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Sandro Roggio
Anche in Sardegna il PD spaccato tra tutela e cemento
17 Marzo 2015
Sardegna
Forte la tentazione della sinistra di riprendere la direzione devastatrice della giunta berlusconiana di Cappellacci. Resisteranno Pigliaru e Soru? Non possiamo che sperarlo

Il paesaggio tutelato dal Codice dei Beniculturali è a rischio, sia che governi la destra sia che governi la sinistra,nel Paese e nelle Regioni. La Sardegnanon fa eccezione, come dimostrano le vicende recenti.

L' isola si era data una legge urbanistica nel1989, frutto di un appassionato dibattito al tempo del governo di sinistrapresieduto dal sardista Mario Melis. Un passo lungo, qualche innovazioneardita. Come la tutela della fascia dei300 mt dal mare resa inedificabile, il raddoppio della estensione del vincoloposto negli anni '70. Non era scontato. Il confronto nei partitidella sinistra era titubante. Il Pci/Pds nche in Sardegna, guardava, a coninteresse agli argomenti del movimento ambientalista. Ma restava affezionato alla tesi“sviluppista” incline al compromesso (gli accordi in deroga saranno alla basedel naufragio della pianificazione delpaesaggio del 1993).

Dal 2006 la Regione ha un piano paesaggistico(Ppr), ancora per volontà di una maggioranza di sinistra guidata da RenatoSoru. Bella sfida per allineare l'isola al Codice dei beni culturali e delpaesaggio. Il piano fu approvato molti di quelli che avevano condiviso ilpiano tentassero di impedirnel’approvazione definitiva. Da qui ledimissioni del presidente Soru, allora sottovalutate.
Dopo di ciò Cappellacci, uomo di Berlusconi e da questi pesantementesponsorizzato, ha provato a buttare via tutto. Fortunatamente senza successoperché il Ppr, nonostante la virulenza dell'azione, ha resistito agli assaltied è ancora in vigore. Ma la coalizione di destra il segno lo ha lasciato,approvando nel 2009 il piano casa. Una legge destabilizzante il quadro dei vincoli, specialmente nei
litorali, pensata per favorire i grandi speculatori al riparo dell'espediente lessicale per richiamare il bisogno di case dei meno abbienti.

All'epoca tutti gli esponenenti dell'opposizione di sinistra dichiaravano guerra al “piano villetta”, “inutile”, “grande inganno”, “fuorviante”,“illegittimo”, ecc. Totale la condanna del fai-da-te innescato dalle deroghe, fonte di guai per l'isola. Evocavano i tanti casi di compromissione del patrimonio ambientale/paesaggistico, contro lo sviluppo durevole della Sardegna, da perseguire caso mai con strategie e norme lungimiranti. Magari con semplificazioni e accelerazioni delle procedure, spiegavano. Mai con le eccezioni alle regole.

Da un anno la sinistra è tornata al governo della Regione. E la sua azione sembra ora contraddire scelte del passato acquisite e difese fino a ieri. La crisi è continuamente evocata; e per dare risposte al disagio delle imprese edili si è pensato di guardare con più indulgenza ai pessimi programmi della destra. Obiettivo la riedizione meno indigesta del “piano casa” , tenendo nello sfondo quello di Cappellacci, che era stato pensato allora soprattutto per ridurre il livello esemplare di tutela deciso nel 2006 ( Cfr. E. Salzano, Lezioni di Piano, Corte del Fòntego editore, Venezia 2013). Le conseguenze sonotutte immaginabili, basta dare un'occhiata al testo approvato dalla commissione consiliare qualche giorno fa, ancorapiù permissivo di quello della Giunta. Il complesso delle previsioni consente incrementi percentuali di volumi in tutte le zone omogenee, dai centri storici alle zone costiere più prossime alla battigia, quindi a beni paesaggistici, in deroga alle norme vigenti e ai piani urbanistici comunali.

Il presidente della Regione Pigliaru (assessore nella giunta Soru) è quindi intervenuto per richiamare la coalizione ad una maggiore aderenza al programma di governo, sconfessando il testo licenziato dalla commissione (il ddl 130A ) molto lontano dalla modernità del Ppr.

I malumori si sono diffusi nella maggioranza, ovvero nel Partito Democratico, il cui segretario è oggi Renato Soru contrario allo stravolgimento del Ppr. Tant'è che sono annunciate correzioni al ddl, specie dopo il recente confronto nella direzione PD, per cui non vale la pena di soffermarsi sui dettagli del precario disegno di legge. Occorre però interrogarsi sui contenuti più intemperanti del provvedimento, alcuni molto preoccupanti, come la programmata resurrezione di sepolte lottizzazioni in aree costiere o gli incrementi smodati concessi agli alberghi pure nei 300 mt dal mare e quindi nelle rive. Milioni di metri cubi distribuiti a caso, sottratti al controllo della pianificazione locale e privi della valutazione dell'impatto ambientale conseguente. Fughe che fanno temere per le scelte future, se stessero nel solco dell'idea, ben espressa in “SbloccaItalia”. Secondo cui le norme per la tutela del paesaggio e dell'ambiente sono d'impedimento alla crescita del Pil.

Anche in Sardegna è evidente il disorientamento della sinistra su questi temi, specie quando governa. Si sconta – come altrove – la complicata convivenza di visioni molto distanti nel PD, un dato della sua evoluzione al tempo di Renzi: “una grande forza di centro che corteggia la destra” – è la definizione di un autorevole esponente dem.

È come se lo spirito del Patto del Nazareno sorvolasse l'Italia pronto a materializzarsi qua e là. Così non stupiscono importanti analogie tra il dibattito in Sardegna e quello in corso in Toscana, al centro le buone idee dell'assessore Anna Marson sulla tutela dei paesaggi di quella regione. Un dibattito, quasi tutto interno al PD, con singolari somiglianze nelle due Regioni, specie per le ostilità ai principi di salvaguardia dei beni comuni annidate in settori di quel partito, e quindi nelle aggressioni prefigurate a parti pregiate del territorio (altre volumetrie nei 300 mt nelle coste sarde, come i nuovi fronti di cava sulle Alpi Apuane sopra i 1200 mt).

Gli sviluppi non sono prevedibili in Sardegna. Si spera che il presidente Francesco Pigliaru, al quale spetta la sintesi della controversia, scelga di allearsi con Renato Soru. È il solo modo per tentare di ricondurre alla ragione le norme per l'edilizia in discussione: sarebbe meglio se ricomprese in un provvedimento meno estemporaneo, ad esempio nella nuova legge urbanistica più volte annunciata in questi mesi.

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