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Vezio De Lucia
Le politiche per Roma di Antonio Cederna
19 Marzo 2016
Antonio Cederna
Presso il Salone Aldo Moro della Camera dei Deputati, l’Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli ha promosso una cerimonia in ricordo di Antonio Cederna a vent’anni dalla sua scomparsa. Pubblichiamo l'intervento introduttivo, tratto da

bianchibandinelli.it (m.b.)

“Ringrazio la presidente Laura Boldrini che dà prestigio alla nostra associazione con la cortesia della sua presenza. Ringrazio Walter Tocci che ha accettato di ricordare con noi Antonio Cederna, a vent’anni dalla scomparsa. Ringrazio quanti partecipano stasera alla nostra iniziativa. Ringrazio in particolare Desideria Pasolini dall’Onda che più di sessant’anni fece parte – con Giorgio Bassani, Elena Croce, Umberto Zanotti Bianco, Antonio Cederna e altri – del gruppo di benemeriti che fondarono Italia Nostra, per lunghi anni la più importante associazione ambientalista del nostro paese. (In verità Cederna, schivo come sempre, si tenne in disparte, e formalmente non figura fra i fondatori di Italia Nostra anche se ne è sempre stato l’ispiratore più importante).
Un mese fa, sabato 16 febbraio, abbiamo dedicato a Cederna un’indimenticabile passeggiata sull’Appia Antica, accompagnati da Rita Paris, Vittorio Emiliani e Giuseppe Cederna. Se i cittadini, non solo di Roma ma di tutto il mondo, possono godere di quello spazio sublime lo devono a Cederna che spese ogni sua energia per la salvezza dell’Appia. Uno spazio senza confronti, anzi l’unico confronto è con l’Acropoli di Atene, come ha scritto lo stesso Cederna.
In autunno, una terza iniziativa – curata da Giulio Cederna – riguarderà la presentazione di uno strumento navigabile e “interoperabile”, all’interno di una story-map dinamica dedicata alla ricostruzione delle principali tappe del lavoro e della vita del grande ambientalista. Come molti sanno, la splendida sede della soprintendenza archeologica di Capo di Bove ospita l’archivio di Antonio Cederna che la famiglia ha ceduto allo Stato. I circa tremila articoli disponibili presso l’archivio sono ormai tutti consultabili on line e, con il nuovo strumento che si sta mettendo a punto, consentiranno anche di costruire la carta dei luoghi di cui si è occupato Cederna e con che frequenza.
Stasera Walter Tocci ci ricorda Le politiche per Roma di Antonio Cederna (che era stato consigliere comunale e deputato di Roma). Mi pare evidente che ci interessa l’attualità del pensiero e dell’azione di Antonio Cederna. Cederna era un combattente, non subiva il fascino dell’Aventino, non si compiaceva di condannare e di esecrare, non amava isolarsi nello studio. Era invece attratto dall’agire collettivo, nelle associazioni, nei comitati, nella vita politica. Alla contundente efficacia di denuncia del suo giornalismo sapeva aggiungere, da militante ambientalista, una mirabile e concreta attitudine alla proposta, fino al disegno degli spazi (vedi l’Auditorium al Flaminio, o l’area archeologica centrale).
In questo sta l’attualità di Antonio Cederna. In una città come Roma che vive, ogni giorno di più, rassegnata e disincantata un terribile declino morale e culturale, conseguenza del malaffare e del malgoverno che hanno devastato la città, ricordare Antonio Cederna dovrebbe agire come una salutare scossa per restituire il senso dell’azione critica e dell’impegno, il gusto di partecipare alla costruzione del futuro. Di tutto ciò, che è la ragione della nostra iniziativa, parlerà Walter Tocci.
Mi fermo brevemente solo su un argomento. Chi mi conosce sa che sto per menzionare il Progetto Fori. Sono incapace infatti di pensare a Cederna senza abbinare la sua figura al Progetto Fori, e viceversa. D’altra parte, il più importante insegnamento che ho avuto da Cederna, è di non vergognarsi mai di ripetere le cose in cui si crede e che crediamo importanti, di sentirsi anzi obbligati a ripeterle senza preoccuparsi di apparire monotoni o noiosi. Non era solo una civetteria quando diceva che in tutta la vita aveva scritto sempre lo stesso articolo.
E in forza di quest’insegnamento ripeto anche stasera che il Progetto Fori è stata, in un secolo e mezzo di vita della capitale, la più straordinaria proposta di rinnovamento di Roma, non solo dal punto di vista dell’assetto fisico, ma anche dal punto di vista sociale e culturale. Del Progetto Fori – che da 35 anni è su un binario morto – vi dirà Walter Tocci che racconterà le vicende e ricorderà i protagonisti: Adriano La Regina, Giulio Carlo Argan, Leonardo Benevolo, Italo Insolera, Renato Nicolini. E soprattutto ricorderà la profonda, straordinaria, sorprendente intesa fra Cederna e il sindaco Luigi Petroselli.
Nel 1981, quando morì Petroselli, Cederna scrisse dello scandalo Petroselli, lo scandalo di un sindaco che credeva nell’importanza della storia nella costruzione del futuro. Ma non entro nel merito, il Progetto Fori lo ricordo per una ragione di stringente attualità. Mi riferisco al vivace dibattito in corso sulla valorizzazione del patrimonio archeologico. Valorizzazione che, negli ultimi tempi, è rivolta in maniera quasi esclusiva alla capacità dei beni culturali di rendere un utile economico. Anche le idee di Cederna e di Petroselli e dei protagonisti del Progetto Fori erano volte alla valorizzazione. Ma si trattava di un’altra valorizzazione, che rispondeva ai dettami di un’altra politica, una politica, aggiungo, concordemente condotta dallo Stato e dal Comune, anche se appartenevano a schieramenti politici contrapposti. Una politica che non si poneva il problema delle presenze turistiche e dell’utile economico, ma dell’utile culturale, dell’importanza dei beni culturali nella formazione di cittadini consapevoli. Una politica che voleva accorciare la distanza fra i cittadini romani, fra i borghesi del centro e i proletari e sottoproletari delle periferie. Una politica che voleva accorciare non solo i tempi di percorrenza, ma voleva anche – collocando i Fori Imperiali al centro della città moderna – ridurre la distanza fra i tempi della storia.
I meno giovani ricordano, nell’inverno 1980 – 1981, le domeniche pedonali lungo la via dei Fori Imperiali, una specie di estate romana in anticipo. Allora, per la prima volta, i cittadini, tutti i cittadini, ricchi e poveri, si sentirono eredi e custodi della loro storia.
Mi fermo. Da vent’anni ci manca Antonio Cederna. Ci manca il suo insistere che non esiste la civiltà moderna senza un rapporto vitale, non retorico, con la storia. E ci sentiamo obbligati a impegnarci perché Roma non dimentichi il suo esempio e le sue idee.
Walter Tocci è conosciuto da tutti e non devo presentarlo. Mi piace solo ricordare un stagione della nostra vita, a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta. Allora Antonio Cederna e io facevamo parte di un gruppo – posso dirlo? – di compagni (fra i quali, Piero Della Seta, Paolo Berdini, Giovanni Caudo, Paolo Grassi, Giancarlo Storto) che si incontrava per discutere ed elaborare proposte per Roma. Il nostro giovane leader era Walter che noi – anime innocenti – volevamo sindaco di Roma.”
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