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Il 6 aprile scorso con l'articolo di Antonio Perrotti avevamo commemorato il terremoto dell'Aquila del 2009, denunciando gli errori compiuti nella ricostruzione e la campagna mediatica di assoluzione a tutte le inadempienze, gli imbrogli, gli errori strategici, che vengono rappresentati come degli effetti collaterali di una grande e positiva ricostruzione.

Il 24 agosto scorso ricorrevano i tre anni dal sisma del centro Italia, con epicentro ad Amatrice e Accumuli: i resoconti negativi di ricercatori e attivisti si ripetono nell'inerzia delle istituzioni. Un terzo delle macerie ancora in situ, la ricostruzione pubblica non ancora iniziata, quella privata si riduce a poche unità, e solo un terzo delle richieste di fondi pubblici presentate sono state accolte, sostanzialmente assente il sostegno socio-economico alle popolazioni.
Segnaliamo a questo l'ultimo numero di Left (23 -29 agosto 2019) che raccoglie una serie di articoli sulla mancata ricostruzione in corso da una parte e l'operato delle Brigate di solidarietà attiva che insieme a quello di comitati locali e piccole associazioni di resistenti si sono organizzati per fronteggiare i problemi e lottare contro l'abbandono e lo spopolamento.
A febbraio su eddyburg abbiamo anche presentato una proposta: Prevenzione sismica: un impegno inderogabile contenente le linee generali per una strategia per la riduzione del rischio dovuto ai terremoti, perchè questo non può essere considerato un emergenza, in quanto la pericolosità sismica del nostro territorio è ben documentata. (i.b.)
Fonte: immagine tratta da Left.


La frase iniziale riprende un commento di Enrico La Porta, in occasione dei sette anni dal sisma, riportato nell'articolo di Serena Giannico "L'Aquila sette anni dopo: un terremoto infinito" pubblicato sul Manifesto.
La foto è di Mauro Baioni.

Segnaliamo l'iniziativa dell'associazione Bianchi Bandinelli, L'Aquila come prima, peggio di prima, con le considerazioni di Vezio De Lucia e una mappa, assai esplicativa, prodotta da Andrea Giura Longo e Monica Cerulli.



Fonte: dati dall' earth observary e fao, l'immagine da aljazeera

L’Europa trabocca di istituti di credito, ristoranti biologici e vecchi monumenti trasformati in resort. È invece povera di centri di formazione per la cittadinanza, di scuole innovative, di istituti culturali d’eccellenza che siano liberi, multidisciplinari (dalla crisi attuale si esce solo con un approccio capace di intrecciare un vero dialogo tra scienziati, umanisti, artisti, economisti, politologi), e abbastanza ricchi di risorse da diventare influenti. Se Matera, naturalmente a modo proprio, sarà in grado di preparare e raccogliere una sfida di questa portata diventerà uno dei centri di gravità del continente, non solo per il 2019.

Nicola Lagioia, la Repubblica, 16 gennaio 2019, p.27

Infaticabile e convinta ricercatrice, già premio Ferraro e Marie Curie, dopo il dottorato a Roma Tre aveva condotto studi e interventi a Columbia, New York e Cornell, Ithaca, le università di Weimar, Ginevra e Leicester. Solo di recente selezionata per concorso a Roma Tre, aveva appena preso servizio come docente e ricercatrice. Ostinata e incrollabile, ha svolto una vita attiva e produttiva in Italia e all'estero, senza nulla cedere ai rituali di sfiducia, qualunquismo o estetizzazione. Criticamente attenta, pronta a sporcarsi le mani, ha catalizzato intorno alla sua ricerca numerosi reti professionali e militanti.
La sua infaticabile e incrollabile fiducia nella necessità di mettere in rete sensibilità e intelligenze l’ha portata nel tempo a circondarsi di esperienze, persone, contenuti, contributi. Tutti coloro che hanno avuto la possibilità di incontrarla e percorrere con lei un tratto del suo cammino sono rimasti contagiati dal suo entusiasmo. Negli anni più recenti Sandra si è impegnata con generosità nel costruire laboratori per provare a conoscere e condividere strumenti pratici di resistenza agli sfratti a livello internazionale. Si era concentrata sulla produzione di un manuale di autodifesa, prendendo il meglio dalle diverse esperienze che era riuscita a raccogliere e coinvolgere attorno a sé. Il suo interesse partiva da una richiesta semplice, fondamentale in quanto assente, di unire risorse e soluzioni a problemi comuni ai popoli e alle città europee e non solo. Una impresa molto difficile, ma anche rispettosissima delle differenze delle esperienze coinvolte e senza alcuna pretesa di completezza, nella convinzione che la ricerca possa e debba dare un contributo sostanziale nelle questioni di giustizia sociale.
Sandra avrebbe compiuto 40 anni domani. Lascia una bimba di un anno e mezzo e il suo compagno, Elena e Francesco, e un incredibilmente folto e sgomento gruppo di amici.

Alice, Carlotta, Claudia, Claudia, Mara, Viola, Viviana





Fonte: Scatto di Mustafa Hassouna della Turkey's Anadolu Agency del 22 Ottobre, presa da Aljazeera. (i.b.)

Basandosi su decine di milioni di record, l'Eviction Lab della Princeton University ha pubblicato la prima serie di dati sugli sfratti in America, risalente al 2000. Ne emerge che la maggior parte delle famiglie povere spende oltre la metà del suo reddito per l'affitto, con una su quattro che spendono oltre il 70% del proprio reddito solo in affitto e servizi pubblici. I redditi per gli americani di modesti mezzi sono diminuiti mentre i costi delle abitazioni sono aumentati vertiginosamente. Solo una su quattro famiglie che avrebbe diritto ad accedere a programmi abitativi a prezzi accessibili ottiene qualsiasi tipo di aiuto. In queste condizioni, è diventato più difficile per le famiglie a basso reddito tenere il passo con i costi di affitto e di servizio, e per un numero crescente di loro lo sfratto è una minaccia reale e continua.
Fonte: Nell' immagine Julie Holzhauer dopo lo sfratto subito nel 2011. Foto di John Moore / Getty Images tratta dal sito dell'Eviction Lab, fondato dal sociologo Matthew Desmond, che ha vinto il premio Pulitzer nel 2017 per il suo libro «Evicted: Poverty and Profit in the American City». (i.b.)

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