Il Corriere del Veneto
Ore 7.45, giù il primo albero
addio alla pineta del Casinò
di Luca Ferrari
Ore 7.45, crolla il primo pino davanti all'ex Casinò del Lido. A sera la piccola pineta del lungomare, sotto la quale hanno passeggiato attori e registi, oltre a intere generazioni di lidensi che, d'inverno, hanno imparato ad andare in bicicletta, non esiste più.E' il primo segno forte dei lavori per la costruzione del nuovo palazzo del Cinema, quello che è stato soprannominato il «sasso» e che dovrebbe essere pronto per il 2011.
Le seghe elettriche sono entrate in funzione ieri mattina, in ritardo sulla tabella di marcia di qualche giorno. «Dispiace sempre quando si abbattono degli alberi — dice il presidente della Municipalità del Lido, Giovanni Gusso — ma bisogna saper guardare in prospettiva. Così agendo, abbiamo la garanzia della Mostra del Cinema, il cui indotto economico nei quindici giorni è di venti milioni di euro nel nostro territorio, abbiamo delle prospettive di ricaduta economica-occupazionale, le garanzie della costruzione del nuovo futuro del Lido, il tutto comunque dentro parametri di compatibilità e sostenibilità ». Pochi giorni fa Veritas ha iniziato la piantumazione di 143 alberi in varie zone dell'isola dalla piscina al parco giochi di Ca' Bianca — bagolari, lecci, frassini, pini, querce — a indennizzo verde del taglio, ma questo non è bastato a placare le polemiche. «Non vogliamo stravolgere niente, ma valorizzare quello che c'è», agggiunge Gusso.
Le associazioni ambientaliste, però, non mollano. Già martedì scorso durante un'assemblea affollatissima sulla questione del verde cittadino, Salvatore Lihard, a più riprese aveva bacchettato il consiglio della Municipalità per l'assenza. E puntuali ieri, non appena è iniziata a circolare la notizia del taglio dei pini, sono arrivati gli esponenti delle realtà ecologiche. Federico Antinori, presidente della Lipu Venezia,è arrivato per primo. «Gli ambientalisti non sono contro il Palazzo del Cinema, noi chiedevamo che venisse costruito rispettando ambiente e paesaggio. Per noi l'ideale era che si facesse con il minor consumo possibile del suolo e si usassero strutture già esistenti. Se avessero usato l'edificio dell'ex- Casinò, si sarebbe evitati tanti problemi». Dopo una giornata molto difficile, verso sera, i rappresentanti delle associazioni locali hanno deciso di mobilitarsi con altre forme di protesta. «Non ci arrenderemo».
Il Gazzettino
Pini marittimi, la scure è mattiniera
di Lorenzo Mayer
Abbattuti i pini marittimi in lungomare Marconi per far posto al nuovo Palazzo del cinema. Ieri mattina, di buon ora, verso le 7, è iniziato l’intervento di tecnici e addetti del cantiere che, secondo quanto previsto dal programma dei lavori, hanno dato il via all’operazione con il taglio di 66 pini, piantati nel 1941. Ma anche sul numero complessivo di alberi tagliati è “guerra” di numeri. Le associazioni ambientaliste continuano a sostenere che, a conti fatti, alla fine dei lavori gli alberi sacrificati saranno non 66 ma 140. Ieri mattina sul posto, a sorvegliare la situazione, sono arrivati anche carabinieri, polizia e vigili urbani. L’area, già da alcuni giorni era stata opportunamente recintata, e la prima fase dell’abbattimento, che verrà completata oggi, ha riguardato 50 pini. Anche gli ambientalisti sono stati presi un po’ in contropiede da una mossa così repentina. Quando, intorno alle 9.30, nell’isola si è sparsa la voce che l’abbattimento era partito a gran ritmo, per i contrari che si sono mobilitati in queste settimane, raccogliendo 2.500 firme, era ormai troppo tardi per tentare di qualsiasi forma di protesta. Sono arrivati sul posto, tra gli altri, Paolo Fumagalli e Giovanni Battista Vianello, del coordinamento delle associazioni ambientaliste che con una piccola telecamera ha girato alcune riprese, Federico Antinori della Lipu, il consigliere in municipalità dei Verdi, Roberto Romandini, oltre ad un piccolo gruppo di persone. Ieri sera alle 18.30, poi, il coordinamento si è dato appuntamento per un’altra riunione d’urgenza. «Stiamo piangendo per quanto si sta consumando – ha detto Fumagalli – ma non finisce qui. I responsabili di questa operazione la pagheranno cara, politicamente, quando si andrà a votare tra un anno. Inoltre nei prossimi giorni studieremo altre proteste e iniziative». Ci sono anche voci di albergatori contrari alla collocazione del nuovo Palazzo. «Sono sotto choc – ha aggiunto una delle proprietarie dell’hotel “Quattro Fontane” che sarà a pochi passi dalla nuova opera. – quella pineta era stata voluta da mio padre».
