Il docenti del Dipartimento di urbanistica e pianificazione del territorio dell’Università di Firenze ritengono che il decreto sul condono edilizio, se dovesse diventare operativo, scatenerebbe una serie a catena di disastri sul territorio nazionale e sulle istituzioni preposte a programmarne la tutela e lo sviluppo.
Un disastro urbanistico e ambientale: gli abusi, sia quando riguardano le periferie, sia, soprattutto, quando riguardano le aree demaniali, anche se non protette da vincolo specifico, proprio in quanto illegali aggravano il degrado. La loro convalida non può che rendere più difficile (se non impossibile) un’effettiva opera di recupero. Circa le periferie poi è perlomeno strano che dopo tutto il discorrere che si è fatto di recente sulla necessità di un loro recupero, il primo provvedimento operativo sia il condono degli abusi.
Un disastro istituzionale: vanificando l’azione di enti locali (comuni, provincie e regioni) che tentano di programmare e regolare l’attività edilizia, vietando l’abusivismo, non solo si accentuano i contrasti fra istituzioni centrali e enti locali e si contravviene ad ogni obiettivo federalista; ma si contraddice e si svuota di senso anche la politica dei programmi speciali integrati di origine europea e statale che ormai da molti anni operano nei territori in crisi con ben altri metodi e obiettivi.
Un disastro civile, culturale e di immagine a livello europeo: si perpetua la peggiore tradizione italica della “simonia”, con lo Stato che, come un tempo si vendevano le indulgenze, vende la possibilità di evadere la legge e i cittadini che ne approfittano dopo essersi arrangiati da sé. Una tradizione che pone l’Italia fuori del contesto europeo, dove la pratica del condono è sconosciuta e anche grazie a ciò l’abusivismo è inesistente. Alimentare il culto dell’impunità vuol dire infatti incentivare l’abusivismo.
Infine, un disastro anche dal punto di vista economico: come dimostrano ormai in modo indiscutibile le ricerche e i bilanci sui precedenti condoni le entrate non coprono gli oneri per la regolare urbanizzazione delle aree abusive. A Roma, ad esempio, è stato calcolato che a fronte di 20.000 case da condonare, lo Stato e il comune incasserebbero complessivamente 200 milioni di euro, mentre le spese di urbanizzazione ammonterebbero a 440 milioni. Ci si può facilmente immaginare che a scala nazionale il passivo salirebbe a cifre astronomiche.
Nel nostro paese, il territorio e il paesaggio non sono beni vendibili con cui “fare cassa” in caso di necessità, ma al contrario risorse bisognose di cure, di un’adeguata programmazione e di investimenti perché possano rendere sui tempi lunghi.
I docenti del Dipartimento fanno appello al Governo e al Parlamento perché la proposta di condono non venga approvata, e crisi delle periferie, crisi della programmazione urbanistica e crisi della politica residenziale pubblica non vengano sfruttate da iniziative superficiali e controproducenti del Ministero del Tesoro, ma vengano affrontate nell’ambito dei Ministeri e degli enti locali competenti portando avanti una seria programmazione integrata fra obiettivi di natura sociale, economica e urbanistico-ambientale.
Giandomenico Amendola, Nicola Assini, Michelangelo Caponetto, Carlo Carbone, Gianfranco Censini, Gabriele Corsani, Mario Guido Cusmano, , Gian Franco Di Pietro, Guido Ferrara , Teresa Gobbò, Gianfranco Gorelli, Massimo Grandi, Biagio Guccione, Alberto Magnaghi, Susanna Magnelli, Marco Massa, Manlio Marchetta, Maurizio Morandi, Carlo Natali, Giancarlo Paba, Raffaele Paloscia, Francesco Pardi, Massimo Preite, Giorgio Pizziolo, Francesco Ventura, Paolo Ventura, Alberto Ziparo