l'Unità, Firenze
9 novembre 2006
Cemento nel Chianti, tocca a Rutelli
di Osvaldo Sabato
Quella dell’ex soprintendente Antonio Paolucci è un “j’accuse” a tutto tondo. «Il vero bene culturale che si sta distruggendo, non sono i quadri o gli affreschi, ma il paesaggio» dice. Dopo Monticchiello, la Toscana è ancora in prima pagina per il rischio di una cementificazione nel cuore del Chianti classico, fra gli olivi e i vigneti pregiati. Il caso dell’annunciata costruzione di 83 villette a Palaia, a pochi passi da Greve in Chianti, fa discutere. E come era prevedibile non mancano le polemiche. L’ex soprintendente punta il dito sulla mancanza di leggi che possano bloccare queste lottizzazioni «con le nuove norme i comuni fanno ciò che vogliono» dice. Sotto accusa, per il professore, è la Riforma del Titolo V della Costituzione fatta nel 2001 «da allora lo Stato non può più dire: qui non si può costruire». Da allora, infatti, tutta la competenza è passata alle Regioni e ai comuni. Intanto il sindaco di Greve, Marco Hagge, continua a polemizzare a distanza con il capo dell’opposizione in consiglio comunale, ed ex sindaco, Giuliano Sottani. Una svolta potrebbe giungere da Roma? Il Comune, infatti, nel 2002 ha chiesto al ministero di porre il vincolo paesaggistico nella zona di Palaia. Ma finora da Roma non c’è stata nessuna risposta.
OCCUPARSI di quadri e musei? «A questo punto, è tempo perso». Quella dell’ex soprintendente Antonio Paolucci, non è una provocazione «ma una constatazione» dice il professore. «Il vero bene culturale che si sta distruggendo non sono i quadri o gli affreschi, ma il paesaggio», insiste «il guaio è che nessuno lo vuole capire». Dopo Monticchiello, in Toscana è scoppiato il caso dell’annunciata colata di cemento vicino a Greve in Chianti, che tradotto significa centinaia di case a Palaia, nella frazione Chiocchio. Il sindaco di Greve, Marco Hagge, parla di una eredità, di una tendenza urbanistica che la sua amministrazione si è portata dietro dagli anni ‘70. «Tutto è cominciato da quando, sindaci, assessori, architetti, geometri, intellettuali e urbanistici hanno sostituito la parola paesaggio, considerata arretrata, se non addirittura reazionaria, con la parola territorio» osserva Paolucci. «Perché il paesaggio, per la sua stessa parola, va tutelato, mentre il territorio va lottizzato» insiste l’ex soprintendente, nominato recentemente Direttore delle Scuderie del Quirinale. Non è solo una questione di mutazione linguistica, dunque «ma di un cambio di rotta concettuale e politico, che poi ha portato a quello che vediamo andando in giro». È il federalismo urbanistico il grimaldello che poi avrebbe permesso tutto ciò, Paolucci non ha dubbi: «Tutto nasce con la Riforma del Titolo V del 2001» dice, «fino a quel momento si era inteso che spettasse allo Stato, con le soprintendenze, difendere il paesaggio. Da allora è stato detto che le Regioni e i comuni hanno la titolarità concorrente - spiega Paolucci - che in un linguaggio più chiaro vuol dire che il Comune fa ciò che vuole». Insomma, «la potestà dello Stato, che poteva dire: qui non costruisci, non esiste più» dice Paolucci «perché la tutela per essere efficace deve essere indifferente e lontana». Sarebbe questo l’unico presupposto per conservare il paesaggio «altrimenti, come si è visto a Monticchiello e come potrebbe succedere a Greve, faranno macelli inenarrabili». E il ruolo della Regione? «Annaspa di fronte all’autonomia dei comuni» dice Paolucci. Insomma quello in atto è una sorta di cannibalismo paesaggistico? «Finché c’è territorio da consumare, lo consumeranno» rincara Paolucci. A Palaia, infatti, non è stato possibile fermare quello che Giuliano Sottani definisce «scempio», ma che, come ricorda Hagge, «è partito da un suo macroscopico errore urbanistico». «Noi - prosegue il sindaco - ci apprestiamo a rimettere insieme i cocci». «Lo conosco Hagge e lo so che non è colpa sua» afferma Paolucci. Il sindaco si è sempre difeso dicendo di non avere gli strumenti giuridici per cancellare questa lottizzazione: il rischio è dover pagare risarcimenti milionari a Triaca, produttore della Valtellina, che costruirà le villette a Palaia «certo è così» spiega Paolucci. Ed ora? Non resta che sperare in Rutelli. Infatti nel gennaio del 2002 l’ex sindaco Paolo Saturnini, come ricorda Hagge, chiese al ministero dei Beni culturali, tramite la Soprintendenza di Firenze, di porre il vincolo paesaggistico sulla zona. Da Roma però non è giunta nessuna risposta. «Questo non abolisce i diritti dei privati, ma fornirà all'amministrazione nuovi strumenti per controllare l’operazione» assicura il sindaco di Greve. «spero che il ministro Rutelli dia una risposta positiva, che anzi ho intenzione di sollecitare».
