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© 2024 Eddyburg

Ha toccato tutta la tastiera delle professioni dell’urbanista. Ha lavorato in un’azienda privata (la Beni Stabili, dalla quale si dimise quando capì che il più alto stipendio che gli avevano proposto avrebbe corrisposto a un suo ruolo di “facilitatore” di affari nei confronti delle amministrazioni comunali), funzionario pubblico (come giovane architetto vincitore di concorso al Ministero dei lavori pubblici all’inizio della sua carriera e come direttore generale, fino a quando il ministro Prandini lo rimosse), ha lavorato come eletto (consigliere regionale nel Lazio, consigliere e assessore comunale a Napoli), consulente di amministrazioni comunali, provinciali e regionali (in numerose città e territori del Lazio e della Toscana e in Emilia Romagna), membro attivo, da militante o da dirigente, in numerose associazioni della società politica e di quella civile (dal PCI a Italia Nostra, per esemplificare sui due versanti), ha lavorato infine come giornalista, pubblicista, saggista. Scrive bene, con chiarezza e semplicità. Il suo Se questa è una città è forse, tra i libri italiani dell’ultimo ventennio, quello che ha insegnato più urbanistica ai non urbanisti. È anche per questa sua qualità che l’ho pregato di scrivere sistematicamente per i frequentatori di Eddyburg, ma soprattutto per lo spessore delle sue esperienze e il rigore delle sue posizioni culturali.

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