Libertàgiustizia, 6 maggio 2016 (p.d.)
Più di settantaduemila sono i firmatari dell’appello lanciato dal fisico Giorgio Parisi attraverso Change.Org, “Salviamo la ricerca italiana” (vedilo qui).
Anche noi, nel nostro piccolo, di petizioni ne abbiamo lanciate due, entrambe corredate da una dozzina di primi firmatari che sono fra i migliori o più noti “umanisti” del nostro paese.
La prima (vedila qui) a sostegno delle denunce di Elena Cattaneo e Giovanni Bignami relative al metodo seguito dal Governo per il megafinanziamento decretato a favore della ricerca biomedica e destinato a creare nell’area Post Expo un polo di ricerca biomedica, Human Tehnopole: un metodo di arbitraria erogazione di denaro pubblico a un ente chiamato a sostituirsi a una tanto desiderata e ancora inesistente Agenzia Generale della Ricerca – ma nel peggior modo possibile: assegnando denari e collaborazioni col metodo dei phone calls al posto dei public calls, nella più completa assenza di trasparenza, competizione e valutazione oggettiva dei meriti. E nel silenzio del ministro che, vedendosi palesemente ignorato e aggirato, constatando anzi la sorprendente sfiducia nelle istituzioni pubbliche competenti, avrebbe dovuto come minimo dimettersi, e invece ha agito quasi di conserva con il Presidente del Consiglio, nominando lo scorso febbraio un fisico sperimentale di tutto rispetto, il Professor Massimo Inguscio (classificato solo terzo a pari merito nella top list dei candidabili) alla Presidenza del CNR. La quale, sfortunatamente per lui, è anche la Presidenza della Commissione Nazionale per l’Etica della Scienza. Una disciplina, l’etica pubblica, con la quale il prof. Inguscio non sembra intrattenere buoni rapporti, come non li intrattiene forse con ogni tipo di regole, come mostra l’ormai tristemente nota dichiarazione pubblica che abbiamo ripreso da ROARS, e che ha suscitato la nostra seconda petizione, altrettanto ben fornita di primi firmatari d’eccellenza, una richiesta di immediate dimissioni. Entrambi gli appelli hanno ottenuto migliaia di contatti e complessivamente centinaia di adesioni. Una lettera che li raccoglieva è stata inviata al Ministro Giannini.
Risultato? Silenzio dal lato delle istituzioni; ma anche un gran discutere e confrontarsi, finalmente, anche fra umanisti e scienziati, nella nostra piccola comunità. Al punto che alcuni hanno scritto, a nome della sezione italiana dell’EMBO (i biologi) una lettera al Ministro, che anche noi abbiamo ripreso (vedila qui); e a loro, a quanto pare, Il Ministro ha risposto, chiedendo di incontrarli.
Sarebbe bello se, preparandosi all’incontro, leggessero le limpide perplessità espresse ancora una volta da Elena Cattaneo su “Repubblica” (leggi qui): ma come è possibile che il ministro della Ricerca definisca l’Agognata Agenzia Nazionale della Ricerca “Un altro carrozzone” inutile, dimostrando lo stesso disprezzo che il suo Presidente del Consiglio ostenta nei confronti di tutte le istituzioni di garanzia e di controllo, quelle che, come le “soprintendenze” lo “Sblocca Italia” dovrebbe rottamare? Guai se questo incontro fosse l’anticamera di un ennesimo accordo particolare: “imbarcate anche noi”.
Del resto se si seguono gli aggiornamenti sulla pagina dell’appello di Giorgio Parisi, non sembra che le nostre ragioni, che sono assolutamente universali e in questo senso “assolute”, con buona pace del Prof. Inguscio che sui “principi assoluti” ci sputa, perché non sono “costruttivi”) siano finora state ascoltate. Ragione di più per continuare, imperterriti e pacati, a snocciolarle. L’Università, la Ricerca SIAMO NOI! Noi universitari e ricercatori, certo, ma anche e forse soprattutto noi cittadini, a beneficio dei quali, e di ogni donna e uomo capace di libertà e pensiero su questa terra, la ricerca e l’istruzione esistono. Perché forse c’è un punto che gli stessi filosofi non sottolineano mai abbastanza, un punto che ostinatamente ignorano le corporazioni, le consorterie, le baronìe residue convertite prosperando nei mestieri più rampanti dei politicanti. Anche cercare la verità è promuovere giustizia, è promuovere anzi il bisogno più alto della persona libera, pensante e capace di autonomia. Anzi: il bisogno di verità è il gradino più alto del bisogno di giustizia. E’ per questo che il linguaggio degli Inguscio tanto profondamente ci disgusta, e ci avvilisce.
