare a immaginare soluzioni molto terra-terra.

Apollo a Terra: Houston, avete un forte sovraccarico di carbonio nell’atmosfera. Subirete un grave surriscaldamento se non riuscite a metterlo sotto controllo.

Terra a Apollo: Ricevuto. L’abbiamo individuato vent’anni fa, ma la Casa Bianca ci dice di non preoccuparci e continua a tagliarci il bilancio. Avete qualche idea brillante?

Apollo a Terra: Hello, Houston? Abbiamo interessanti sviluppi, qui. Riceviamo chiari segnali visivi, e non vengono dalla Terra. Ci date cinque minuti? … Non ci crederete, ma è vero: non siamo soli. Ci stanno spedendo materiali da qualcosa che si chiama Archivi Intergalattici. Dicono che la crisi da riscaldamento è piuttosto normale sui pianeti che hanno grossi depositi di energie fossilizzate. Raccomandano di passare rapidamente a energie semplici, a partire da sole, vento, terra, oceani. Ci dicono, anche, di non aspettare troppo!

Terra a Apollo: Ci state creando un bel po’ di rimescolamento, qui, Apollo. Ma a parte quello, quanto tempo abbiamo? Si parla di un taglio dell’80% delle emissioni di carbonio per il 2050: sarà abbastanza?

Apollo a Terra: Ho paura di no, Houston. Dicono 25 anni, massimo, e pianeti simili che non hanno effettuato la conversione hanno sofferto perdite del 15%: collasso totale della civiltà ed ecologico. Non è una prospettiva carina. Poi ci vogliono dieci milioni di anni per un parziale recupero ecologico. Non credo che vorreste arrivarci, signore.



Terra a Apollo: Qualche consiglio che ci può essere utile?

Apollo a Terra: Certo. Sembra che i pianeti poi collassati siano stati presi dal panico. Gli Archivi mostrano che le intelligenze avanzate traggono stimoli dalla capacità di vedere in prospettiva, non dalla paura. É come nel football, signore: si vince per la tenacia e la determinazione, non riducendo gli errori. I pianeti che sono collassati non sono riusciti a collaborare. Si è interrotta l’ispirazione, si sono rinsecchite le intuizioni. Ha preso piede il panico, la gente ha cominciato ad accumulare cose, ha smesso di credere nel futuro. Una volta accaduto questo, è di fatto finito tutto, anche se in realtà poi ci sono voluti ancora un paio di secoli.

Terra a Apollo: Ci fate battere i denti, Apollo. No hanno qualche caso di inversione di tendenza? Qualche pianeta che stava collassando, e poi ce l’ha fatta?

Apollo a Terra: Certo: parecchi. Gli Archivi mostrano come i pianeti che hanno avuto successo abbiano trasformato le proprie crisi del carbonio in balzi evolutivi in avanti. Hanno smesso di dar colpe, e cominciato ad apprezzare il capitale di conoscenze che gli era stato messo a disposizione dai combustibili fossili, consentendo di sviluppare le energie solari e geotermiche. Hanno smesso con l’atteggiamento pauroso e difensivo, collaborando per una transizione rapida. Riaccendendo l’impulso creativo, hanno compiuto più facilmente il passaggio a nuove tecnologie e stili di vita.

Terra a Apollo: Grazie, Apollo. A quanto pare abbiamo un lavoro pronto da fare, qui. Passo e chiudo!

Edifici verdi e intelligenti



Gli edifici usano molta energia, dunque non sorprende il fatto che essi siano responsabili del 30-40% delle emissioni di CO2. La sfida qui riguarda due obiettivi: realizzare edifici nuovi che siano carbon neutral, e adattare tutti gli edifici esistenti in modo da eliminare la loro impronta di carbonio.

