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Giovanni Galloni
Chi può stare nel bipolarismo
27 Giugno 2006
Recensioni e segnalazioni
Le conclusioni della postfazione di Giovanni Galloni al bel libro di Giuseppe Chiarante (Tra De Gasperi e Togliatti, Carrocci, 2006, con prefazione di Rossana Rossanda) sono di particolare attualità e utilità in questi giorni

Mi sia consentito di aggiungere un breve commento. Queste Conclusioni mi sembrano utili per coloro che si accingono oggi ad affrontare il tema non facile del bipolarismo nella realtà del nostro paese.

Agli storici vorrei dare anzitutto un consiglio, quello di compiere l'analisi parallela delle coppie dei più famosi personaggi del nostro cinquantennio: la coppia De Gasperi-Togliatti e la coppia Moro-Berlinguer.

Sulla coppia De Gasperi-Togliatti andrebbe - a mio avviso - avviata la valorizzazione degli idonei documenti per ribadire come non sia possibile identificare De Gasperi semplicemente come leader del partito cattolico; Togliatti con il comunismo di Stalin. In ogni caso occorre tener presente che i due personaggi hanno dato vita a un "compromesso storico" costituzionale attraverso il referendum del 2 giugno 1946 e il voto dato quasi all'unanimità alla Costituente, il 27 dicembre 1947.

Sulla coppia Moro-Berlinguer un'attenta analisi su Moro (ma ritengo anche su Berlinguer) non conduce a individuare come punto d'incontro fra i due l'obiettivo del “compromesso storico” di governo ma la “democrazia compiuta”, e cioè la possibilità di dar vita a un’alternativa democratica che avrebbe consentito sia alla DC che al PCI la gestione responsabile di un esecutívo.

La condizione perché questa democrazia "compiuta" potesse attuarsi era che il partito della sinistra avesse acquistato nella politica estera una sua piena autonomia da Mosca e che i partiti democratici (si dichiarassero laici o a ispirazione cristiana) fossero stati capaci di attuare e rispettare in pieno i principi riformisti della Costituzione - cosa che di fatto già stava avvenendo con la DC di cui era diventato segretario Benigno Zaccagnini.

L'assassinio di Moro (del quale non sono ancora pienamente conosciute le cause) pose fine a questo disegno.

La storia, con il suo corso, ha fatto poi venir meno la rottura fra Est e Ovest allora esistente sul piano internazionale e che era il più evidente impedimento alla democrazia "compiuta" nel nostro paese.

In realtà, se prendiamo come simbolo il crollo del Muro di Berlino, dobbiamo dire che gli storici di domani non potranno non interpretare questo crollo come la fine dell'evo moderno e l'inizio dell'evo postmoderno (allo stesso modo in cui il 1492, e cioè la scoperta dell'America, è stato interpretato come la fine del Medioevo e l'inizio dell'evo moderno). Si spiega così come in Italia, con il crollo del Muro di Berlino, siano entrati in crisi tutti i partiti ideologici (sia quelli di massa sia quelli di opinione) che avevano partecipato nel loro complesso agli schieramenti antifascisti e che hanno contribuito a creare insieme la Repubblica e la Costituzione. Ma, contrariamente a quanto superficialmente è stato detto, non è venuta meno, con questo, la "prima Repubblica" e nemmeno se n'è formata una nuova perché i principi fondamentali della vecchia restano e le revisioni costituzionali finora proposte in Parlamento devono ancora passare il vaglio del referendum popolare.

Ecco dunque in che senso il racconto di Beppe Chiarante sulle sue esperienze giovanili nella DC di Bergamo, coincidenti nella sostanza con le esperienze da me vissute nella Dc antifascista di Bologna, sembra utile oggi nel momento in cui, superata, come sembra, la divisione del mondo fra Est e Ovest, ci dobbiamo accingere a costruire una democrazia che, per sua natura, coincida con l'interesse generale dell'unità dello Stato.

Ma bipolarismo e alternativa in che senso? Non nel senso che si possano rinnegare le conquiste fatte nelle battaglie a suo tempo vinte sul fascismo e sulla dittatura nazista, contro la quale hanno combattuto non solo tutti i partiti antifascisti italiani ma la gran parte degli Stati democratici del mondo, compresi gli Stati Uniti d'America e lo Stato comunista dell'URSS

Per questo non possono essere comprese nel bipolarismo e nell'alternativa democratica le forze che stanno fuori dell'unità degli Stati democratici. Non possono quindi rientrare nel bipolarismo quelle forze che, stante l'art. 139 della Costituzione, vorrebbero introdurre la revisione costituzionale sulla forma repubblicana, e anche quelle che mettono in discussione l'unità e l'indivisibilità della Repubblica (art. 5), i diritti inviolabili dell'uomo (art. 2), la pari dignità sociale e l'eguaglianza di fronte alla legge (art. 3) o non accettano il ripudio della guerra (art. 11).

Così come De Gasperi e Togliatti dichiararono, a partire dal 1948, che non potevano tornare indietro sulla Repubblica e sulla Costituzione, anche oggi le conquiste storiche dello Stato non possono essere rinnegate. La nostra Costituzione, come riconobbero in sede di sottocommissione dei 75 Dossettí e Togliatti nella discussione sull'art. 2, ha individuato principi nuovi, sia rispetto ai principi liberali che a quelli collettivistici. Non ci può essere alternativa fra le conquiste raggiunte dalla nostra Costituzione e ciò che è antecedente alle conquiste costituzionali stesse.

Oggi è dunque necessaria un'unità fra tutte le forze che vengono dall'antifascismo e dalla Resistenza, dalla Repubblica e dalla Costituzione. L'alternativa di governo in una repubblica parlamentare può esistere solo tra forze che si riconoscano nell'unità della Costituzione.

Questo è l'insegnamento che viene a Beppe Chiarante e a me dalla nostra esperienza giovanile. Oggi possiamo essere insieme sul terreno operativo per formare una maggioranza, solo se possiamo far parte di un'unità di governo che sia tutta intera all'interno della Repubblica e dei suoi principi costituzionali.

Qui la scheda editoriale del libro di Chiarante

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