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Eddyburg
7 giorni per distruggere
6 Giugno 2007
In giro per l'Italia
Questo articoloè un S.O.S. per evitare un disastro che sta per compiersi al Senato. Perciò lo anticipiamo qui: uscirà sul n. 21 della rivista Carta il 9 giugno 2007

Zone industriali dappertutto, in barba alla pianificazione urbanistica e territoriale: questa è la nuova razzìa di ciò che resta del Belpaese che sta per scatenarsi. Primo responsabile l’on. Capezzone, complici i parlamentari che hanno approvato la proposta di legge alla Camera, e quelli che stanno per approvarla al Senato, dove il provvedimento è approdato col n. 1532.

L’hanno soprannominato “un'impresa in 7 giorni”. Se il provvedimento passerà per costruire gli edifici necessari per una qualsiasi attività produttiva in materia di beni e servizi basterà presentare la domanda allo “sportello unico” comunale. La ricevuta della domanda costituisce titolo edilizio. Se l’area non è considerata idonea per quella attività dallo strumento urbanistico (è area agricola, o per attrezzature pubbliche, o residenze o altro), basta che comunque rispetti le normative ambientali e quelle relative ai beni culturali. Viene convocata la conferenza dei servizi che entro sette giorni modifica lo strumento urbanistico! Se poi c’è contrasto con le normative specifiche di tutela ambientale o culturale l’attesa del privato è appena un po’ più lunga, ma l’esito è sicuro: il privato dispone la convocazione della conferenza di servizi, e se c’è l’opposizione di uno dei suoi membri che rappresenta competenze statali decide il governo. Questo ha trenta giorni di tempo per decidere: se non decide, la licenza di uccidere si intende concessa.

Numerosi parlamentari hanno firmato proposte di legge che si propongono di restaurare l’autorità pubblica e restituire razionalità al governo del territorio, dichiarando la rilevanza del “principio di pianificazione”. Cinque proposte di legge in materia giacciono nei due rami del Parlamento (in un’attesa che speriamo non diventi letargo). Chiediamo almeno ai firmatari di quelle proposte come mai sia passato sotto il loro naso un provvedimento così distruttivo senza che l’opinione pubblica ne sia stata informata, senza che ci sia stato il segno d’una qualche opposizione. Il nostro timore che l’urbanistica neoliberista avesse già vinto, che la sconfitta di Berlusconi fosse stata una vittoria del berlusconismo, si rivela sempre più fondato. Speriamo di sbagliare.

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