l'Unità, Firenze
9 novembre 2006
Residenze turistiche, miracoli della destra
di Giuseppe di Teresa
OGNUNO fa i miracoli che gli competono. Il Centrodestra grossetano è stato bravissimo nella moltiplicazione delle residenze turistiche alberghiere (Rta) e delle ca-
se albergo vacanze (Cav). Nel solo comune di Grosseto, fra il 2002 ed il 2004, sono state presentate 70 richieste di autorizzazione per complessive 1.341 unità abitative, vale a dire appartamenti.
Da allora, quasi tutte le strutture sono state concessionate. Di queste, 28 hanno ottenuto anche l’autorizzazione ad iniziare l’attività, e altre 42 sono in attesa del completamento dell’istruttoria.
Ai sensi della Legge regionale 42/2000, Rta e Cav sono considerate “strutture alberghiere” che vanno gestite in modo unitario, perchè attività produttive di tipo turistico ricettivo. Di fatto, in molti casi, gli appartamenti sono venduti ad acquirenti che li utilizzano come residenza abituale, accendendo anche mutui prima casa. Un escamotage che, per le agevolazioni fiscali su oneri di urbanizzazione e costo di costruzione, consente all’acquirente di comprare a prezzi più bassi ed al costruttore di trovare con facilità dei compratori.
Solo pochi giorni fa, la magistratura grossetana ha sequestrato una settantina di appartamenti in Cav ed Rta, parte dei quali abitati tutt’altro che da turisti o frequentatori occasionali della Maremma.
Residenze turistiche alberghiere e Case albergo vacanze come funghi, dunque. Ma non spuntate per caso. Con l’approvazione della Variante del territorio aperto, qualche anno fa, l’allora giunta Antichi introdusse un elemento che ha scardinato la programmazione urbanistica nelle aree rurali, rendendo possibile la realizzazione di “alberghi, Rta e strutture di ristorazione” ovunque ci fossero volumi da ristrutturare. Quella scelta ha scatenato la corsa all’oro, e chiunque avesse un edificio da recuperare ha presentato richiesta di realizzare queste due tipologie ricettive, contando sui costi di costruzione più bassi, sulla facilità di collocare sul mercato miniappartamenti per lo più localizzati in campagna, e, in molti casi, sull’assenza di controlli.
