loader
menu
© 2024 Eddyburg
Ernesto Sebastiano; Milanesi Canetta
A gonfie vele sul Canal grande
29 Ottobre 2009
Vivere a Venezia
Un’altra delle forme con le quali il turismo ingrassa pochi portafogli e accresce il degrado di Venezia e il disagio dei veneziani. Il manifesto, 28 ottobre 2009

Inquinano più di una colonna di tir, oscurano il profilo della città. Sono le navi che attraccano a Santa Marta, caricano migliaia di villeggianti e si fanno trainare fino all'Adriatico. Veri e propri residence galleggianti, dove a fare la parte degli immobiliaristi ci sono gli armatori. Ecco cosa si nasconde dietro il primo homeport d'Europa

Oscurano il profilo della città più bella del mondo. Fanno «saltare» le televisioni nelle case. Innescano un piccolo tsunami nel bacino San Marco. E assorbono l'elettricità dei sestrieri. Oltretutto, inquinano peggio di una colonna di Tir in tangenziale. Le gigantesche navi da crociera sono un business per Venezia. Attraccano a Santa Marta, caricano migliaia di passeggeri nella città-galleggiante e si fanno trainare dai rimorchiatori fino all'Adriatico. Andata e ritorno: uno "spettacolo" mozzafiato per chi sta a bordo; una "tortura" senza fine per i veneziani.

È l'ultima frontiera del turismo di massa nella città-cartolina per antonomasia. Un viaggio con vista sul Canal Grande con un ticket che non contabilizza però l'impatto reale dei nuovi Titanic. Ingegneria navale applicata all'immobiliarismo da residence. «Bestioni» lunghi 300 metri, alti 50, con cabine attrezzate per almeno 3.000 passeggeri, supermercati, casinò, piscine, palestre e sale cinema e ascensori panoramici. Atmosfere da sogno con i ponti illustrati da Milo Manara e le copie del Caffè Florian, come a bordo della Costa Atlantica. Scafi da 90 mila tonnellate governati da un equipaggio di oltre mille uomini e gestiti da un "reggimento" di cuochi, medici, camerieri e uomini della security. Una città nella città che salpa e attracca, da sponde sempre più ormeggiate sul filo del rasoio. Dietro le turboeliche del denaro ci sono armatori che pagano profumatamente servizi portuali e tasse d'ogni genere perché Venezia non ha prezzo nell'immaginario dei croceristi (16% americani, un quarto italiani, il resto europei con gli spagnoli in crescita).

Crociere sempre a gonfie vele, tanto che il terminal della laguna si prenota come primo homeport d'Europa. Intanto, diventa l'undicesimo scalo turistico al mondo: nel 2008 un milione 215.088 passeggeri; quest'anno si registra un incremento del 15%. Significano 2 milioni di bagagli movimentati, 33 mila persone nel picco stagionale e circa 35 mila auto in sosta nei piazzali dell'isola del Tronchetto. Tradotto alla cassa, vuol dire un giro d'affari da 220 milioni di euro all'anno.

Una partita che sembra giustificare la "stazza" del faraonico investimento per il nuovo bacino Sant'Angelo: 100 milioni di euro per una futuristica stazione marittima a ridosso del Canale dei Petroli. Nel progetto, 5 mila metri quadri chiusi da una "sponda" lunga mezzo chilometro. Dovrebbe essere pronto nel giro di tre anni. Servirà a far attraccare le future Queen Mary, veri e propri "incrociatori" in grado di movimentare 10 mila passeggeri "a toccata". Nel conto dell'espansione ci sono anche 50 milioni di euro per il potenziamento tecnico dello scalo e altri che 17 permetteranno il riatto di due terminal e la posa di una passerella mobile al terminal Isonzo.

Le crociere d'oro, però, sono come un maremoto. Tanto che il mareografo sul campanile di piazza San Marco è tutt'altro che serenissimo. Registra puntualmente le «scosse» ogni volta che le navi attraversano il bacino da Sant'Elena alle Zattere, e viceversa. E perfino il PM10 oscilla verso l'alto quando i mega-comignoli sbuffano smog nel cielo della laguna.