Il primo obiettivo è il più facile. In Germania, le case Passivhaus consumano il 95% in meno di energia per riscaldamento e condizionamento, utilizzando super-isolanti, esposizione solare, recupero efficiente del calore. In Europa ci sono 6.000 case costruite coi criteri Passivhaus. I regolamenti edilizi dovrebbero richiedere che tutte le nuove case fossero realizzate con questi criteri.

Non c’è carenza di innovazione. A Guangzhou, Cina, la Torre del Fiume delle Perle, 69 piani, produrrà più energia di quanta non ne consumi, usando turbine a vento inserite in due piani dell’edificio, sistemi solari fotovoltaici, acqua riscaldata col sole. A Målmo, Svezia, la torre Turning Torso, oltre ad essere alimentata da energie eoliche e solari prodotte localmente, ricicla i rifiuti organici producendo biogas che si può osare sia per cucinare che per far andare glia autobus cittadini. Nella città cinese di Rizhao, il 99% degli edifici in centro usa acqua riscaldata dal sole. In Spagna, tutti i nuovi edifici e quelli sottoposti a interventi di rinnovo edilizio devono ricavare il 30-70% dell’acqua calda da pannelli solari.

L’iniziativa Architecture 2030 preme perché tutti i nuovi e rinnovati edifici degli Stati Uniti siano carbon neutral al 100% entro il 2030: un obiettivo unanimemente approvato dalla Confederazione nazionale dei Sindaci.

La Gran Bretagna si sta muovendo più in fretta: chiede che tutti gli edifici siano carbon neutral entro il 2016. Il criterio Usa LEED ( Leadership in Energy and Environmental Design) per gli edifici verdi, deve evolversi nella medesima direzione.

La sfida è invece molto più ardua per gli edifici esistenti. Gran parte dei proprietari potrebbe ottenere una riduzione dal 20% al 50% nel consumo di energia investendo in nuove finestre, super-isolanti, sistemi di recupero del calore, apparecchiature e caldaie più efficienti. Si possono introdurre sistemi fotovoltaici e riscaldamento solare, e calore carbon-neutral ottenuto dallos cambio termico con aria, terra, acque, scarichi. Ci sono caldaie che bruciano biocarburanti, e in alcune zone della Svezia sistemi di teleriscaldamento che fanno circolare acqua bollente per ottanta chilometri senza dispersioni significative di calore. I super-isolanti, insieme all’ombra degli alberi e a tetti di colore bianco, possono ridurre il carico per il condizionamento.

Per sostenere un rapido rinnovo, c’è bisogno di crediti fiscali, meccanismi di autofinanziamento, norme come la Residential Energy Conservation Ordinance, che richiede ai proprietari di San Francisco e Berkeley di intervenire sui propri edifici prima di venderli. La Germania finanzia interventi completi di modernizzazione di tutti i vecchi edifici ad appartamenti. Londra ha attivato il Green Homes Concierge Service per aiutare i proprietari nelle migliorie. A partire dal 1993, il piccolo centro austriaco di Güssing (4.000 abitanti) ha ridotto le proprie emissioni di CO2 di un incredibile 93%, orientandosi tra l’atro verso il teleriscaldamento centralizzato a biocombustibili per gli edifici. É solo un problema di immaginazione e determinazione.

Spostarsi carbon free



Dieci anni fa, molte persone pensavano che il carburante del trasporto futuro sarebbe stato l’idrogeno. Poi venne la speranza dei biocarburanti. Oggi entrambi questi sogni sono svaniti, di fronte alla realtà delle equazioni che rappresentano il loro completo ciclo vitale, di fonti insostenibili.

Certo ci sarà ancora un ruolo per l’idrogeno, e per i biocombustibili là dove possono essere prodotti in modo sostenibile dagli scarichi, alghe, erba di prato. Sta comunque emergendo vincente l’elettricità. Il veicolo elettrico, che non era mai morto, rinasce sia come solo elettrico (EV) nel caso di Tesla, G-Wiz, e Modec, sia in quanto Plug-in Hybrid Electric Vehicle (PHEV).