Nell’ambito della preparazione alla manifestazione del 7 maggio a Roma, segnaliamo il seminario organizzato da Silvia Ginzburg per lunedì 2 maggio, presso l'Università di Roma Tre, dal titolo "La storia dell’arte e la riforma Franceschini: ragioni di un conflitto".
Lunedì 2 maggio 2016
Università Roma Tre – Dipartimento di Studi Umanistici
via Ostiense 234, aula 10
14.00-14.10
Silvia Ginzburg, Laura Iamurri (Università Roma Tre)
Presentazione
14.10-14.30
Donata Levi (Università di Udine)
Memoria e conservazione del patrimonio nella storia dell’arte in Italia
14.30-14.45
Laura Cavazzini (Università di Trento)
Tutela è conoscenza
14.45-15.00
Daniele Benati (Università di Bologna)
Paolo Uccello a Bologna
15.00-15.15
Giovanna Sapori (Università Roma Tre)
Pittori fiamminghi a Roma
15.15-15.30
Giovanna Capitelli (Università della Calabria)
Acquisti di opere d’arte per i musei: il caso della Galleria Nazionale d’Arte della Calabria di Palazzo Arnone
15.30-15.45
Andrea De Marchi (Università di Firenze)
Santa Maria Novella com’è, Santa Maria Novella com’era: gli studi, il pubblico e la “valorizzazione”
15.45-16.00
Matteo Lafranconi (Azienda Speciale Palaexpo − Roma)
Mostre e musei: quale buona pratica?
16.00-16.15
Barbara Cinelli (Università Roma Tre)
Stazione di partenza: la contemporaneità
16.15-16.30
Corinna Giudici (Polo Museale dell’Emilia Romagna)
16.30-16.50
Flavio Fergonzi (Scuola Normale Superiore)
Il Novecento nella forbice tra opere e teorie
16.50-17.15
Tomaso Montanari (Università di Napoli “Federico II”)
La fine del modello italiano di tutela. E la parte nostra
17.15-19.30
Discussione
Il manifesto, 29 aprile 2016 (p.d.)
La verità però ormai purtroppo è sotto gli occhi di tutti, comprovata ed esibita dall’ultima brutale ondata di arresti al Cairo tra i quali, oltre al consulente della famiglia Regeni, Ahmed Abdallah, anche quello di una giornalista egiziana che non aveva creduto alla versione del regime sull’uccisione dei rapinatori accusati del rapimento di Giulio. Per questo in molti, dal senatore Luigi Manconi a Ilaria Cucchi che ha lanciato una petizione su Change.org, chiedono che dopo il richiamo per consultazioni dell’ambasciatore ora il governo muova altri passi senza ulteriori indugi.
Per il presidente della commissione Diritti umani del Senato non rimane che dichiarare l’Egitto paese non sicuro, e così la pensano anche molti europarlamentari italiani del gruppo socialista che già da settimane premono in tal senso sulle istituzioni europee.
Ieri invece Ilaria Cucchi ha lanciato una petizione al governo italiano per ricordare ciò che accomuna le vicende di «Giulio Regeni, Giuseppe Uva, Federico Aldrovandi, Riccardo Magherini» e di suo fratello Stefano, «morto tra sofferenze disumane quando era nelle mani dello Stato e, soprattutto, per mano dello Stato». «Stiamo chiedendo all’Egitto verità per Regeni. Dobbiamo farlo. Ma ricordiamoci che lo facciano dall’alto del fatto di essere l’unico Paese d’Europa a non avere una legge contro le brutalità di Stato – scrive Ilaria Cucchi chiedendo di firmare su Change.org – La Corte di Strasburgo ha già condannato l’Italia per gli orrori del G8 di Genova nel 2001. E ci ha imposto l’introduzione del reato di tortura nel nostro codice penale. Che aspettiamo?».
Anche le manifestazioni del Primo Maggio organizzate da Cgil, Cisl e Uil in alcune città italiane ricorderanno Regeni. In particolare, al ricercatore friulano sarà dedicato il tradizionale corteo di Cervignano, così come nel suo nome si sfilerà anche da Trieste a Gradisca d’Isonzo fino a Pordenone.
