Apuane: vi è una riserva di marmo ancora per mille anni di escavazione, sostengono gli industriali. E chi se ne frega se questo comporterebbe la sparizione di uno straordinario monumento >>>
Apuane: vi è una riserva di marmo ancora per mille anni di escavazione,sostengono gli industriali. E chi se ne frega se questo comporterebbe lasparizione di uno straordinario monumento paesaggistico, ambientale egeologico. L'importante - come si è anche accorta la famiglia Bin Laden che oravuole entrare nel business - è di continuare a godere di colossale renditeinquinando sorgenti, fiumi e aria. Intanto, un passo in questo senso è statofatto con l'approvazione nella Commissione ambiente e territorio della RegioneToscana, nonostante l'eroica resistenza dell'assessore Marson, di ulterioriemendamenti peggiorativi del Piano paesaggistico. Di cui, il più negativo è lapossibilità di riaprire le cave dismesse da non più di 20 anni al di sopra dei1200 metri, in aree vincolate. E non è improbabile che in fase di approvazioneda parte del Consiglio regionale, qualche soldatino alle dipendenze diConfindustria proponga ulteriori codicilli per la distruzione della Montagna.
Ma in attesa dell'assalto finale, si possono già fare alcuneconsiderazioni. La prima è che, nonostante che le autorizzazioni di apertura dinuove cave dovrebbero ora essere inquadrate in "piani di bacino"soggetti al parere preventivo della Regione, saranno i Comuni a decidere e adire l'ultima parola; e l'esperienza insegna che in Toscana l'osservanza deipiani sovraordinati è stata finora un'eccezione. Con l'aggravante, che quil'osmosi fra amministratori, imprese e Parco delle Apuane ha creato un bloccodi interessi che nessun meccanismo regolativo di piano può seriamente intaccare.Bisogna, perciò, cambiare politica e l'unica chance in questo senso è dimandare a casa gli attuali amministratori e sostituirli con persone che sipreoccupino più della salute del territorio e dei cittadini che dei profittidelle imprese. Da qui alle prossime elezioni questo è il compito dei comitati.
La seconda considerazione è che il grande sconfitto di questa prova diforza è il Presidente Enrico Rossi, il quale all'inizio e durante il suomandato aveva ribadito che la sua era una maggioranza di sinistra. "Ilnuovo piano garantisce insieme alla tutela ambientale, anche le legittimeistanze di crescita e sviluppo economico"; non è un esponente della giuntaa dichiaralo, ma la portavoce di Forza Italia che così sancisce la nascita di una nuova maggioranza. LaRegione Toscana perciò si omologa alla politica di Matteo Renzi, il premier cheintende sfasciare la Costituzione vigente in combutta con un corruttore digiudici e di minorenni, compratore di senatori, evasore fiscale, ma"votato da milioni di italiani".
Fine del modello toscano? Vi è da dire che questo modello, chesignificava uno sviluppo che non distruggesse paesaggio e ambiente, ma anzi nefacesse preziose materie prime da salvaguardare e riprodurre, è esistito solocome proposta politica e tecnica di minoranze fra cui la Rete dei Comitati perla difesa del territorio. E, tuttavia, il tentativo e in qualche caso la speranzaerano che le istituzioni sapessero raccogliere la sfida, in tale senso erastato possibile registrare qualche cauta apertura del Presidente della Regione.Ora, un Consiglio di nominati dai partiti, ignaro di quanto avviene nel mondo,culturalmente arretrato (e cattiva cultura fa cattiva politica) affonda questasperanza. Ribadisce che lo sviluppo si ottiene distruggendo un patrimonio chenon appartiene ai cavatori, ma al mondo. Scavalca i sindacati, molto più cautie consapevoli che la monocultura marmifera deve essere sostituita daun'economia più equilibrata che valorizzi tutte le risorse del territorio.Puntella le rendite dell'oligopolio dei cavatori senza accorgersi che larendita storica del partito ex Pci, ex Pds, ex Ds, ... "ex" siesaurirà definitivamente quando sulla scena elettorale prenderà posizione unpartito degno di credibilità che faccia propri gli interessi dei cittadini.