Il condono dell’abusivismo è:
Ingiusto. Perché premia i furbi a scapito degli onesti. Perché vanifica gli sforzi delle amministrazioni più coraggiose, impegnate nella difesa del territorio e nel rispetto delle regole comuni.
Inutile. Perché, a fronte di un guadagno per lo Stato, Comuni e Regioni devono sostenere spese di entità superiore ai ricavi dell’amministrazione centrale.
Dannoso. Per l’ambiente. Per il paesaggio. Per il turismo. Perché favorisce la crescita di città e paesi privi di qualità e senza servizi.
Pericoloso. Perché avvantaggia le imprese disoneste e le mafie, grandi e piccole.
Effimero. Che cosa saremo costretti a fare, nel 2004, per risanare i conti dello Stato, dopo aver svenduto i beni dello Stato e condonato tutto quel che era possibile?
Il condono è deciso dallo Stato centrale senza consultare le Regioni e Comuni, amministratori del territorio, con buona pace del federalismo e della cooperazione fra gli enti. La devolution dei poteri, per ora, è solo un trasferimento dei costi dal centro, alla periferia, senza alcun vantaggio per i cittadini.
Attraverso il condono non si promuove alcuna forma di sviluppo. Nessun beneficio può essere ricavato per l’industria, per il commercio, per l’agricoltura, per il turismo. Nessuna forma di economia stabile può essere promossa o sostenuta attraverso l’edilizia illegale. Al contrario, l’ambiente e il paesaggio, le principali risorse del paese, sono nuovamente saccheggiate.
Il condono farà incassare allo Stato una cifra inferiore a quella che occorre per finanziare il ponte sullo Stretto di Messina. Possiamo rinunciare a entrambi e immaginare un’Italia diversa. Senza ponte, ma onesta.
Un’altra Italia, diversa da quella che ha in mente il Presidente del Consiglio on. Silvio Berlusconi, è possibile.
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