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Inseriamo di seguito i sommari dei contributi sui lemmi Città e potere, Spazio/Sfera pubblico e privato; Diritto alla città, che saranno sinteticamente illustrati nella lezione. In calce è scaricabile il testo integrale del primo e del secondo contributo, in formato .pdf

CITTÀ E POTERE

VERSO IMMAGINARI E PRATICHE (CONTRO) EGEMONICHE

1. Potere, (contro)-egemonia, biopotere

Potere politico; Egemonia e contro-egemonia; Resistenza e contestazione; Il potere dell’ideologia e della parola; Biopotere; Dal potere alla potenza

2. Città e sistema capitalistico

Processi sociali e città; Capitalismo e città industriale; Capitalismo e città postfordista; La città nel progetto neoliberista; Contraddizioni del capitalismo e dello spazio; La città come strategia di classe; Lo spazio come “strumento” della società disciplinare; Di fatto, frammentazione; Potere, sapere e urbanistica; Ideologia (discorsi) e norma.

3. Pratiche e immaginari contro-egemonici

Immaginari e pratiche socio-spaziali; Dialettica tra egemonia e contro-egemonia; Immaginari e pratiche socio-spaziali contro-egemoniche; La costruzione di spazi pubblici contro-egemonici.

SPAZIO/SFERA PUBBLICO E PRIVATO

1. Cenni etimologici e alcune definizioni iniziali.

Pubblico; Privato; Collettivo/comune.

2. Evoluzione del rapporto pubblico/pruvato

Polis; Res publica; Medioevo;Sociale vs Politico; La sfera pubblica moderna; Privato vs Sociale; Mercato e Democrazia; Regressione del pubblico e mix pubblico/privato.

3. Sfera pubblica

Definizioni; Nascita e declino della sfera pubblica; Caratteristiche, articolazioni e relazioni con lo spazio pubblico.

4. Spazio pubblico

Spazio della vita collettiva; Spazio dove si produce sfera pubblica; Spazio intenzionale, regolato vs Spazio non intenzionale, non mediato, anarchico; Spazio di rappresentazione; Spazio del conflitto e delle differenze; Cenni al ruolo degli spazi pubblici nella storia; Tre criteri per analizzare lo spazio pubblico; Trasformazioni dello spazio pubblico nel neoliberalismo.

5. Sfera pubblica, Spazio pubblico e Democrazia

6. Proprietà pubblica, Privata, Collettiva

Proprietà pubblica; Proprietà privata; Proprietà collettiva

CENNI AL DIRITTO ALLA CITTA’

1. Diritti dell’uomo

Origini; Diritti di seconda generazione; Diritti di terza generazione; Diritti di quarta generazione

2. Il diritto alla città

Origini della rivendicazione del diritto alla città; Il diritto di partecipare e di appropriazione di Henry Lefebvre; L’utopismo dialettico di David Harvey; Diritto alla città e spazi pubblici in Don Mitchell; I movimenti urbani e le carte internazionali; Slogan o immaginario?.

LETTURE CONSIGLIATE



In particola modo per gli studenti non presenti lo scorso anno consiglio di leggere il mio contributo, qui allegato “Linguaggio, Discorso e Potere”, scaricabile in calce (anche pubblicato in Alla ricerca della città vivibile, Alinea, in corso di stampa).

Inoltre consiglio di rileggere la Costituzione della Repubblica italiana

COMUNITÀ

1. Il significato del concetto di “comunità”

2. Gli studi di comunità

3. La comunità e la nozione di “rete”

4. Tracce di comunità nella città contemporanea

5. La comunità negata

6. Osservazioni conclusive: tre idee di comunità oggi

Dall’affermazione di un diritto alla deriva operativa.

I cosiddetti “standard urbanistici”, fissati con il decreto ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444, costituiscono il principale strumento attraverso il quale la pianificazione urbanistica assicura l’esistenza, all’interno delle città, di spazi pubblici e d’uso pubblico in misura sufficiente. La loro introduzione nella legislazione urbanistica si inquadra all’interno di un’ampia concezione dell’urbanistica pubblica che, a partire dagli anni ’80, ha conosciuto un progressivo declino.

La necessità di realizzare opere e servizi riducendo i costi per le pubbliche amministrazioni, indotta dalle politiche nazionali di bilancio, si è tradotta nella progressiva rinuncia al governo pubblico della costruzione della città. Delegando all’iniziativa privata le decisioni sulla localizzazione delle opere, sulle funzioni da insediare, sul disegno e sull’assetto degli spazi, si sono traditi lo spirito e le finalità del decreto ministeriale del 1968, anche rispettandone formalmente i contenuti. Analoghe ragioni giuridiche e contabili spingono per una sostanziale equivalenza tra attrezzature private di uso collettivo (strutture sportive, ricreative e assistenziali e simili) e attrezzature pubbliche, contribuendo ulteriormente alla progressiva privatizzazione degli spazi.