Il viaggio nell’epoca del dopo carbonio parte però dalle nostre gambe. I nostri antenati si sono spostati a piedi per tutto il pianeta, e dunque recuperiamo il diritto di camminare sicuri e tranquilli sulla nostra Terra. Riprogettiamo le nostre città e periferie con percorsi sinuosi che portano a negozi di quartiere e parchi. Se il 5% dei nostri spostamenti del dopo carbonio sarà a piedi, sarà una riduzione del 5% del bisogno di carburanti liquidi.

Poi c’è la bicicletta. A Copenaghen, Danimarca, il 33% dei pendolari va a lavorare in bicicletta. A Davis, California, dove si costruiscono piste ciclabili sin dagli anni ‘60, il 17% dei pendolari fa lo stesso. A Parigi, l’amministrazione ha collocate 20.000 Vélib’ (che sta per “ vélo liberté” ovvero “libertà in bicicletta”) nelle strade cittadine che chiunque può usare per una piccola tariffa. Se vi fanno male i muscoli, basta un piccolo aiuto elettrico e la vostra bicicletta volerà su per le salite. Negli inverni coperti di neve, i ciclisti viaggiano con gomme chiodate. Se i nostri spostamenti con questo mezzo raggiungono il 10%, complessivamente si ha una riduzione del 15%.

Poi ci sono i mezzi pubblici. Boulder, Colorado, ha riorganizzato il proprio servizio per rendere gli autobus più piccoli e frequenti: aumentando i passeggeri di cinque volte. Hasselt, Belgio, offre gli autobus gratuiti, pagati dalle imposte cittadine: e aumenta i passeggeri di dieci volte. Nelle città più amiche del trasporto pubblico, gli autobus sono dotati di sistemi GPS e orari elettronici, così da essere informati esattamente su quando arriveranno. Dobbiamo fare immensi investimenti nel trasporto pubblico, autobus rapidi (come le metropolitane leggere, ma sulle normali strade) e linee di lusso per pendolari con prese per i computer portatili e servizio caffetteria. Se diventano così il 20% dei nostri spostamenti, si arriva a una riduzione complessiva del 35%, diciamo del 30% visto che gli autobus anche ibridi hanno comunque bisogno di carburanti liquidi.

Si può aggiungere il telelavoro e la teleconferenza per un 5%, treni comuni e a alta velocità per un altro 5%, e abbiamo ridotto la necessità dei carburanti liquidi del 45%. E passiamo alle automobili. Dato che l’80% dei nostri spostamenti in macchina avviene entro il raggio di autonomia di una batteri da EV o PHEV, questo potrebbe ulteriormente ridurre la necessità di carburante liquido. Se usiamo i materiali moderni più leggeri, riducendo il peso sino all’80%, i consumi calano sino al 5%, che può essere coperto da biocarburanti derivati da rifiuti o alghe.

Per ridurre la necessità di spostamenti su camion per lunghe distanze, occorre riorganizzare le economie locali in modo che possano rispondere alla maggior parte dei bisogni, e utilizzare per il resto veicoli da trasporto ibridi e a idrogeno. Per i trasporti via mare, la risposta può essere nelle navi a vela SkySails e nell’idrogeno ricavato tramite piattaforme oceaniche da sole, vento e onde. Per il volo, forse dirigibili a elio e biocarburanti, ma comunque nessuna risposta semplice.

Cent’anni fa, quasi tutti andavano a piedi, o a cavallo. L’era dei derivati del carbonio ci ha dotato di un guado dal passato al futuro. É ora di uscirne, e avviarsi verso il futuro.

Nota: Guy Dauncey ha scritto questi articoli per il numero monografico Stop Global Warming Cold , della rivista YES! . Guy insieme a Patrick Mazza è autore di Stormy Weather: 101 Solutions to Global Climate Change , New Society Publishers



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