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Marco Guerzoni
2. «Tendência não és destino»
24 Settembre 2005
La seconda puhntata di "Curitiba, la città che non potrebbe esistere". Un appuntamento settimanale, in presa diretta per Eddyburg dal Brasile (24 settembre 2005)

Chi conosce da dentro la vicenda urbanistica di Curitiba fa risalire l’inizio di questa storia al mandato di Ivo Arsura Pereira, eletto sindaco della città nel 1962. Con l’inizio della sua amministrazione vennero prese decisioni fondamentali per il futuro: si considerò superato il precedente Piano Urbanistico (il Piano Agache), anche a fronte dei nuovi e irrisolti problemi che stavano affliggendo la città (la mancanza di case per i nuovi immigrati, l’emergenza legata agli insediamenti clandestini, le frequenti inondazioni, il degrado del sistema viario sotto la pressione di una crescente motorizzazione); venne creata l’URBS, una società a capitale misto che inizialmente avrebbe dovuto occuparsi delle urbanizzazioni primarie della città, ma che in seguito divenne elemento chiave dell’intero processo di pianificazione; per la prima volta nella storia del Brasile venne indetta una gara d’appalto nazionale per selezionare l’impresa che si sarebbe occupata dell’elaborazione del Piano.

Con non poche difficoltà politiche e organizzative, a fronte delle sei offerte presentate, venne affidato il compito di elaborare il nuovo piano di sviluppo della città alla società “Serete” di San Paolo .

Non si trattò però di un semplice incarico ad uno studio privato, come comunemente avviene nella pratica urbanistica: l’affidamento dei lavori prevedeva infatti due vincoli del tutto inusuali per l’epoca. Il primo imponeva che all’elaborazione del Piano partecipasse un Gruppo Locale di Accompagnamento, composto dai tecnici provenienti dai diversi settori del Comune (il Dipartimento di Urbanistica, l’URBS, il Dipartimento per le Opere Pubbliche ecc.). Il secondo vincolo era invece legato all’oggetto stesso dell’incarico: non si voleva un Piano definitivo, un “pacchetto completo e chiuso”, ma un Piano che segnasse le grandi scelte strategiche e rimanesse aperto per una discussione collettiva sulla sua specificazione di dettaglio.

Entrambi i vincoli dell’incarico affidato alla società “Serete” erano quindi palesemente orientati ad iniziare un percorso e non solo a produrre un Piano. Si può dire che in questo modo si inizia a concepire il Piano come processo, perché già il primo atto conteneva l’apparato genetico che avrebbe poi consentito l’attuazione e la manutenzione del Piano stesso. Ed è proprio il Gruppo di Accompagnamento Locale il nucleo dal quale, qualche anno più tardi, sarebbe gemmato l’IPPUC. Un gruppo al cui interno lavorava un giovane Ingegnere, che legò indissolubilmente il suo nome a Curitiba: Jame Lerner.

Nel giugno del 1965 l’elaborazione del Piano Urbanistico Preliminare era conclusa. La proposta era quella di ribaltare completamente l’assetto concentrico della città proposto dal precedente Piano, e di procedere invece con uno sviluppo lineare, fondato su “assi strutturali”, dove si sarebbe dovuta concentrare la maggiore offerta di trasporto pubblico e di servizi, per incentivare l’addensamento abitativo; si dovevano poi costruire delle vie a traffico ridotto di connessione tra questi assi; infine andavano chiuse e pedonalizzate le principali aree centrali della città. Al disegno viario – elemento portante del Piano – venne affiancata una robusta normativa sull’uso del suolo, che consentiva maggiori indici solo in corrispondenza degli assi strutturali e selezionava rigorosamente le funzioni da insediare nel rispetto della capacità di carico delle attrezzature collettive previste, del sistema della viabilità e di quello della mobilità pubblica. Si propose di dotare la città di un sistema di parchi, in tutta la cintura periferica, flagellata dall’abusivismo di necessità (vere e proprie favelas) nato in corrispondenza dei corsi d’acqua (insediamenti quindi soggetti a frequenti inondazioni) garantendone la connessione privilegiata con il trasporto pubblico. Si diede infine vita al progetto per la Città Industriale di Curitiba (CIC), che doveva accogliere quegli investimenti internazionali capaci di “modernizzare” l’economia della Capitale rispondendo alle crescenti necessità occupazionali, promuovendo una aggressiva campagna di marketing che faceva leva proprio sui caratteri peculiari della nuova Curitiba: l’elevata dotazione di servizi, di trasporto pubblico, di infrastrutture ecc.

In queste scelte preliminari era chiaro il disegno strategico: dare massima priorità (e dunque competitività) al trasporto pubblico; disincentivare l’utilizzo dell’automobile; stimolare i cittadini a frequentare il centro cittadino a piedi. Insomma, si stava pensando ad una città a misura d’uomo e non di automobile. Un progetto “umanistico” che sarebbe durato per oltre 35 anni.

La discussione pubblica del Piano si avvia nel luglio del 1965, dichiarato dal sindaco “Mese dell’Urbanismo”. Vengono convocate assemblee pubbliche con le categorie della società civile organizzata, con e forze economiche, e anche con i settori organizzati delle classi popolari, sotto lo slogan “Curitiba di Domani”.

Si trattò di una discussione vera, a volte aspra, dalla quale emersero molte proposte, alcune che ben si integravano con il Piano Preliminare, altre pericolosamente divergenti. Ma alla fine della discussione, con una serie di proposte accolte (per esempio quella di rafforzare l’identità del centro storico), prevalsero le opzioni di appoggio alla proposta del nuovo assetto cittadino. Il progetto poteva dunque procedere.

Si trattava a quel punto di dargli le “gambe operative”, anche per fugare le preoccupazioni espresse da chi lo riteneva un Piano di difficile o impossibile attuazione. Il Sindaco, in chiusura del “Mese dell’Urbanismo”, dichiarò che sarebbe sorto un nuovo assessorato, con il compito di attuare e gestire il Piano: nasce così l’Assessorato per la Ricerca e la Pianificazione Urbana di Curitiba, che qualche mese più tardi sarebbe divenuto l‘IPPUC, acquisendo maggiore autonomia amministrativa e finanziaria, con un consiglio di amministrazione molto singolare (e apprezzato anche in futuro), composto dal Sindaco, dal Presidente del consiglio Comunale, dai rappresentanti dei principali dipartimenti comunali, dal direttore dell’URBS, da quello della Compagnia per le Case Popolari, oltre che da quattro membri della direzione esecutiva dell’IPPUC. Alla guida di questo nuove istituto venne collocato un giovane tecnico che aveva partecipato a tutte le fasi di elaborazione del Piano: Jame Lerner, che qualche anno più tardi sarebbe diventato sindaco di Curitiba e poi Governatore del Paranà.

Qui a Curitiba non è possibile parlare di urbanistica, frequentare convegni e seminari sulla pianificazione della città, senza udire il nome di quest’uomo, che ha portato la cultura urbanistica nelle sfere del potere politico curitibano prima e nazionale poi.

Rafael Dely, un protagonista di quegli anni creativi, apre i suoi seminari con un incipit che è uno degli slogan di Lerner: «Tendência não és destino». Il futuro va progettato.

(2-Continua)

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