Il 29 giugno del 1989 moriva Mario Melloni, il nostro Fortebraccio. Pubblichiamo una serie di suoi corsivi usciti su «l’Unità» e mai riediti in libri o raccolte.
La trovata
Quando il senatore Fanfani parla, e specialmente quando si rivolge ai giornalisti, non riuscite mai a capire se stia dettando un compito ai bambini della terza elementare o se reciti le parole di una epigrafe dedicata ai posteri. Lento e fatale, sono singolarmente suggestive le sue pause turgide di destino, durante le quali gli ascoltatori pensano intimiditi: «Adesso sta per dire eziandio», e si rallegrano in cuor loro per la sorte che li ha prescelti ad assistere a tanto evento, col solo rammarico di non avere portato le famiglie, cui sarà stata così sottratta una occasione forse unica, di entrare nella storia.
Certo, questo è un modo, forse non inabile, per fare apparire gravi le cose futili, e meditate quelle frivole, come la trovata di fare entrare in un eventuale governo a quattro i segretari dei partiti del centro sinistra in persona, a garanzia che le giunte verranno formate conformi al centro.
Si tratta di una pensata puerile, e in fondo, francamente irriguardosa, perché fondata sul presupposto che i cittadini dei comuni, delle province e delle regioni trascurino e addirittura rifiutino la spinta che muove dai loro interessi ideali e concreti per la ragione, figuratevi, che il segretario del loro partito è diventato ministro. «Noi vorremmo - pensa il senatore Fanfani che dicano i socialisti del comune X o della regione Y - costituire qui una amministrazione di sinistra. Sarebbe necessaria, utile, urgente, popolare, sentita. Ma abbiamo De Martino al governo: possiamo dare un dispiacere a Sua Eccellenza?».
A questi espedienti da minorati, sono ormai ridotti gli uomini del centro sinistra, avendo, manco a dirlo, un «Corriere della Sera» alle spalle che li approva. Ieri infatti Alberto Sensini, conte del Verano, lodava sul giornale lombardo, con mesto entusiasmo, la pensata fanfaniana, che è anche capace di avere successo. In questo caso sentireste Fanfani come lo annuncerebbe. Forse, avvicinandosi al microfono, lascerebbe capire che, modestamente, quaranta secoli lo guardano. Questo è vero: lo guardano e ridono.
Da «l’Unità» del 19 marzo 1970