Questa volta, sul ponte dell’Accademia, l’incendio è partito: i vigili urbani l’hanno dovuto chiuderlo al traffico pedonale per più di un’ora e sospendere gli attracchi ai due pontili dell’ Actv sottostanti, mentre i vigili del fuoco, oltre a spegnere il fuoco, con la motosega hanno eliminato quelle parti di legno danneggiate dove poteva ancora covare il fuoco.
In poco più di quattro mesi è la quinta volta che i pompieri sono costretti ad intervenire su quel ponte che nel 1933 venne edificato in poco più di un mese: doveva essere provvisorio e invece, dopo 78 anni, è ancora là. Eppure in quindici lustri e mezzo non si sono verificati principi d’incendio se non in poche occasione, ora in quattro mesi è accaduto ben cinque volte e l’ultima, ieri, non c’è stato solo fumo, per la prima volta si sono viste anche le fiamme.
Fino ad ora si è parlato di cicche non spente finite sul rivestimento di legno, ma una volta può accadere casualmente, cinque no. «Non me lo so proprio spiegare» afferma l’assessore ai Lavori pubblici Alessandro Maggioni. L’ipotesi che non si tratti di casualità, ma di qualcuno che la sigaretta o qualcos’altro la infili proprio per far partire l’incendio? «Non ho elementi certi per affermarlo - risponde l’assessore - ma non è da escludere, anche perchè ha piovuto da poco e il legno, seppur in cattive condizioni, in questi giorni non è certo secco».
Ieri, è accaduto poco prima delle 17: un passante ha visto il fumo che saliva da sotto uno dei gradini delle rampa verso le Gallerie dell’Accademia e ha dato l’allarme. Sono arrivati i vigili del fuoco e la Polizia municipale, c’era già qualche brace che cadeva sul Canal grande sopra i due pontili della fermata Actv. I pompieri hanno azionato le pompe con l’acqua sia da sotto sia da sopra e, nel frattempo, il ponte è stato chiuso al traffico pedonale e la fermata dei mezzi pubblici sospesa per poco più di un’ora. L’intervento è durato circa due ore e si è concluso con la motosega per eliminare il legno sul quale potevano covare altre braci.
«Il ponte è stato messo in sicurezza e riaperto - spiega l’ingegner Roberto Benvenuti, dirigente tecnico dell’assessorato ai Lavori pubblici - ma certo bisogna trovare una soluzione tampone fin tanto che non partono i lavori di restauro». Passare con la vernice ignifuga tutte le parti lignee sarebbe un lavoro lunghissimo, mettere i cartelli perchè i passanti prestino attenzione serve ma non basta, Comune e Vigili del fuoco si incontreranno per trovarla. «L’episodio di ieri - conclude l’assessore Maggioni - dimostra l’estrema urgenza di dare gambe al progetto di restauro. Dobbiamo fare in fretta».
A mo’ di postilla pubblichiamo un brano del libro: E. Salzano, Memorie di un urbanista. L’Italia che ho vissuto, Corte del Fòntego, Venezia 2010, p. e nota
«Per lo Stucky le destinazioni previste dai piani rendevano necessaria una iniziativa concordata con la proprietà. Si prevedeva – tenendo conto anche delle caratteristiche strutturali degli edifici – la realizzazione di un centro congressi, di un albergo, di un luogo ove sistemare i moltissimi archivi comunali oggi ancora collocati in spazi meglio utilizzabili per altre funzioni urbane (a questo scopo si prevedeva di utilizzare i giganteschi silos di cereali), e infine edilizia residenziale. Ciò che si chiedeva alla proprietà era la cessione gratuita dei silos, a titolo di oneri di urbanizzazione e costruzione, e il rigoroso convenzionamento dell’edilizia residenziale per i veneziani. La proprietà non accettò queste condizioni e il complesso rimase abbandonato finché l’ amministrazione, agli albori del nuovo secolo, accettò le pretese della proprietà. Adesso lo Stucky è una esclusiva enclave di lusso. I silos, le cui facciate erano interamente prive di aperture, sono stati vittima di un incendio che li ha completamente distrutti (lasciando miracolosamente illesi gli edifici adiacenti) . Sono stati ritrovati disegni “originali” che avrebbero previsto la realizzazione di finestre sulle facciate; su questa base anche quell’ala è stata trasformata in albergo. Lucrosamente: per la proprietà, s’intende.
«(80) “E' stato un incendio doloso per il pm di Venezia, Michele Maturi, quello che ha semidistrutto il mulino Stucky sull'isola della Giudecca nella città lagunare. Il pubblico ministero ha infatti parlato di una "mano umana" e ipotizzato "il gesto di un folle o l'imprudenza di un barbone o, più probabilmente l'iniziativa dolosa di qualcuno". Al momento non ci sono gli elementi per confermare questa pista, ma la strada sembra essere quella giusta. Il mulino Stucky, importante esempio di architettura industriale ottocentesca, era in fase di restauro e pronto ad essere trasformato in un grande albergo e centro congressi” (da “Edilportale”, 18 aprile 2003).»