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VENEZIA. L’assessore licenzia i suoi tecnici. «Non intendo più rinnovare il contratto all’Osservatorio Casa», dice Roberto D’Agostino, responsabile dell’assessorato alle Politiche abitative di Ca’ Farsetti. Non si placa la polemica sui dati diffusi dall’Osservatorio.

«Gli alloggi fatti in convenzione con i privati a prezzo agevolato non sono stati venduti», avevano scritto.

Il motivo? La mancanza di informazione, così le case a prezzo agevolato sono rimaste invendute. «Falso, falso», si infiamnma D’Agostino, «è incompetenza tecnica o stupidità, le cause sono altre. I prezzi sono saliti adesso, siamo arrivati a un divario insanabile tra domanda e offerta». Una reazione durissima. Forse perché D’Agostino come assessore ai Progetti speciali era stato il promotore del progetto Judeca Nova, la demolizione della Junghans e le nuove costruzioni affidate ai privati e poi vendute. Un nuovo pezzo di Giudecca con supermercato, case dello studente e alloggi di lusso, dove è andato ad abitare anche il sindaco Paolo Costa. Ma lo scontro è sulle case a prezzo agevolato. Lo studio dell’Osservatorio, coordinato da Anna Renzini, aveva segnalato la carenza già tre anni fa. Le nuove case a prezzo ridotto non si vendono, né allo Stucky né all’ex Junghans. «Ma non è vero che non abbiamo fatto pubblicità», dice D’Agostino, «hanno sbagliato e basta. Che Forza Italia possa fare polemica posso capirlo, ma i miei uffici senza nemmeno avvisarmi, questo no». I tecnici evitano la polemica. Rispondono che i dati erano stati chiesti dalla presidente del Consiglio Mara Rumiz dopo un’interrogazione dell’opposizione.

Lo scontro continua. E sullo sfondo rimane l’emergenza abitativa, niente affatto rislota. Sono ripresi gli sfratti, mezza città è stata trasformata in affittacamere e appartamenti per turisti senza alcun freno, le case in affitto non si trovano in più. La società Abitare spa, appena varata tra le polemiche, si ritrova una situazione ferma da anni. Sarebbero almeno duecento gli alloggi comunali inutilizzati o in precarie condizioni. Un numero sufficiente a garantire la sistemazione alle famiglie colpite da sfratto. Perché non si interviene? «E’ un aspetto che voglio chiarire», promette D’Agostino, da due anni assessore succeduto a Michele Mognato e Giuseppe Santillo, «il Comune dispone di 5 mila alloggi, l’Ater di altre 8 mila. Se ci aggiungiamo quelle degli anti arriviamo a 15 mila, una cifra che dovrebbe garantire altrettante famiglie e risolvere il problema. Poi stiamo varando la grande operazione per i 1500 alloggi a Sant’Elena». Intanto però l’emergenza non si ferma. Gli affitti sono inavvicinabili, e la polemica sulla casa scuote il Palazzo. L’assessore ha annunciato l’intenzione di «licenziare» la struttura dell’Osservatorio, attiva dal 1993.

La notizia sul rapporto dell'Osservatorio casa al Consiglio comunale è qui

Forza Italia ha attaccato il Comune per il sostanziale fallimento dei grandi e strombazzati progetti di edilizia convenzionata, risoltisi in un flop per i cittadini e in un affare per le imprese esecutrici, ma dietro ai dati forniti da Cesare Campa, Michele Zuin, Paolo Dall'Agnola si nasconde un piccolo giallo. Una misteriosa fuga di notizie.I numeri forniti da Forza Italia, infatti, escono nientemeno che dalla relazione conclusiva fatta dall'Osservatorio Casa su richiesta del consiglio comunale, che il 23 febbraio scorso, su proposta della stessa presidente, Mara Rumiz (Ds), aveva sollecitato con un ordine del giorno votato all'unanimità un'analisi dei risultati ottenuti dalla vendita di alloggi a prezzo convenzionato.Solo ieri, però, la relazione è stata distribuita dalla Rumiz ai capigruppo, agli assessori competenti, alla Settima commissione consiliare Casa, e dunque chissà attraverso quali vie Forza Italia ne è venuta anticipatamente in possesso, trasformando un atto istituzionale in occasione di attacco politico.

Sia come sia, la relazione dell'Osservatorio Casa è davvero impietosa per il Comune e per l'assessore alla Pianificazione strategica, Roberto D'Agostino, che è stato il padre dei grandi progetti di edilizia convenzionata. Tutti tre alla Giudecca, nelle aree Junghans, Molino Stucky, Tappetificio Gaggio.

