Il Fatto Quotidiano, 13 marzo 2015, con postilla
Non è un sottosegretario qualsiasi quello indagato a Catania, secondo l’anticipazione – non smentita e non confermata dalla Procura – del quotidiano La Sicilia. E non è un appalto qualsiasi quello che, secondo l’ipotesi dell’accusa, sarebbe stato truccato. Il sottosegretario Giuseppe Castiglione è nell’ordine: l’uomo forte del Ncd, l’asse portante del governo Renzi e il grande sponsor dell’elezione al Quirinale di Sergio Mattarella. L’appalto incriminato invece è invece quello da 98,7 milioni (triennale e assegnato prima in via provvisoria nel 2011 e poi definitivamente nel 2014) del centro di assistenza ai rifugiati più grande di Europa: il Cara (Centro di accoglienza per i richiedenti asilo) di Mineo (Catania), con i suoi 4 mila ospiti. Castiglione è stato soggetto attuatore, in qualità di presidente della Provincia di Catania, nella fase di emergenza per diventare presidente del Consorzio Calatino Terra di Accoglienza, composto dagli enti locali, per gestire il centro. Quando è stato eletto deputato nel 2013 e poi nominato sottosegretario all’Agricoltura da Enrico Letta e da Renzi, Castiglione ha lasciato il posto al sindaco Ncd di Mineo Anna Aloisi.
Le indagini per l’abuso d’ufficio e la turbativa d’asta della Procura di Catania, guidata da Giovanni Salvi e della Procura di Caltagirone, guidata da Giuseppe Verzera, erano in corso da mesi. Gli indagati sarebbero secondo le indiscrezioni ben undici. Un’accelerazione decisiva è arrivata quando l’Autorità nazionale anticorruzione ha spedito alla Procura di Catania il parere n.15 firmato da Raffaele Cantone e depositato il 3 marzo del 2015. La questione è giudiziaria ma anche politica. Sul Cara di Mineo si regge l’economia e il consenso elettorale della zona. «All’inizio non volevano il centro adesso se provi a levarglielo te ammazzano perché... 350 persone ci lavorano. Ma scherzi? Meglio dell’Ilva», chiosava Luca Odevaine nelle conversazioni intercettate dal Ros dei carabinieri per Mafia Capitale.
L’inchiesta è un colpo al cuore del Ncd che a Mineo prende il 39 per cento. Odevaine spiegava al suo commercialista che Castiglione sarebbe stato il vero dominus dell’assegnazione dell’appalto iniziale del 2011 (poi confermato dalla gara del 2014) a un consorzio che include il Consorzio Sisifo, una cooperativa rossa della Legacoop, e le coop bianche vicine a La Cascina e a Comunione e Liberazione più il Consorzio Sol Calatino (privato) che ha un nome simile a quello del Consorzio Calatino Terra di Accoglienza, guidato un tempo da Castiglione, stazione appaltante.
Cantone, lo sceriffo nominato da Renzi, ha avviato la sua azione contro il feudo del Ncd di Alfano su istanza della Cot società cooperativa: l’unica partecipante alla gara oltre all’associazione delle imprese (vicine a Castiglione e a Odevaine) uscenti e vincenti. Nel suo parere, Cantone scrive: «L’assenza di concorrenza e di convenienza per la stazione appaltante è dimostrata dal fatto che, oltre all’istante (Cot cooperativa, ndr) v’è stato un solo concorrente che ha partecipato alla procedura – il gestore uscente – cui è stato aggiudicato l’appalto con un ribasso molto ridotto pari al 1,00671 per cento». Odevaine spiegava così al suo commercialista Stefano Bravo l’inizio della storia nel 2011: «Mi è venuto a prendere lui (Castiglione, ndr) all’aeroporto, mi ha portato a pranzo, arriviamo al tavolo... c’era pure un’altra sedia vuota... dico eh “chi?”. E praticamente arrivai a capi’ che quello che veniva a pranzo con noi era quello che avrebbe dovuto vincere la gara (ride)».
Odevaine, poi arrestato con l’accusa di associazione mafiosa per altri fatti, non fa il nome del “predestinato” che sarebbe stato invitato a pranzo da Castiglione. I membri della cordata vincente che gestiscono oggi il Cara grazie alla gara da 97,8 milioni, oggetto dell’inchiesta catanese, sono gli stessi di allora: una coop rossa (Sisifo), una serie di coop bianche legate alla Cascina e il Consorzio Sol Calatino guidato da Paolo Ragusa, uomo vicino a Castiglione. «Se la vicinanza vuol dire amicizia, allora dico a chiare lettere che sono veramente onorato e orgoglioso di avere un amico come Giuseppe Castiglione, persona per bene che ha sempre avuto a cuore lo sviluppo del territorio» scriveva Ragusa sul sito del Sol Calatino, senza nascondere di avere appoggiato il progetto dell’Ncd.
Odevaine inserisce la storia del Cara di Mineo nel contesto politico nazionale che presiede ai governi Letta e Renzi: “Perché loro adesso... Castiglione si è avvicinato molto a Comunione e liberazione, insieme ad Alfano e adesso Comunione e liberazione di fatto sostiene strutturalmente tutta questa roba di Alfano e del centrodestra... Castiglione. Sono tra i principali finanziatori di tutta questa roba sì... sta dentro Lupi e infatti è il ministro delle Infrastrutture eh... e Castiglione fa il sottosegretario... all’Agricoltura ed è il loro principale referente in Sicilia... cioè quello che poi gli porta i voti, ce li hanno tutti in Sicilia”. Effettivamente il vero azionista di riferimento del Ncd non è Angelino Alfano o Maurizio Lupi, bensì proprio Castiglione: Ncd ha ottenuto il 9,1 nella circoscrizione isole e il più votato, con 56.446 voti, è stato Giovanni La Via, proprietario, “a sua insaputa”, della sede del consorzio che gestisce il Cara di Mineo, sostenuto alle elezioni proprio da Castiglione. Il ministro Maurizio Lupi si è fermato a 46.414 preferenze. I numeri parlano da soli.
L'attuale sottosegretario all'agricoltura del governo Renzi Giuseppe Castiglione, già presidente della provincia di Catania, vicepresidente della regione e parlamentare europeo di Forza Italia, quindi coordinatore regionale Pdl, era stato arrestato e condannato in 1° grado (poi assolto) proprio per turbativa d'asta (appalti dell'ospedale Garibaldi a Catania). È il suocero di Pino Firrarello, già sindaco di Bronte (Dc, andreottiano, poi Forza Italia), come lui condannato per corruzione e turbativa d'asta e prosciolto per prescrizione, a sua volta cugino del noto Vito Bonsignore (per capirci, quello della Ragusa-Catania e adesso, con la benedizione del ministro Lupi, della Orte-Mestre), nonché, per gli interessati, storico cementificatore del parco dell'Etna. Visto che le intercettazioni che riguardano questo signore sono di pubblico dominio da mesi, c'è da domandarsi come mai nessuno ne abbia chiesto subito le dimissioni. Forse in attesa della Cassazione, o di qualche prescrizione?