La Legge regionale 42/2000, d’altra parte, affida ai Comuni poteri ispettivi e di controllo. «La situazione - spiega l’assessore all’urbanistica del comune di Grosseto - è evidentemente sfuggita di mano, o si è lasciato che ciò avvenisse. In questa fase, i nostri vigili urbani stanno effettuando controlli a tappeto, anche su precise segnalazioni, sia rispetto alla gestione delle strutture, sia rispetto ad eventuali difformità edilizie rispetto ai volumi concessionati. Parallelamente la magistratura sta svolgendo una propria indagine. Anche se tardi rispetto ai danni prodotti in passato, ritengo che dovremo intervenire per modificare lo strumento urbanistico relativo al territorio aperto, in modo da lanciare un segnale politico preciso».
il Riformista
10 novembre 2006
Monticchiello vittima del decentramento: se la tutela è affidata ai Comuni
di Vittorio Emiliani
L’articolo che Roberto Barzanti ha scritto per il Riformista sulla vicenda di Monticchiello, o meglio della intera regione Toscana, non può che essere largamente condiviso. Poiché al convegno del 28 novembre - dov'ero fra i relatori - si è allargato il discorso alla regione e all'intero Paese, vorrei sintetizzare come e perché.
Intanto va detto che la marea di costruzioni che sta invadendo l'Italia (mille cantieri nella sola Vigevano), e quindi pure la Toscana, ha molti padri: la bolla speculativa, la febbre del mattone (da seconda casa), la debolezza delle soprintendenze, l'inerzia delle regioni, l'acquiescenza dei comuni. Questi ultimi, privati di parecchi trasferimenti centrali, si arrangiano come possono assecondando una edilizia che frutta loro buoni incassi (poi si vedrà chi, alla fine, pagherà gli oneri urbanizzazione). Gli investimenti nella sola edilizia residenziale sono balzati in pochi anni da 58 a 71 miliardi di euro. Possono (e vogliono) i comuni fronteggiare validamente con una mano la dirompente febbre edilizia che sta alzando gru ovunque, visto che, con l'altra mano, incassano fondi cospicui dalla medesima?
Ma, ecco il punto-chiave, la regione Toscana è stata e rimane fermissima nell'assegnare ai comuni, sub-delegandoli, il ruolo di tutori del paesaggio. Quasi che esso fosse un fatto municipale e non nazionale (articolo 9 della Costituzione). Questa autotutela municipale è costituzionalmente corretta? A me pare di no. Soltanto la regione Toscana sostiene che il Titolo V della Costituzione del 2001 (improvviso e affrettato pasticcio di fine legislatura) ha previsto che Stato, regioni, enti locali siano «equiordinati», cioè che nessuno possa interferire negli atti dell'altro. In altre regioni invece si è legiferato dopo il Titolo V mantenendo alcuni chiari valori gerarchici (ad esempio, la provincia sui comuni). Di recente poi, con la sentenza n. 182/06 e con altre successive, la Corte costituzionale ha ribadito la sovraordinazione nella attività pianificatoria della regione sulle province e di queste ultime sui comuni, testualmente «secondo un modello rigidamente gerarchico». Sentenze da rispettare, anche per ragioni funzionali, oppure trascurabili "grida"?
V'è di più. Il codice dei beni culturali e paesistici prescrive alle regioni di redigere piani paesaggistici dettagliati. Sempre la Corte ha stabilito che essi devono essere formati dalla regione, in collaborazione coi ministeri dei Beni culturali e della tutela dell'ambiente e del territorio, e riguardare l'intero territorio regionale. E ammessa la sub-delega ai comuni soltanto laddove i piani paesaggistici regionali siano stati formati d'intesa coi due ministeri, e gli strumenti urbanistici comunali siano stati adeguati a tali piani paesaggistici. Anche in quel caso resterà peraltro vincolante il parere della soprintendenza statale circa il rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche.
Fino a quando la pianificazione paesaggistica regionale non sarà stata pienamente adeguata alle disposizioni del Codice - per contenuti, efficacie, ambito di riferimento - le soprintendenze possono "annullare" (per motivi non soltanto di legittimità, ma anche di merito) le autorizzazioni paesaggistiche rilasciate dalle regioni, ovvero dai soggetti istituzionali da queste sub-delegati.