I veneziani che abitano a Dorsoduro, lungo il canale solcato dai giganti del mare, hanno dichiarato guerra alle grandi navi. «Devastano rive, fondamenta e fondali. Spostano enormi masse d'acqua che poi vanno a scaricarsi direttamente sulla città». E' la denuncia del Coordinamento dei comitati di quartiere di Santa Marta, Castello e Sacca Fisola. Sotto accusa (oltre al micidiale effetto "risucchio e pistone" amplificato dalla stazza delle navi), soprattutto gli energivori motori diesel da 50 mila kilowatt: rimangono accesi 24 ore al giorno per alimentare gli impianti e la frenetica vita di bordo.

Così la centralina Arpav installata sull'isola di Sacca Fisola, a 200 metri dalla stazione marittima, rileva valori di particolato maggiori di quelli registrati ai bordi della tangenziale di Mestre. E all'Agenzia per l'ambiente ammettono senza difficoltà che il traffico portuale nei moli è responsabile della diffusione del 10% del totale dell'emissioni di micropolveri dell'intera provincia. «Pensare che quel "mostro" del Marco Polo, il terzo aeroporto d'Italia per volumi di traffico, emette "solo" lo 0,5 % del Pm10 del veneziano» fanno notare gli abitanti delle zone esposte.

Un dislocamento più che ingombrante, non solo nelle darsene. Anche perché i transatlantici ormeggiati in laguna non chiudono gli occhi nemmeno di notte. I radar installati nelle plance automatizzate emettono senza sosta potenti radiazioni elettromagnetiche. Non servono sofisticati strumenti di rilevazione per misurare gli effetti delle antenne navali: è sufficiente entrare in uno dei "casermoni" di Santa Marta dietro alla vecchia stazione marittima dove non si riceve nemmeno il segnale Rai.

Ma il pericolo maggiore è che questo spicchio di laguna si trasformi presto in un vero e proprio braccio di mare: «Per far transitare le navi da crociera bisogna scavare i fondali, in aperto contrasto con la legge speciale di salvaguardia di Venezia. C'è il rischio di scuotere tonnellate di fanghi inquinati, scarti di lavorazione delle industrie del Petrolchimico» precisano al comitato. Respingono la monetizzazione del primato marittimo veneziano: «L'autorità portuale vorrebbe costruire un muro di separazione tra le banchine e il quartiere di Santa Marta. In cambio, offre al Comune il tradizionale piatto di lenticchie». Nella fattispecie, un migliaio di posti auto nella nuova rimessa d'appoggio del traffico passeggeri programmata dagli ingegneri del Porto.

Per far quadrare il pesante cerchio, si profila una tassa sul traffico navale: una sorta di risarcimento per riparare i danni dell'onda del turismo che si abbatte su rive e fondazioni tutelate dalla Soprintendenza veneziana. E c'è chi teme il patto tra Comune e i napoletani della Msc-crociere, prima compagnia nel Mediterraneo: oltre 200 mila euro per sponsorizzare il Carnevale e la promessa di utilizzare carburante "verde" durante la navigazione nel bacino San Marco.

A Venezia la battaglia contro le grandi navi non è pregiudiziale: «Non siamo contro le attività turistiche o portuali. Ma a favore della costruzione di un avamporto in mare. Come hanno fatto le autorità dei maggiori scali marittimi inseriti nei grandi agglomerati urbani, e come da tempo richiesto dalla municipalità di [Venezia-]Murano-Burano in un ordine del giorno votato dal Consiglio. Intanto bisogna imporre al naviglio di ogni dimensione e genere il divieto di usare i generatori di bordo durante la sosta in banchina, e contemporaneamente allestire appositi attracchi a Porto Marghera».

A primavera, a Venezia si vota. Massimo Cacciari, sindaco-filosofo ormai più che deluso dal Pd, ha annunciato da tempo l'intenzione di chiudere con Ca' Farsetti. Il centrodestra accarezza l'idea di "riconquistare" il potere come ai bei tempi del pentapartito: si vocifera la candidatura a sindaco del ministro Renato Brunetta (ma anche del governatore Giancarlo Galan). La nave del PdL è pronta ad abbordare il municipio, buttando definitivamente a mare ciò che resta del centrosinistra.

ARTICOLI CORRELATI

© 2024 Eddyburg