JUNGHANS-Il progetto (realizzato dal Consorzio Judeca Nova) prevedeva la costruzione di 174 alloggi, dei quali 137 destinati alla vendita a prezzo convenzionato e 37 destinati alla locazione, sempre a canone convenzionato.L'intervento ha avuto un costo di oltre 100 miliardi di lire, di cui 20 miliardi finanziati dal Cer (Comitato edilizia residenziale), e 2,5 finanziati dalla Regione. Il prezzo di vendita in edilizia convenzionata era fissato in 3 milioni e 400 mila lire al metro quadrato commerciale, e era riservato a residenti, o a persone che si fossero obbligate a trasferire residenza o lavoro a Venezia, e che già non possedessero alloggi adeguati. La società era impegnata a mantenere l'offerta convenzionata per 6 mesi, dopo di che avrebbe potuto vendere senza vincoli al prezzo di libero mercato. Per la locazione, Judeca Nova si era impegnata a mantenere l'offerta dei 37 appartamenti per 8 anni, potendoli vendere anche prima degli 8 anni al prezzo di 3 milioni e 600 mila lire al metro quadrato ma trasferendo però all'acquirente i contratti di locazione, che dunque erano e sono obbligati.

A consuntivo, sono stati venduti a prezzo convenzionato solo 80 dei 137 alloggi previsti, e tutti i 37 appartamenti destinati all'affitto sono invece stati venduti. L'Osservatorio Casa non ha ancora potuto verificare se vi siano dei contratti d'affitto in essere (c'è il rischio di contratti "famigliari", tali cioé da aggirare i vincoli della convenzione rispettandoli nella forma), ma per Judeca Nova, avendo rinunciato all'esenzione del pagamento della concessione edilizia a suo tempo concesso dal Comune, sono decadute le prescrizioni relative ai prezzi massimi di vendita.

Gli avvisi di vendita spettavano al Comune, che tra ottobre e novembre '97 ha curato 6 uscite sulla stampa locale e 2 su un quotidiano nazionale per il primo lotto di 40 alloggi. Per il secondo lotto (52 alloggi) ci sono state 3 uscite sulla stampa locale e 2 su un quotidiano nazionale nel marzo del '99, mentre per il terzo lotto (12 alloggi) ci sono state 3 uscite sulla stampa locale a dicembre '99.

MOLINO STUCKY -Il progetto prevedeva la costruzione di 94 alloggi (già completati) nell'area del Molino e di 41 alloggi di prossima realizzazione nell'area della Scalera Film, e il 50 per cento della superficie residenziale complessiva doveva essere venduto al prezzo di 3 milioni e 550 mila lire al metro quadrato commerciale, con gli stessi vincoli del progetto Junghans ma con diritto di prelazione al Comune. Di fatto, gli alloggi riservati alla vendita convenzionata sono stati 34 sui 94 del primo lotto. Venduti? Solo 2! L'avviso di vendita spettava alle società (Molino Stucky Spa, Finplan Srl, Emilio Trevisan Srl, con apposito ufficio presso la House Deal Consulting Srl) che vi hanno provveduto con una (!) pubblicazione sui giornali locali e su un quotidiano nazionale il 17 febbraio 2000.

I 34 alloggi vincolati probabilmente non esauriscono il previsto 50 per cento della superficie totale, ma la quota può essere recuperata col lotto Scalera.

TAPPETIFICIO GAGGIO -Il progetto prevedeva la vendita di 12 alloggi sui 27 complessivi al prezzo convenzionato di 2 mila euro al metro quadrato, e il bando, scaduto il 5 giugno e pubblicizzato dal Comune con un passaggio sul Gazzettino e nel proprio sito Web, ha avuto una tale rispondenza che ora il Comune è in difficoltà perché dovrà prevedere, a posteriori, dei criteri per selezionare le oltre 100 domande. Le richieste di acquisto dovevavo venire indirizzate alla Casimiro Gaggio Srl, ma la società ha girato gli interessati a un'agenzia immobiliare che dà le informazioni col contagocce.

CONCLUSIONI -«Va fatto notare - riporta la relazione dell'Osservatorio, curata da Anna Renzini - come la mancanza di definiti strumenti di monitoraggio degli interventi non abbia permesso all'amministrazione di svolgere un ruolo più attivo rispetto alle modalità di attuazione delle convenzioni, all'analisi dei problemi che via via si manifestavano, alla ricerca in accordo coi privati di soluzioni che consentissero di avvicinarsi in misura maggiore ai risultati inizialmente previsti». Il Comune, insomma, non ha controllato né gestito i progetti, né si è riservato il paracadute del diritto di prelazione per l'acquisto o per l'affitto.

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