Un estremo appello alla ragione rivolto ai decisori da alcune personalità che affidano la forza della loro richiesta ad argomenti e non a lunghe liste di adesione e neppure miraggi di consensi elettorali
Al presidente del consiglio, on. Paolo Gentiloni, alla presidente della Camera dei Deputati, on. Laura Boldrini, ai presidenti dei gruppi parlamentari
Nei prossimi giorni andrà in discussione, in seconda lettura, alla Camera dei Deputati il disegno di legge Falanga così intitolato: “Disposizioni in materia di criteri per l’esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi”. In realtà questo provvedimento è di una gravità inaudita perché rischia di legalizzare in modo permanente l’abusivismo con effetti futuri permanenti. Gli immobili abusivi, indipendentemente dalla loro destinazione d’uso, purché abitati o utilizzati, saranno salvi a partire anche dalle aree sottoposte a vincolo ambientale ed archeologico.
Gli edifici che si trovano nelle aree sottoposte a vincolo ambientale, archeologico, idrogeologico, del demanio, che costituiscono un pericolo per la pubblica e privata incolumità o che sono nella disponibilità di soggetti condannati per reati di associazione mafiosa, saranno demoliti secondo questo ordine:
1 - prima quelli in corso di costruzione o non ultimati alla data della sentenza di condanna di primo grado
2 - poi quelli non stabilmente abitati.
La legge prevede una somma di 10 milioni di euro annui per gli abbattimenti.
Le demolizioni con questa futura legge saranno fermate per due ordini di motivi:
1) perché la cifra stanziata per le demolizioni è sufficiente per eseguirne 130-140 all’anno
2) perché buona parte delle case sono abitate e quindi saranno in coda alle priorità stabilite dalla legge e perciò mai demolite.
Ma l’aspetto più grave della legge è che la sua applicazione non ha un limite di tempo. Questo significa che tra tre mesi, un anno o due chiunque potrà edificare una villa sulla costa, in una vallata o in qualunque altro luogo avendo i requisiti di necessità.
Altro aspetto grave è che si fermeranno le demolizioni gli immobili abusivi stabilmente abitati, indipendentemente dalla loro destinazione d’uso, anche nelle aree protette, con vincolo ambientale e idrogeologico perché la legge prevede di mettere per ultimi questi casi.
Invece di approvare norme più stringenti per demolire sul nascere l’abuso e per commissariare quei comuni, anche con lo scioglimento dei consigli comunali, che non sono rigorosi o nell'adottare strumenti urbanistici o nell’eseguire le demolizioni, si è scelta una strada assurda come quella di fermare le ruspe dietro l’alibi delle priorità e dell’inesistente abuso di necessità.
I sottoscritti e le sottoscritte firmatari/e dell’appello chiedono:
1) ai presidenti dei gruppi parlamentari e alla presidente della Camera dei Deputati di non procedere alla calendarizzazione in aula del disegno di legge Falanga, ed in ogni caso a non concedere la legislativa.
2) al presidente del consiglio on. Paolo Gentiloni di trasformare il disegno di legge in oggetto in Decreto Legge con l’eliminazione del comma 6 bis) dell’art. 1 che è la norma che consente il blocco delle demolizioni degli immobili nelle aree vincolate e prevedendo in aggiunta che la norma di acquisizione al patrimonio pubblico degli immobili abusivamente realizzati sia resa efficace.
Tomaso Montanari, Angelo Bonelli, Paolo Berdini, Vittorio Emiliani, Gianfranco Amendola, Giovanni Losavio, Edoardo Salzano, Sauro Turroni, Vezio De Lucia, Fabio Balocco, Luana Zanella, Domenico Finiguerra, Giuseppe Civati, Loredana De Petris, Felice Casson, Filiberto Zaratti, Annamaria Bianchi, Marco Furfaro.