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Alberto Vitucci
Altolà di Cacciari ai massi sulle barene
9 Maggio 2006
Terra, acqua, società
Proseguono i tentativi del Comune di opporsi alla distruzione della Laguna. Da la Nuova Veneziadel 9 maggio 2006

«Ritirate quel progetto». Il sindaco Massimo Cacciari ha scritto ieri una lettera alla presidente del Magistrato alle Acque Maria Giovanna Piva. Chiedendo a nome dell’amministrazione di abbandonare l’ipotesi di costruire «protezioni» in pietra per le barene in laguna nord. «Alla luce delle perplessità e dei dissensi diffusi sia in città sia all’interno dell’amministrazione comunale», scrive Cacciari, «si devono evitare forzature e spaccature su un tema fondamentale come il ripristino della morfologìa lagunare». Dunque, stop al progetto? «Siamo disposti a discutere sulle modalità», risponde l’ingegnere Piva, «e ad accettare prescrizioni dalla Salvaguardia. Ma per la ricostruzione morfologica abbiamo un mandato dal Comitatone».

La progettazione dunque non si ferma. E le proteste aumentano. Perché secondo gli ambientalisti i nuovi progetti del Consorzio Venezia Nuova prevedono di depositare in laguna almeno 2 milioni di metri cubi di fanghi. E nei bassi fondali sarebbero costruiti veri e propri scalini di pietra fissi, da meno venti a 50 centimetri sul medio mare. Per «proteggere» le barene saranno riversate in laguna centinaia di tonnellate di massi. Una devastazione irreversibile, secondo gli ambientalisti. Si vorrebero ridurre gli effetti del moto ondoso «murando» le barene, e ricostruendole anche dove non sono mai esistite. «Occorre invece», hanno scritto in un documento le associazioni, «attuare davvero il riequilibrio previsto dalla legge. Riducendo il livello di moto ondoso e recuperando i sedimenti». Per colpa dell’arginamento delle valli da pesca e lo scavo di grandi canali verso il mare (che continua per i lavori del Mose) la quantità di sedimenti che forma le barene ha subito una drastica riduzione. L’erosione fa il resto, e ogni anno un milione di metri cubi di sedimenti se ne vanno in mare. Ma non è possibile ricostuire le barene artificialmente, spostando in laguna milioni di metri cubi di fanghi e proteggendole poi con le «burghe» piene di sassi. «Vogliono portare qui i fanghi scavati dalla bocca di Lido per il Mose e i sassi dell’Istria», accusano gli ambientalisti. L’idea delle «autostrade protette» in mezzo alla laguna non piace nemmeno ai tecnici di Ca’ Farsetti, e così il sindaco ha preso l’iniziativa. «Gli interventi che riguardano la salvaguardia», dice Cacciari, «dovranno essere ridiscussi intorno a un tavolo con il nuovo governo».

Ma Magistrato alle Acque e Consorzio Venezia Nuova vanno avanti. Il governo ha stanziato con le ultime Finanziarie quasi due miliardi di euro per i lavori del Mose e del «riequilibrio». E i progetti vengono sfornati numerosi. Così giovedì la sottocommissione di Salvaguardia riprenderà la discussione (e la battaglia). E dovrà fare i conti con la volontà del Magistrato alle Acque di andare avanti e la richiesta del sindaco di ridiscutere. Due anni fa la stessa Salvaguardia aveva autorizzato un intervento sperimentale a Burano con alcune prescrizioni e l’indicazione della provvisorietà. Che non sarebbero mai state attuate.

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