Mio Presidente,
non riesco a essere a Roma mentre coloro che ti vogliono bene, festeggiano i tuoi novant’anni.
Eppure desidero esserci per l’affetto e la stima che mi legano a te da tanti anni.
Questo vincolo che mi onora e mi conforta, nacque al tempo della mia vicepresidenza alla Camera quando tu la presiedevi.
Mi ha colpito molto e mi è rimasto di esempio, il tuo scrupolo vero di mantenerti libero e al di sopra. Non posso dimenticare le lunghe sedute dei quattro vicepresidenti con te, affinché la delicata gestione della procedura che portò all’incriminazione di colleghi, non avesse oscillazioni sostanziali, sbavature, contrapposizioni incomprensibili e dannose.
E fu ammirevole il tuo impegno per dare ai Parlamentari ogni aiuto per una conoscenza sempre più profonda
Per una continua formazione che tenesse alta la statura di tutta la Camera e aiutasse ciascuno di noi a rispondere al meglio alle attese della gente che chiede sempre maggiore competenza e dignità nei propri eletti.
Ho tanto ammirato la tua cultura animata da una ricerca costante, inesauribile nel voler affrontare i temi essenziali della vita, i grandi interrogativi che nel corso dei secoli, hanno tormentato le intelligenze più forti e più assetate di verità e di giustizia.
Sì la giustizia, tema vivo nella parola dei politici, ma che pochi sentono come dovere di risposte tanto attese e che, mancando, solo a pochi, turbano la pace e la coscienza.
Quanto insegnamento!
Aggiungo un grazie particolare per quella emozione che ho provato più volte nell’ascoltarti come ricercatore dell’eterno, come chi con gli occhi dell’intelligenza e del cuore scruta l’infinito...
Un abbraccio, tuo Oscar Luigi Scalfaro