Se Cultura potesse, se Politica sapesse; ma Politica non sa, e se sapeva ha dimenticato. L'Unità, 19 dicembre 2012
Sul crollo di Palermo e sui suoi poveri morti si allunga l’ombra di uno dei mille abusi edilizi, il Nell’ultimo venticinquennio sono più di un milione, secondo il rapporto del Centro ricerche economiche sociali di Mercato per l’edilizia (Cresme), gli abusi edilizi, tra nuove costruzioni e ampliamenti non autorizzati. Al di là della tragedia di Palermo, emerge un dato disperante: i ripetuti condoni edilizi gli ultimi tre imputabili a governi presieduto da Silvio Berlusconi hanno esaltato la sottocultura in base alla quale ciascuno può fare ciò che vuole. In casa propria come sulle aree ancora libere (anche se coperte da vincoli idrogeologici, anche se tutelate a parco, anche se a filo di arenile). Tanto un governo «sanerà» poi il malfatto. La regola in materia l’ha dettata lui, il ritornante Silvio: «Ciascuno è padrone a casa sua». Che è la negazione dello spirito comunitario, dell’interesse generale che prevale su quelli particolari, della Costituzione che tutela il paesaggio come bene comune dell’intero Paese. Il Pdl ha tentato la carta di un nuovo condono anche con la legge di stabilità. Cioè fino a ieri.
Nel solo 2010 si sono accertati, secondo i dati di Legambiente, 26.500 casi gravi di abusivismo edilizio, cioè di interi immobili costruiti senza alcuna autorizzazione, certificazione, licenza. Le regioni più devastate da questo fenomeno: Calabria, Campania e Lazio (la Sicilia viene subito dopo). Con la conseguente cementificazione senza fognature, ovviamente di circa 540 ettari di suoli liberi. La Calabria dove intere zone, come la piana di Scalea, risultano letteralmente sconvolte dal cemento vanta da sola 945 infrazioni, seguita dalla Campania che però detiene il primato delle persone denunciate: 1.586 su un totale di 9.290. Il Cresme sottolinea che si continua a costruire illegalmente «in un territorio ad alto rischio idrogeologico». Si ricordino le tragedie di Sarno, della fiumara di Soverato, della collina franata a Giampilieri di Messina, o a Ischia, con decine di morti e feriti ai quali ora si aggiungono le povere vittime di Palermo.
Dietro la colata di cemento abusivo c’è ormai quasi sempre la malavita organizzata: sta facendo risalire il fenomeno da sud a nord, «inquinando» le imprese venete e lombarde, sfibrandole con continui pagamenti di pizzo, o reinvestendo in proprio, con aziende di copertura, i profitti lucrati nel Mezzogiorno con una costellazione di attività illecite, a cominciare dall’edilizia. Il tutto con la complicità di colletti bianchi nel sistema finanziario e bancario, negli studi notarili e tecnici, nelle amministrazioni locali che chiudono gli occhi.
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