Il direttore dei lavori, architetto ingegner Manuel Cattani, precisa alcuni punti: «Abbiamo iniziato con gli abbattimenti esattamente come era previsto, non appena la pioggia è cessata e c’erano le condizioni per intervenire. Inoltre prima, come avevamo promesso, sono arrivate le nuove alberature che verranno piantumate nelle zone già stabilite dalla municipalità come compensazione ambientale per questo sacrificio. Entro lunedì, martedì termineremo gli abbattimenti con il frazionamento delle ramaglie».
La Nuova Venezia
Motoseghe in azione, abbattuta la pineta
di Simone Bianchi
LIDO. Il profumo di resina è tutto ciò che rimane dei pini del piazzale dell’ex Casinò. Ieri mattina lo si sentiva a grande distanza avvicinandosi al cantiere dove verrà costruito il nuovo Palazzo del cinema. Le motoseghe che hanno compiuto l’operazione di abbattimento sono entrate in funzione sin dalle 7. Come scheletri inermi circa 60 alberi, che per decenni hanno adornato il piazzale, giacevano a terra, caduti sotto l’azione delle lame all’interno di quella sorta di bunker realizzato con cemento e grate di ferro per delimitare il cantiere e, probabilmente, evitare intrusioni da parte degli ambientalisti. Un fortino al quale mancava solo filo spinato; fuori poliziotti, vigili e carabinieri sorvegliavano l’andamento dei lavori.
Si temeva, infatti, un massiccio intervento di protesta da parte delle associazioni ambientaliste; ma la mobilitazione non c’è stata.
L’azione. Le forze dell’ordine erano state informate del «blitz» programmato dagli operai delle ditte incaricate fin dalle 16 di mercoledì; il Coordinamento ambientalista dell’isola lo temeva soltanto e ieri rimasto colto di sorpresa, lasciando il campo libero alla devastazione autorizzata. Appena 6-7 attivisti hanno potuto seguire con occhi e orecchie l’abbattimento di decine di pini, filmando e fotografando l’andamento delle operazioni per poi lanciare il loro grido di indignazione sui siti internet, su Facebook e su You-tube.
Le firme. Gli altri 2.600 che avevano aderito alla petizione contro il taglio degli alberi ieri non c’erano e, come con l’Ospedale al Mare - che aveva già visto i cittadini mobilitarsi anni fa - anche stavolta i comitati hanno perso, almeno in parte, l’ennesima battaglia popolare. Mentre le benne delle ruspe raccoglievano ciò che dei pini rimaneva una volta caduti a terra, i vigili urbani verificavano i permessi della ditta, peraltro tutti in regola, in attesa di un sopralluogo anche da parte del Corpo Forestale.
Disperazione. «Abbiamo saputo cosa stava accadendo quando ormai lo scempio era stato già compiuto» dice Salvatore Lihard, del citato Coordinamento, mentre la notizia viene diffusa tra gli ambientalisti via sms. Il vento solleva la polvere e la segatura derivata dal taglio, il sole illumina l’area che prima, per decenni, era stata il regno incontrastato dell’ombra. A dar voce agli alberi ci sono soltanto i volantini affissi ovunque col celebre dipinto dell’«Urlo» di Munch, passato da cartello dell’espressionismo nordico a quello di denuncia ambientalista.
Spiazzati. «Cosa faremo adesso? - si chiede Federico Antinori della Lipu - Faremo tesoro di questa esperienza per tentare di salvaguardare altre zone verdi dell’isola e in pericolo. Qui al Casinò non possiamo purtroppo fare più nulla, ma smentisco categoricamente chi va dicendo che gli ambientalisti hanno avvallato il progetto perché si realizzasse l’opera tra i pini anziché nel giardino del Casinò vincolato dal Palav. Tutti volevamo, se proprio fosse stato necessario, che il quarto Palazzo del cinema e dei congressi finisse altrove e non qui. Ma ora i problemi sono dei politici locali che hanno promosso questo scempio, il cui comportamento sarà preso in considerazione dai cittadini alle prossime elezioni».
Accuse. E Paolo Fumagalli, uno dei promotori della protesta ambientalista rincara: «Mi chiedo perché si sia dovuti arrivare a questo disastro. Le 2.600 persone che hanno firmato la petizione manifestavano il loro dolore per questi alberi. Adesso compreremo azioni della Carive per poter dire la nostra e mettere i bastoni tra le ruote al sindaco Massimo Cacciari nella vendita dell’ex Ospedale al Mare, visto che alcuni padiglioni sono lasciti di fondazioni e per i quali non era previsto il cambio d’uso». Ieri sera riunione d’urgenza del Coordinamento ambientalista per decidere le prossime mosse.