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Ferruccio Sansa
Allarme in Sardegna. “Un sesto dell’isola può finire ai privati”
3 Gennaio 2017
Sardegna
«Rischio svendita. Una legge regionale consente di sottrarre al Demanio gli “usi civici”, terre splendide da Orosei al Gennargentu».

Il Fatto Quotidiano, 3 gennaio 2017 (p.d.)

Il regalo di Natale del governo. Firmato 23 dicembre. La legge della Regione Sardegna non è stata stoppata da Roma. Bastano due parole: “Non impugnata”, come è scritto sul sito del ministero per gli Affari regionali. “Potrebbero cambiare il paesaggio della Sardegna. Rinunciando a rivolgersi alla Corte costituzionale, come era stato fatto in precedenza, il governo di Paolo Gentiloni spalanca la strada a una norma che potrebbe sdemanializzare un sesto del territorio sardo regalandolo ai privati”, sostiene Stefano Deliperi dell’associazione ambientalista Gruppo di Intervento Giuridico.

“La decisione del governo – aggiunge Deliperi – è arrivata a due giorni da Natale, nel disinteresse generale. Così come la Regione Sardegna, governata dallo stesso centrosinistra, zitta zitta aveva approvato di notte la norma”.

Già, gli usi civici. Fanno parte della storia dell’isola. “È uno straordinario patrimonio comune di noi sardi. Parliamo di immobili e aree di proprietà collettiva. I Comuni ne possono avere la gestione, ma non sono loro. I cittadini li possono utilizzare per esempio per pascolo, semina e raccolta della legna. I terreni a uso civico e i demani civici sono indispensabili sia per l’economia e il tessuto sociale sia per la cura dell’ambiente”.

Esistono in tutta Italia, ma in Sardegna gli usi civici riguardano 4 mila chilometri quadrati sui 24 mila dell’isola. Un sesto della regione. Vi rientrano aree ancora selvagge, ma anche zone di grandissimo pregio – e di enorme valore immobiliare – lungo la costa. Tra i casi più noti si ricorda Capo Altano, di fronte all’isola di Carloforte. C’è poi la Costa di Baunei a Orosei. Quindi le coste di Montiferru che salgono il monte Urtigu. Poi l’entroterra, il Mont’e Prama. Infine buona parte del Gennargentu, del Sulcis.

Gli usi civici sardi derivano dai tempi del feudalesimo. Gli appetiti nei confronti di questo tesoro cominciarono allora, quando i terreni tolti ai feudatari furono divisi tra privati e cittadini. Con l’arrivo del Regno di Sardegna era stato emesso l’Editto delle Chiudende che autorizzava i contadini a recintare i terreni che prima erano proprietà collettiva.

“Un assedio mai terminato. Gli usi civici non sono mai stati al sicuro”, ricorda Deliperi. E snocciola alcuni casi clamorosi: “Ci sono nati sopra dei complessi turistici, come a Costa Rei o vicino a Orosei”.

“Nel 2013 – sostiene il Gruppo di Intervento Giuridico – la giunta di centrodestra di Ugo Cappellacci tentò di aprire le porte alla sclassificazione. In pratica i Comuni potevano chiedere che i terreni degli usi civici fossero tolti dal Demanio”. Le conseguenze? “Non sarebbero probabilmente più sottoposti alla legge paesaggistica Galasso e in futuro potrebbero anche essere ceduti ai privati”. Ma allora lo Stato fece ricorso alla Corte Costituzionale che, appunto, bocciò la legge del centrodestra.

Il centrosinistra, sostengono gli ambientalisti, in sostanza l’ha riproposta. I Comuni avranno un termine di un anno per presentare la richiesta di sdemanializzazione. Ma qualcuno ha già proposto di allungarlo a due anni. E c’è chi vorrebbe toglierlo del tutto.

Un modo per regalare un sesto della Sardegna ai privati? La maggioranza regionale respinge l’accusa. Cristiano Erriu, assessore alle Finanze e all’Urbanistica della giunta di centrosinistra di Francesco Pigliaru, ha sempre negato: “Abbiamo concepito la norma soltanto per affrontare casi specifici come uno stabilimento di bauxite nel Sulcis. Non solo: per fare qualsiasi modifica sarà necessario un accordo con il ministero dei Beni culturali. Nessuna privatizzazione”.

Francesco Sabatini, consigliere regionale del Pd, aggiunge: “Le norme esistenti erano troppo rigide. Bisognava renderle più adattabili ai casi concreti, alle esigenze della popolazione. Altrimenti, paradossalmente, c’è il rischio che la tutela incentivi fenomeni di occupazione abusiva dei terreni sottoposti a usi civici. Come per esempio da parte di alcuni pastori”.

Ma il Gruppo di Intervento Giuridico ha molti dubbi: “Se davvero vogliono sanare singoli casi specifici, perché non usano la permuta, l’alienazione o i trasferimenti dei diritti di uso civico? Invece le nuove norme potrebbero essere applicate a tutti gli usi civici. In mano a cattivi amministratori rischiano di regalare ai privati un sesto della Sardegna. Un danno irrimediabile!”.

Ancora: “La Regione costituirà un gruppo di lavoro con esperti anche esterni per studiare i problemi legati agli usi civici. Costerà 300 mila euro. Ma perché non rivolgersi alle strutture della Regione?”.

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