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Francesco Erbani
Assalto al paesaggio
18 Marzo 2004
Il paesaggio e noi
Su la Repubblica del 20 gennaio 2004. “Le associazioni ambientaliste contro il Codice Urbani”.

È ancora in parte un mistero il Codice Urbani che dovrebbe regolare la tutela del patrimonio artistico e paesaggistico italiano. Ma è un mistero che inquieta tutte le associazioni di salvaguardia, che stamattina alle 11, nella Sala Gialla del Senato, esporranno il loro punto di vista. È molto probabile che nelle ultime ore il testo licenziato dal Consiglio dei ministri del 16 gennaio stia ancora subendo dei ritocchi, prima di giungere alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

L´incertezza finale è la conclusione più naturale di un travaglio che accompagna questo testo dalla sua gestazione. Non si sa con sicurezza se sia stata o meno introdotta la norma, voluta dal ministro dell´Economia Giulio Tremonti, che prevede che entro 120 giorni una Soprintendenza dia parere favorevole o contrario alla vendita di un bene pubblico. Scaduti i 120 giorni il parere è acquisito come favorevole: è la norma - secondo gli ambientalisti, una tagliola - del silenzio-assenso. Ieri è circolata l´ipotesi che nel Codice compaia un riferimento alla legge Finanziaria (che quel silenzio-assenso già prevede) e che quindi questa norma potrebbe avere la durata solo di un anno, la durata della Finanziaria, dopodiché si tornerebbe al regime precedente, più rigoroso. Ma è solo un´ipotesi.

Il pericolo più imminente, secondo Italia Nostra, il Wwf, Legambiente, il Comitato per la Bellezza, l´Associazione Bianchi Bandinelli e l´Assotecnici, i gruppi che organizzano l´incontro di stamattina, resta quello corso dal paesaggio, finora tutelato dalla legge Galasso. È questo testo, a loro avviso, la prima vittima del Codice. La legge fu varata nel 1985, lo stesso anno del primo condono, del quale, in qualche modo, ha limitato i danni. Secondo Francesco Canestrini, consigliere nazionale di Italia Nostra, la legge Galasso ha prodotto due effetti fondamentali: ha imposto che le Regioni varassero i piani paesistici, fissando una scadenza e, nel caso in cui questa non fosse rispettata, stabilendo che lo Stato centrale, cioè le Soprintendenze, subentrassero a redigere i piani (è accaduto spessissimo: in Campania, per esempio); la legge Galasso ha poi vincolato automaticamente alcune categorie di beni: i greti dei fiumi e dei torrenti, le cime di colline e montagne, la linea di costa e altre zone ancora. Spiega Canestrini: «Il Codice Urbani prevede, stando alla bozza in circolazione, che una Regione può compilare il suo piano paesistico, ma senza scadenze. Inoltre, una volta redatto, il piano può anche far decadere quei vincoli imposti, come si dice, ope legis. È il completo stravolgimento della legge Galasso».

Ma c´è un altro punto preoccupante. Le Soprintendenze non avranno più il potere di annullare le autorizzazioni rilasciate da Regioni o Comuni nelle aree vincolate. Secondo Gaetano Benedetto, vicepresidente del Wwf, accadrà che il proprietario di un edificio o di un´area vincolata sottopone alla Regione o al Comune il progetto di una serie di opere da eseguire. Entro quaranta giorni la Regione o il Comune trasmettono l´autorizzazione alla Soprintendenza, che a sua volta ha trenta giorni per esprimere un parere. Finora il parere della Soprintendenza era vincolante, ma nell´ultima bozza del Codice questa condizione non c´è più, per cui è l´ente locale che in definitiva rilascia l´autorizzazione. «Non è più previsto il controllo di legittimità del Ministero e delle Soprintendenze», aggiunge Canestrini, «e l´unico mezzo per impugnare le autorizzazioni rilasciate è il ricorso al Tar».

«Finirà che i pareri delle Soprintendenze non verranno neanche rilasciati», spiega Canestrini, che lavora come architetto alla Soprintendenza di Caserta e Benevento. «Noi siamo sei architetti in tutto e dobbiamo controllare il territorio di due province. Non ce la facciamo a smaltire il lavoro che grava sulle nostre spalle. Se dovesse entrare in vigore il principio del silenzio-assenso, sarebbe una disfatta. Noi abbiamo competenza su Capua, Aversa, per esempio, dove il patrimonio è disseminato e spesso senza nessuna catalogazione. Arrivano richieste di vendita di beni demaniali che non contengono alcuna descrizione, solo i numeri delle particelle catastali. Dobbiamo ogni volta fare sopralluoghi su sopralluoghi, compiere indagini complesse, accertamenti sulla qualità storico-artistica del monumento, oppure sulle valenze paesaggistiche. E 120 giorni sono un termine improponibile nelle condizioni di organico in cui versiamo».

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