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Jacopo Rosatelli
Al primo dibattito tv della storia europea, vince la verde Keller, bene Tsipras, Schulz delude, disastro Juncker
16 Maggio 2014
Articoli del 2014
«Per la prima volta i candidati in pectore alla guida dell'eurocommissione si sfidano in un dibattito televisivo continentale. Un format da definire meglio ma che va sulla strada giusta. Tra i temi toccati, l'austerità, la crisi ucraina, il caso Snowden, l'intreccio tra mafia e politica in Italia e la stretta sull'aborto in Spagna».
«Per la prima volta i candidati in pectore alla guida dell'eurocommissione si sfidano in un dibattito televisivo continentale. Un format da definire meglio ma che va sulla strada giusta. Tra i temi toccati, l'austerità, la crisi ucraina, il caso Snowden, l'intreccio tra mafia e politica in Italia e la stretta sull'aborto in Spagna». Il manifesto, 16 maggio 2014

La verde Ska Kel­ler la migliore, il demo­cri­stiano Jean-Claude Junc­ker il peg­giore. Il primo, sto­rico, dibat­tito in diretta tele­vi­siva fra can­di­dati alla pre­si­denza della Com­mis­sione Ue fini­sce con una chiara vin­ci­trice – la gio­vane e bril­lante euro­de­pu­tata tede­sca – e un chiaro scon­fitto – il vete­rano ex pre­mier del Lus­sem­burgo. Buona la per­for­mance di Ale­xis Tsi­pras della Sini­stra euro­pea, al di sotto delle attese l’esperto social­de­mo­cra­tico Mar­tin Schulz e il libe­rale Guy Verhof­stadt: troppo com­pas­sato il primo, ecces­si­va­mente esa­gi­tato il secondo.

Nell’aula dell’Europarlamento tra­sfor­mata in stu­dio tele­vi­sivo è andato in scena un evento a suo modo epo­cale: mai prima d’ora una discus­sione poli­tica aveva riguar­dato con­tem­po­ra­nea­mente tutti i cit­ta­dini dei 28 Paesi dell’Ue. Con­du­zione affi­data all’italiana Monica Mag­gioni (diret­trice di Rai­news), for­mat tipico di que­sto genere di dibat­titi: domanda uguale per tutti e ciclo di rispo­ste brevi, con tre jolly da gio­carsi per even­tuali repli­che. Ormai ci siamo abi­tuati, ma l’impressione è che gli inter­venti con­cessi ai can­di­dati siano stati troppo brevi: 1 minuto a rispo­sta e 30 secondi per pos­si­bili repli­che appa­iono fran­ca­mente poco. Dif­fi­cil­mente si rie­sce ad arti­co­lare qual­cosa che vada oltre uno slo­gan o un’allusione: e manca per­sino il tempo per pole­miz­zare davvero.

Nono­stante la rigi­dità del for­mato, sono comun­que emerse le dif­fe­renze. Il demo­cri­stiano Junc­ker (Ppe, in Ita­lia sono Forza Ita­lia e il Nuovo cen­tro­de­stra) ha difeso l’austerità con­tro la quale si sono invece sca­gliati, con pari vee­menza, sia la verde Kel­ler che Tsi­pras. Schulz e Verhof­stadt hanno assunto posi­zioni inter­me­die: la disci­plina di bilan­cio è neces­sa­ria, ma l’eccesso di rigore può fare danni. Punti di vista diversi sulla crisi ucraina, con Junc­ker e Tsi­pras agli anti­podi: il primo a insi­stere sull’inasprimento delle san­zioni con­tro il pre­si­dente russo Vla­di­mir Putin e il secondo a denun­ciare lo scan­dalo della pre­senza di neo­na­zi­sti nel nuovo governo di Kiev. Una­ni­mità fra i can­di­dati in un solo caso: tutti pen­sano che il pros­simo capo della Com­mis­sione debba essere uno di loro, e non qual­cuno che venga «con­ce­pito» nelle segrete stanze del Con­si­glio dei capi di stato e governo (come sem­bre­rebbe pre­fe­rire invece la can­cel­liera tede­sca Angela Merkel).

All’ecologista Kel­ler va il merito di avere citato il nego­ziato sul Ttip, il trat­tato di libero scam­bio Ue-Usa che mette a repen­ta­glio i diritti di lavo­ra­tori e con­su­ma­tori, e le pro­te­ste con­tro di esso, com­prese quelle di ieri a Bru­xel­les. Tsi­pras ha cer­ta­mente colto nel segno nel citare, nel corso del dibat­tito, sia lo scan­dalo del ten­ta­tivo di contro-riforma dell’aborto in Spa­gna sia, a pro­po­sito del tema cor­ru­zione, gli intrecci tra mafia e poli­tica in Ita­lia. Il momento migliore di Verhof­stadt è stato nel pas­sag­gio sulla vicenda di Edward Sno­w­den, che per il lea­der libe­rale dimo­stra la neces­sità di difen­dere meglio la pri­vacy dei cit­ta­dini euro­pei, men­tre a Schulz è man­cato un colpo ad effetto. Il social­de­mo­cra­tico, che molti vedono come pre­si­dente in pec­tore, è apparso troppo com­pas­sato, quasi si sen­tisse in dovere di assu­mere una posa «isti­tu­zio­nale». Kel­ler e Tsi­pras deci­sa­mente i più sciolti.

Il dibat­tito visto sugli schermi di Rai­news 24 risul­tava cer­ta­mente appe­san­tito della tra­du­zione simul­ta­nea, che, peral­tro, non sem­pre è apparsa impec­ca­bile. E tut­ta­via, non c’era alter­na­tiva: per ren­dere l’appuntamento frui­bile a un pub­blico vasto non poteva essere tra­smesso in lin­gua ori­gi­nale (pos­si­bi­lità riser­vata a chi lo vedeva in strea­ming). Pur con molti limiti (com­presi per­so­na­liz­za­zione e spet­ta­co­la­riz­za­zione), il primo pre­si­den­tial debate della sto­ria della Ue va con­si­de­rato un passo nella dire­zione giu­sta: quella della crea­zione di un’opinione pub­blica euro­pea che rie­sca a con­tra­stare il pre­do­mi­nio dei governi nazio­nali nella deter­mi­na­zione del destino poli­tico dell’Unione europea.

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