Infine, ai sensi del codice, resta intatta la competenza sia del ministero per i Beni e le attività culturali che della regione di ordinare la sospensione di qualsiasi lavoro iniziato su qualsiasi immobile, anche non previamente "vincolato", che risulti «capace di recare pregiudizio al paesaggio». Tali regole sembrano non valere -ecco uno dei problemi-chiave - in Toscana. Chi le sostiene viene considerato, e subito bollato, come "neo-centralista". Ha ragioni Barzanti a sostenere che il paesaggio, anche quello toscano, ha subito numerose modifiche e però esse, nei secoli, sono state spesso migliorative. Emilio Sereni sosteneva che il contadino toscano avesse in testa il paesaggio di Benozzo Gozzoli e quello del Ninfale fiesolano di Giovanni Boccaccio. Oggi dietro il grido «II paesaggio ai Comuni! Il paesaggio non è un museo!» c'è la voglia di tirar su tante lottizzazioni (brutte, proprio brutte) come quella di Monticchiello-Pienza. Magari a Mantova, sui laghi, in faccia al Castello di San Giorgio, come ha denunciato Fiorenza Brioni, sindaco ds della città, la quale ha osato cancellare, fra accuse e minacce, le 200 villette e le due torri condominiali volute dal suo predecessore, pure ds. Ce ne fossero di Fiorenze Brioni.
l'Unità, Firenze
10 novembre 2006
Un vincolo fantasma contro il cemento a Greve
di Valeria Figlioli
La richiesta è partita, ma non se re è saputo più niente. Quella della proposta di vincolo per la zona di Palaia, nel Comune di Grevi : in Chianti, dove saranno costruite le 84 villette che hanno scatenato le polemiche degli ultimi giorni, sta assumendo le sfumature di un piccolo giallo. La proposta di tutela è partita il 3 gennaio 2002, dalla Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio di Firenze, Pistoia e Prato, allora guidata da Mario Lolli Ghetti: era indirizzata al dipartimento delle politiche territoriali e ambientali della Regione, altre che, per conoscenza al Ministero dei Beni culturali, alla Provincia di Firenze e al sindaco del Comune di Greve. L'allora Soprintendente indicava i confini fisici della zona e comunicava che l'ente aveva avviato l'iter per l'imposizione del vincolo di tutela. E qui la faccenda si complica. Secondo le prescrizioni del Testo unico del '99 (per la tutela dei beni culturali e ambientali), il Comune avrebbe dovuto provvedere alla pubblicazione della proposta e della relativa planimetria. Ma la pubblicazione non c'è stata. «Perché - spiega l'allora sindaco di Greve Saturnini - non c'era nulla da pubblicare, non c'era né la delimitazione né una planimetria, si trattava dell'avvio della procedura». Dopo di che sono passati 4 anni, pare che non sia più successo niente e al Comune di Greve non è arrivata alcuna risposta. «So che si tratta di procedure lunghe - dice l'attuale sindaco, Marco Hagge - ma spero che con il cambiamento al vertice del Ministero si muova qualcosa: conosciamo la disponibilità di Rutelli» Intanto il sindaco ha chiesto (e ottenuto) all'impresa costruttrice «che ogni singola unità abitativa possa essere esaminata dai nostri uffici per veri-ficare che le prescrizioni generali siano state rispettate e valutarne l'impatto». Ma Hagge sottolinea anche come sia già in atto una prima modifica: «II progetto prevedeva una serie di villette di buona qualità, ma un po'omologate; abbiamo chiesto che materiali colori e dimensioni fossero più consoni al paesaggio, in una linea di massima semplicità, che per lo stile toscano vuoi dire attenzione ai dettagli. Al momento sto aspettando il prototipo modificato». E a Hagge arriva il sostegno del presidente della Regione: «Trova il nostro consenso l'iniziativa del sindaco, che si è rivolto al ministro Rutelli per ottenere il vincolo per la zona di Palaia, peraltro già chiesto dalla Soprintendenza». Per Martini «tale richiesta di vincolo può interessare tutte le zone paesaggistiche di pregio, contribuendo a dirimere le vertenze urbanistiche in corso. Siamo certi che il ministro Rutelli riserverà a questo tipo di richieste un'accoglienza più attenta rispetto ai suoi predecessori».