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Vittorio Emiliani
Beni Culturali, Roma scardina il sistema
17 Gennaio 2009
Beni culturali
Le conseguenze, assai nebulose, sul patrimonio culturale del pacco dono su Roma Capitale. Da L’Unità, 17 gennaio 2008 (m.p.g.)

Il caos avanza nei beni culturali e ambientali. Alemanno, nei giorni scorsi, esulta per l’emendamento di nuovo appiccicato, fuori sacco, alla legge sul federalismo, col quale passano a Roma Capitale, cioè a lui, tutela e valorizzazione dei beni culturali e ambientali. Ne risulta scardinato lo storico sistema nazionale della tutela dei beni culturali e ambientali. Il ministro Bondi mette in moto Gianni Letta, incontra Alemanno e precisa, il 15 gennaio, che soltanto la "valorizzazione" potrà "essere assegnata anche agli Enti Locali". Alemanno ha dovuto rassegnarsi a stralciare la parola "tutela" dall’emendamento approvato al Senato dalle commissioni riunite. Resta la valorizzazione dei medesimi beni (anche fluviali). Restano la "difesa dall’inquinamento", la "valutazione dell’impatto ambientale" (bontà loro, "in collaborazione con il Ministero e con la Regione Lazio"), la "pianificazione territoriale"e altri poteri ancora. Da esercitare, badate, "con regolamenti adottati dal consiglio comunale". Tutto in famiglia. Inoltre, quale "valorizzazione" sarà e per quali beni? Anche per quelli archeologici mai nominati nel testo e che a Roma sono un po’ tanti? Mistero.

Con questo emendamento, anche se in parte modificato, nasce in ogni caso il Super Comune controllore di se stesso. Eppure Bondi aveva accentrato, poche settimane fa, in un supermanager tutta la valorizzazione del patrimonio storico-artistico. Da una parte si accentra e dall’altra si decentra: non è forse il Partito delle Libertà? In realtà, tutto ciò che è pubblico deve essere devitalizzato, polverizzato, e poi disperso, nel caos. Col grimaldello di un emendamento, si introducono simili impegnative (storiche, secondo il sindaco di Roma) misure. Tanto in basso è caduta la democrazia parlamentare nel nostro Paese. Cancellata la tutela (per fortuna), rimangono tante spine allarmanti in quell’emendamento. La valutazione d’impatto ambientale, riservata, in prima battuta, al Comune che così può cementificare quello che gli pare, dove e come gli pare. La pianificazione territoriale, scippata alla Regione Lazio e al controllo (Codice Rutelli) delle stesse Soprintendenze. Pure il Tevere verrà tutelato dal solo Campidoglio. Ma non c’è una Autorità nazionale di bacino? Che importa, si "municipalizza" pure lui. Sul Tevere, del resto, sforna idee brillanti qualche componente della commissione Marzano: le banchine diventino parcheggi di automobili (così, con le piene, vanno tutte al mare), oppure "l’isola della salute", cioè l’Isola Tiberina, dedicata ad Esculapio e da secoli ad ospedali come l’Israelitico e il Fetebenefratelli, sia trasformata in un polo di divertimenti. Il tutto senza controlli tecnico-scientifici di sorta? Ma sì, nella massima confusione fra Collegio Romano e Campidoglio, fra la debolezza di Bondi e le ambizioni sbagliate di Alemanno e Cutrufo, può anche succedere.

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