Riportare lo spazio pubblico al centro della pianificazione

La pianificazione ha tra le sue finalità principali quella di rendere effettivo il diritto agli spazi pubblici (componente fondamentale del diritto alla città di cui ha parlato Ilaria Boniburini nella prima giornata della scuola). Per svolgere questo compito è necessario innanzitutto recuperare – in chiave necessariamente aggiornata – il concetto di standard urbanistico, battendosi contro la deriva a cui assistiamo quotidianamente. Tuttavia, il modo in cui la pianificazione urbanistica si occupa degli spazi pubblici non si esaurisce nell’applicazione delle disposizioni ministeriali. Le radicali modificazioni nell’assetto e nel funzionamento delle città e i nuovi fabbisogni determinati dai cambiamenti sociali ed economici, rendono necessario un ripensamento complessivo. Vogliamo focalizzare l’attenzione su tre temi, a nostro avviso cruciali, che la pianificazione urbanistica potrebbe trattare con molta più incisività di quanto non faccia ora.

Oltre gli standard: tre questioni cruciali

Beni comuni e fruizione collettiva. Gli spazi pubblici attrezzati costituiscono un tassello di un più ampio sistema – esistente in nuce in tutti gli insediamenti – costituito da risorse ambientali, paesaggistiche, sociali e infrastrutturali che possono essere fruite dai cittadini. Tanto più la società e le abitudini mutano rapidamente, quanto più è importante mantenere un legame con il patrimonio che ci deriva dal lavoro congiunto di natura e storia. Nel nostro paese, in particolare, la fruizione dei beni culturali e ambientali può essere ritenuta un elemento peculiare della dimensione pubblica, attraverso il quale rafforzare l’idea stessa di cittadinanza.

Lo spazio pubblico nella città esistente. Poiché riteniamo essenziale arrestare la dilatazione degli insediamenti, dobbiamo affinare e rafforzare il modo di intervenire all’interno della città esistente, riqualificando e recuperando alla fruizione collettiva i luoghi degradati, sottoutilizzati, congestionati, recintati, privatizzati. Un compito che richiede una migliore comprensione del modo di fruire la città da parte dei cittadini, con particolare riferimento alle nuove generazioni e ai nuovi abitanti; per tali ragioni, i piani urbanistici devono costituire la premessa e l’inquadramento di politiche urbane intese come sequenze organizzate di iniziative (materiali e immateriali, sui luoghi e sulle attività sociali), da accompagnare con grande attenzione nel loro sviluppo temporale.

Lo spazio pubblico nella città dello sprawl. La dilatazione e dispersione degli insediamenti connotano negativamente la “provincia” italiana. Rispetto ad altri contesti internazionali, tuttavia, possiamo parlare di un’urbanità deformata, ma non cancellata nei territori dello sprawl: beni comuni e un tessuto molto diffuso di attrezzature e servizi di prossimità sono ancora riconoscibili, seppure soffocati nel magma di costruzioni che ha invaso le pianure, le coste e i fondovalle. In queste aree a bassa densità di popolazione, provincie e associazioni di comuni possono promuovere forme di pianificazione coordinata e di gestione condivisa degli spazi pubblici e dei beni comuni, orientando la loro azione lungo una direzione lungamente evocata a parole (il concetto di rete è tra i più usati e abusati nella pianificazione) ma ancora largamente inesplorata nelle pratiche.

Si consiglia la lettura di alcuni brani del libro di E. Salzano, Urbanistica e società opulenta, Laterza, Roma.Bari 1969, da tempo esaurito ma disponibili in eddyburg, e precisamente:

Capitolo VII, Ambiguità della città opulenta, i paragrafi 2, 8, 9

Capitolo VIII. La cultura urbanistica di fronte alla città opulenta, i paragrafi 5, 6, 7

La posizione e il lavoro fatto dall' dall’UDI (Unione Donne Italiane) emergono dalla presentazione di Baldina Di Vittorio Berti del convegno “Obbligatorietà della programmazione dei servizi sociali in un nuovo assetto utbanistico”, organizzato dall'UDI a Roma, il 21-22 marzo 1964, e dalla relazione di Elena Caporaso, nel file in formato .pdf scaricabile in calce (mancano due pagine della relazione Caporaso).

Si consiglia la lettura della relazione di Giovanni Astengo al medesimo convegno.

Per l'intervento delle organizzazioni del movimento operaio nella vertenza per la casa, i servizi, la città, il territorio e lo scioero generale del 19 novembre 1969 scaricarre il file in calce.

Sono scaricabili qui sotto, in formato .pdf, i seguenti testi di cui è consigliata la lettura:

1) Zygmunt Bauman, Homo Consumens, Erickson, Gardolo (TN) 2007. Alcune pagine

2) Zygmunt Bauman, La solitudine del cittadino globale, Feltrinelli, Milano 2004. Capitolo 1, "La solitudine del cittadino globale"

3) Emanuele Sgroi, La città del XX secolo: il successo infelice. Dal volume: Enciclopedia italiana. Eredità del Novecento, Enciclopèedia Italiana Treccani , 2001, pp. 1050-1068

Schema della lezione

1. Un lessico di guerra - assedio, tradimento, cattura, saccheggio, distruzione - si addice allo spazio pubblico, bersaglio e bottino di grandi campagne di conquista da parte di potenti alleanze (partnerships), alla quali si è opposta una scarsa e poco armata resistenza.

