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Pavlos Nerantzis
Atene alla Ue: «Ci sarà l’intesa e pagheremo»
27 Maggio 2015
Articoli del 2015
«Grecia. Il governo di Tsipras è convinto che si troverà un accordo con i creditori e che verrà pagata la rata di 312 milioni entro il 5 giugno. Varoufakis smentisce la proposta per una tassa sui prelievi ai bancomat».

Il manifesto, 27 maggio 2015

Il nodo è arri­vato al pet­tine. Entro la set­ti­mana pros­sima deve essere fir­mato l’accordo tra Atene e i cre­di­tori, altri­menti la Gre­cia non sarà in grado di pagare le rate del pre­stito del Fmi per­ché le sue casse sono vuote. Ieri sera il vice-ministro delle finanze Dimi­tris Mar­das ha dato un ordine ben pre­ciso: il tra­sfe­ri­mento d’urgenza di tutti i fondi del set­tore pub­blico che non pre­sen­tano un movi­mento negli ultimi 5 anni o che non hanno un saldo sotto ai 100 euro alla Banca cen­trale di Gre­cia. La scelta del pre­mier Tsi­pras è chiara: «prima gli uomini e poi il debito».

«Le pro­po­ste gre­che ai part­ner euro­pei e soprat­tutto al Fmi sono basate sul diritto inter­na­zio­nale» ha sot­to­li­neato il pre­si­dente della repub­blica elle­nica Pavlo­pou­los, pro­fes­sore di diritto all’Università di Atene.

Che ci fos­sero dei pro­blemi di liqui­dità il governo Syriza-Anel non l’ha mai nasco­sto, ben­ché abbia rispet­tato sem­pre gli impe­gni, pur senza chie­dere un euro ai cre­di­tori. Ma ora, come ha spie­gato lunedì il mini­stro degli interni Vou­tsis, manca il denaro per le quat­tro rate per il Fmi (1,6 miliardi). Stesso mes­sag­gio ma con un tono otti­mi­sta, è arri­vato da Varou­fa­kis: «La Gre­cia pagherà la rata da 312 milioni dovuta al Fmi, per­ché per allora sarà rag­giunto l’accordo con i creditori».

«Paghe­remo i nostri impe­gni come meglio potremo» aveva detto il giorno prima Sakel­la­ri­dis. Il pro­blema però è pro­prio l’accordo: ci sarà entro la set­ti­mana pros­sima? Varou­fa­kis, e insieme a lui il pre­mier Tsi­pras cre­dono di sì. E la domanda che si pone è sem­plice: nel caso Atene non abbia la pos­si­bi­lità di pagare que­ste poche cen­ti­naia di milioni di euro, alla fine della set­ti­mana pros­sima ci sarà un default con la chiu­sura delle ban­che e il governo costretto ad appli­care con­trolli sui capi­tali come era avve­nuto a Cipro nel marzo del 2013?

Ci sarà un «Gre­xit» come sostiene la mag­gio­ranza della stampa inter­na­zio­nale con effetti domino in tutta l’ euro­zona? Oppure come affer­mano alcuni ana­li­sti, il Fondo «chiu­derà un occhio» dando una pro­roga di un mese ad Atene per ver­sare i suoi debiti, dopo­di­ché –nel caso che Atene non dovesse pagare — ci sarà un fal­li­mento totale? In que­sto ambito, secondo alcuni media locali, non è da esclu­dere un inter­vento da parte di Washing­ton al Fmi per «aiu­tare la Gre­cia a pagare i suoi debiti».

A sen­tire Varou­fa­kis, «l’uscita della Gre­cia dalla moneta unica sarebbe l’inizio della fine per il pro­getto dell’euro». Varou­fa­kis, inol­tre, ha chia­rito che dopo le sue rea­zioni è stata riti­rata in parte la pro­po­sta per una tassa sui pre­lievi ai ban­co­mat, i tra­sfe­ri­menti di denaro via e-banking e uno scudo fiscale per far rien­trare i capi­tali depo­si­tati ille­gal­mente all’estero con un’imposta del 15%. L’imposta sull’e-banking è con­tra­ria alla poli­tica del mini­stero greco che vor­rebbe sfa­vo­rire l’utilizzo del con­tante per com­bat­tere l’evasione fiscale. In Gre­cia tutti i dipen­denti pub­blici e pri­vati, oltre ai pen­sio­nati, vale a dire più di due terzi della popo­la­zione, pagano le tasse nor­mal­mente, per­ché c’è la trat­te­nuta alla fonte.

Le altre cate­go­rie, invece, ovvero liberi pro­fes­sio­ni­sti (innan­zi­tutto medici, avvo­cati, idrau­lici, elet­tri­ci­sti, tec­nici, ecc.) e impren­di­tori di solito eva­dono, lasciando un buco nero dai 5 ai 20 mili­radi di euro l’anno.

A pre­scin­dere se Atene e cre­di­tori si pos­sano con­si­de­rare vicini alle bat­tute finali per un’intesa, sul tavolo restano ancora l’Iva, le pen­sioni e il mer­cato di lavoro, men­tre la spina della ristrut­tu­ra­zione del debito non è stata nem­meno toc­cata– non man­cano le voci secondo le quali la dichia­rata impos­si­bi­lità di rim­bor­sare il debito al Fmi non cor­ri­sponde alla realtà, ed è «una tec­nica nego­ziale da parte di Tsi­pras per ricat­tare i suoi cre­di­tori» da una parte, per cal­mare quelle voci all’interno di Syriza che vor­reb­bero una rot­tura dei rap­porti con i part­ner euro­pei dall’altra. «Stiamo lavo­rando giorno e notte per un’intesa, c’è il rischio di insol­venza e tanti rischi ad esso col­le­gati» ha detto al quo­ti­diano tede­sco Bild il diret­tore del fondo salva-Stati euro­peo (Esm), Klaus Regling.

Intanto ieri ha comin­ciato i suoi lavori la com­mis­sione d’inchiesta par­la­men­tare for­mata per esa­mi­nare sotto quali con­di­zioni eco­no­mi­che e per quali motivi i governo pre­ce­denti hanno fir­mato i due memo­ran­dum che hanno pro­vo­cato que­sta crisi uma­ni­ta­ria nel paese. Tra i testi­moni che sono stati pro­po­sti dai par­titi dell’opposizione sono l’ex diret­tore del Fmi, Domi­ni­que Strauss-Kahn, l’attuale Chri­stine Lagarde, il già pre­si­dente della Bce, Jean-Claude Tri­chet, Mario Dra­ghi, il pre­si­dente della Com­mis­sione euro­pea, Jean Claude Junc­ker, i rap­pre­sen­tanti dell’ ex troika ad Atene.

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