Huffingtonpost.it, 8 ottobre 2014
«Accelerare e semplificare la realizzazione di opere infrastrutturali strategiche, indifferibili e urgenti, nonché per favorire il potenziamento delle reti autostradali e di telecomunicazioni e migliorare la funzionalità aeroportuale; (...) la mitigazione del rischio idrogeologico, la salvaguardia degli ecosistemi, l'adeguamento delle infrastrutture idriche e il superamento di eccezionali situazioni di crisi connesse alla gestione dei rifiuti, nonché di introdurre misure per garantire l'approvvigionamento energetico e favorire la valorizzazione delle risorse energetiche nazionali; (..) la semplificazione burocratica, il rilancio dei settori dell'edilizia e immobiliare, il sostegno alle produzioni nazionali attraverso misure di attrazione degli investimenti esteri e di promozione del Made in Italy, nonché per il rifinanziamento e la concessione degli ammortizzatori sociali in deroga alla normativa vigente al fine di assicurare un'adeguata tutela del reddito dei lavoratori e sostenere la coesione sociale.»
Queste le circostanze straordinarie di necessità e urgenza riportate nel preambolo del decreto legge n. 133 del 2014 che ne giustificherebbero l'adozione. Un provvedimento vasto e complesso, composto da 45 articoli, per 'sbloccare' l'Italia. Sbloccare l'Italia. Abbiamo tutti la necessità di un forte cambiamento che ridia competitività al nostro Paese e crei occupazione, ma sono perplesso sulle soluzioni proposte in questo provvedimento perché siamo di fronte all'ennesimo intervento emergenziale, derogatorio ed eterogeneo con cui si bypassa il dibattito parlamentare.
La mia convinzione, basata anche sull'esperienza di 10 mesi di responsabilità istituzionale, è che se vogliamo realmente cambiare il Paese ingessato da una burocrazia che non risponde alle aspettative dei cittadini sia opportuno rivedere le procedure e le responsabilità. Ma sono convinto che occorra fare questo all'interno delle norme e non adottando come strumento di governo procedure d'urgenza che se da una parte possono accelerare i processi decisionali, troppe volte hanno dimostrato la loro fragilità e il pericolo di favorire la corruzione. Negli ultimi anni assistiamo ad una crescita sempre maggiore del ruolo del Governo nella legislazione con conseguente erosione delle competenze parlamentari. I dati sulla legislazione, in particolare la somma degli atti con forza di legge e dei disegni di legge di iniziativa governativa, mostrano un Governo dominus incontrastato della produzione normativa. Questo è un dato da non sottovalutare in un'analisi delle caratteristiche tipiche della normazione governativa, che sempre più appare insensibile alle regole di better regulation.
Lo 'Sblocca-Italia' risulta per molti aspetti un tipico esempio di cattiva legislazione. La carenza dell'istruttoria è testimoniata dall'assenza sia dell'analisi d'impatto della regolamentazione che dell'analisi tecnico normativa. Il mancato rispetto delle corrette procedure d'istruttoria può apparire un rilievo formale ma nella formazione delle leggi dello Stato la procedura è la garanzia del bilanciamento di interessi opposti, di democraticità e trasparenza delle scelte. Il decreto Sblocca-Italia non solo è stato approvato con un procedimento largamente derogatorio alle norme di better regulation ma dispone deroghe, talvolta rilevanti, al diritto vigente. L'urgenza non ha solo giustificato l'adozione di un decreto legge ma giustifica anche una serie di procedure abbreviate, di deroghe particolari e di nuove discipline da applicarsi in casi di urgenza.
Consapevole dell'incapacità della burocrazia di rispondere prontamente alle esigenze dei cittadini non posso però fare a meno di chiedere, a me stesso e al sistema politico, se siamo certi che la strada migliore per superare l'impasse sia aggirare, caso per caso, procedure nate per assicurare la ponderazione delle scelte. Perché non lavoriamo invece con coraggio per costruire un sistema semplificato, ragionato? Procedimenti certi, nei tempi e nei risultati, che possano applicarsi alla generalità degli interventi di cui il Paese necessita. Al contrario l'instabilità delle scelte fatte sull'onda dei casi singoli è testimoniata dalla continua modifica delle norme che spesso vigono solo per pochi mesi.
Sono convinto che se iniziassimo in Parlamento una discussione ampia e completa riusciremmo a dare risposte concrete in tempi brevi. Potremmo garantire la celerità dei procedimenti ma anche la certezza del diritto costruendo un sistema di regole che non ci costringerà più a disporre singole deroghe per raggiungere l'obiettivo più vicino. È in questo spirito che non condivido la natura e le finalità dello sblocca Italia, un provvedimento legislativo incautamente complesso, che deroga ma non chiarisce, tenta di semplificare ma produce stratificazioni normative e non tutela l'ordinamento e tutti gli interessi opposti all'urgenza. Quanto costa alla democrazia italiana una politica che interviene con un decreto legge di 45 articoli, relativi ad una pluralità di materie? In un bilanciamento di valori l'urgenza di intervenire può davvero prevalere sulla certezza del diritto e sulle procedure a tutela dei vincoli paesaggistici? È davvero necessario per 'sbloccare' l'Italia travolgere e stravolgere l'ordinamento con un provvedimento legislativo urgente di cui non si è valutato l'impatto e che il Parlamento discuterà in 60 giorni?
È necessario, a mio giudizio, legiferare per costruire un ordinamento stabile per il futuro, mentre è controproducente e miope regolare spinti dalla sola urgenza. Urgenza di intervenire che non può negarsi ma che deve essere affrontata con lungimiranza affinché il nostro Paese torni ad avere una visione di quello che sarà il nostro futuro.