«Da questa terra di lavoro un soffio di libertà», è lo slogan scelto dai sindacati della provincia di Udine che mette insieme la richiesta di «verità e giustizia per Giulio» con i diritti dei lavoratori (sui quali si concentravano gli studi di Regeni), ma anche con il tema di un’Europa «incapace di esprimere una politica comune di accoglienza di fronte a un’emergenza profughi». Un modo per ricordare che i diritti umani sono universali, oppure non sono.
Eddyburg ovviamente aderisce. Il manifesto, 29 aprile 2016
Primi firmatari
Bevilacqua Piero, Abati Velio, Accendere Pier Davide, Aragno Giuseppe, Attili Giovanni, Baldeschi Paolo, Battinelli Andrea, Belgioioso Giulia, Berdini Paolo, Betti Maria Pia, Bevilacqua Dario, Bianchi Alessandro, Bonora Paola, Brutti Massimo, Budinigattai Roberto, Carascon Guillermo, Carducci Michele, Cellamare Carlo, Cingari Salvatore, Ciuffetti Augusto, Collisani Amalia, Consonni Giancarlo, Cristaldi Flavia, Decandia Lidia, Di Siena Pietro, Drago Anna, Favilli Paolo, Fiorentini Mario, Fubini Lia, Gambardella Alfonso, Gattuso Domenico, Gisotti Marinella, Guermandi Maria Pia, Indovina Francesco, La Torre Gioacchni Francesco, Leder Francesca, Magnaghi Alberto, Marchini Luisa, Marson Anna, Massari Olga, Masulli Ignazio, Nassisi Anna, Olivieri Ugo, Pagano Giorgio, Pardi Pancho, Pasquale Riccardo, Riviello Annamaria, Pazzagli Rossano, Picone Mario, Poli Daniela, Ricci Cecilia, Rufino Annamaria, Ricci Cecilia, Saponaro Giuseppe, Saresella Daniela, Savino Michelangelo, Scandurra Enzo, Sciarrone Rocco, Siciliani de Cumis Nicola, Sylos Labini Stefano, Tonello Fabrizio, Tonon Graziella, Toscani Franco, Trane Franco, Vavalà Luigi, Villani Claudia, Vitale Armando.
Ulteriori adesioni possono essere inviate a:
Giovedì 28 aprile, ore 17,00, alla libreria Feltrinelli, via Vittorio Emanuele Orlando, Roma, Vezio De Lucia e Francesco Erbani presenteranno il loro libro dialogando con Alberto Asor Rosa, Edoardo Salzano e Walter Tocci
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Un commento di Mauro Biani alla proposta "umanitaria" di Renzi, per rinchiudere i profughi in più rigide barriere nei loro paesi, grazie a soldi versati dall'Europa ai governi corrotti
Caro eddyburg, oggi mentre leggevo il De Officiis di Cicerone, ho trovato questa frase "Atque utinam res pubblica stetisset quo coeperat statu nec in homines non tam commutandarum quam evertendarum rerum cupidos incidisset!" (Ah se fosse rimasta in piedi la repubblica nello stato in cui aveva cominciato ad essere e non si fosse imbattuta in uomini desiderosi non tanto di cambiare la situazione ma di sovvertirla!)
Strana coincidenza… in quel mentre il ddl Boschi sulla riforma costituzionale veniva approvato dalla Camera con 367 voti a favore e 7 contrari.
Con la sesta e ultima votazione il provvedimento, secondo quanto previsto dall'articolo 138 della Costituzione, non avendo ottenuto la maggioranza di due terzi dei componenti di ciascuna Camera, può essere sottoposto a referendum popolare, che si svolgerà in ottobre.
Laura Di Lucia Coletti, Venezia, 13 aprile 2016
DOMANI, DOMENICA 17 APRILE tutti alle urne, per salvare il mare e le coste dall'inquinamento e dal degrado, le pianure litoranee da inondazioni per abbassamento del suolo, la fauna marittima dalla scoimparsa, per avviare una politica di risparmio energetico, per colpire i governanti corrotti e il potere delle multinazionali del petrolio e del carbone, per contrastare chi lavora tagliare i lacci e i lacciuoli della democrazia