L’impiego di termini bellici, e lo spostamento del punto di vista che deriva dal mettere a fuoco lo spazio pubblico come obiettivo di guerra, suggerisce l’urgenza di una ricognizione dei danni e delle vittime e della realistica valutazione delle possibilità di porvi rimedio (riconquista, ricostruzione).

Induce a riflettere sul fatto che la riconquista dello spazio pubblico, e in genere dei beni comuni, è un’operazione difficile e che può essere intrapresa solo se si verificano alcune precondizioni, cioè se tale spazio esiste ancora, se la comunità alla quale è stato sottratto è consapevole di essere stata saccheggiata e intende ingaggiare una lotta per reimpadronirsene, se tale comunità dispone delle forze e delle armi necessarie all’impresa.

In molti casi la risposta a questi tre quesiti è negativa. Innanzitutto, lo spazio pubblico ha subito trasformazioni fisiche e giuridiche difficilmente reversibili. Se era inedificato è stato riempito di manufatti, ed in ogni caso vi si sono indirizzati investimenti che ne hanno mutato il valore di mercato. Ma ancor più negative, a mio parere, sono le prospettive di riconquista, se si esamina l’atteggiamento delle comunità che, attraverso i loro rappresentanti eletti, non solo non si sono opposte, ma hanno incoraggiato e apprezzato la cessione dello spazio pubblico.

2. Chi vince la battaglia dell’informazione vince la guerra, sostengono gli analisti militari, ed in effetti le ben orchestrate campagne per convincerci che “privato è bello” sono una prova dell’efficacia dell’infowar.

Il marketing immobiliare ed i piani strategici comunali condividono linguaggio e obiettivi, col risultato che chi vuole impadronirsi dello spazio pubblico non deve nemmeno lottare per prenderselo. Diffondendo l’immagine dello spazio pubblico come sinonimo di degrado, spreco, insicurezza, l’aggressore conquista “gli animi e i cuori” di coloro che si appresta a depredare inducendoli a rallegrarsi per l’opportunità di liberarsi di un onere improduttivo.

Esercizi per le vacanze

Se smascherare il tradimento è la prima ineludibile operazione per la riconquista dello spazio pubblico, piuttosto che letture di testi accademici, suggerirei agli studenti di esaminare i programmi dell’amministrazione della loro città, evidenziando la perdita di spazi pubblici che ne è derivata e confrontando le reazioni della stampa e dei cittadini.

Ecco un elenco di letture introduttive al tema dello spazio che mi paiono anche ‘compatibili’ con il peso massimo consentito per la valigia delle vacanze…

Marc Augè, Il bello della bicicletta, Bollati Boringhieri, 2009;

Gilles Clément, Manifesto del terzo paesaggio, Ed. Quodlibet, 2005;

Giancarlo Consonni, La difficile arte . Fare città nell’era della metropoli, Maggioli Editore, 2008;

Massimo Ilardi e Enzo Scandurra (a cura di) , Ricominciamo dalle periferie, Manifestolibri, 2009.

Per chi ama la letteratura, suggerisco : Walter Siti, Il contagio, Mondatori, 2008, un approfondimento di spessore antropologico ed emotivo notevole, stimolato dal testo di Ilardi e Scandurra che riporta una intervista all’autore.

Suggerita la lettura di:

Vezio De Lucia, In morte del "Progetto Fori", da: Un italiano scomodo. Attualità e necessità di Antonio Cederna, a cura di Maria Pia Guermandi e Valeria Cicala, Bononia University Press, Bologna 2007.

Il testo in formato .pdf è scaricabile in calce

Schema della lezione

  1. Cenni di storia urbanistica di Caserta e inquadramento territoriale dell’area
  2. Storia dell’area macrico
  3. L’inizio della vicenda con la dismissione da parte del Ministero della Difesa
  4. Costituzione del comitato di associazioni e della lista civica: un esempio di democrazia partecipata
  5. Attività del comitato e lancio con Italia Nostra della campagna di acquisto del macrico:
  6. il premio Villirillo di Cittadinanzattiva
  7. Il lavoro dentro le istituzioni: il film “I have a green”
  8. Inserimento del macrico nel programma per i 150 anni dell’unità d’Italia
  9. Situazione attuale: risultati e prospettive.

Letture consigliate

Leggere su eddyburg i seguenti articoli:

Macrico: Un parco diventa siimbolo del riscatto del Sud

La mobilitazione popolare salverà il Parco di Caserta

Paesaggio italiano aggredito: che fare

Macrico verde? No, asfalto e cemento

Un parco di palazzi per i cittadini di Caserta

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