Terranuova online, 20 gennaio 2017 (c.m.c.)
«È mattina nel salone di meditazione, un raggio di sole illumina una vasca di rame al centro della stanza: acqua e fuoco, fiori e bastoni sono disposti armoniosamente. Iniziamo a mettere i cuscini sul pavimento, a formare un grande cerchio che contenga una trentina di persone. Stiamo preparando un LUMEN DAY, giornata periodicamente dedicata a prendere decisioni insieme, per il futuro del nostro villaggio.
L'immagine del cerchio di parola è affascinante, mi ricorda i film sugli indiani d'America o i documentari sulle tribù indigene che vedevo da piccolo. Questo riunirsi in cerchio, suggerisce da subito un'idea di uguaglianza tra persone responsabili; sedersi tutti per terra e in posizione scomoda allena la pazienza; guardarsi negli occhi permette di sentirsi unità; la parola che fa il giro del cerchio permette la partecipazione di tutti. In un'immagine sola sono racchiusi tanti elementi di un articolato processo decisionale chiamato "metodo del consenso".
Il metodo del consenso viene spesso utilizzato negli ecovillaggi e nelle piccole comunità intenzionali, ma anche in tante altre esperienze sociali che non comportano necessariamente la convivenza. L'obiettivo è arrivare a prendere decisioni condivise da tutti i componenti del gruppo.
Quello che voglio presentarvi è la nostra particolare esperienza maturata in LUMEN dopo più di vent'anni di convivenza. Così come lo intendiamo noi, il metodo del consenso stimola la responsabilità dei suoi componenti e richiede che vengano sviluppate alcune specifiche qualità umane. Oltre a quelle richiamate prima, è fondamentale imparare ad ascoltare.
Consenso deriva infatti dal latino cum sentire ovvero sentire insieme: stimola le persone ad ascoltarsi con attenzione, sia dentro che fuori. E questo è un vero e proprio lavoro interiore, poiché meccanicamente siamo portati a voler aver ragione e a non ascoltare le ragioni degli altri.
Il metodo del consenso aiuta a costruire decisioni migliori: trovando il consenso unanime vengono sostenute e applicate da tutti; sono migliori perché prendono in esame più punti di vista, tendono quindi ad essere più oggettive e lungimiranti; sono solide perché contengono in sé le soluzioni ai possibili ostacoli emersi durante il confronto allargato.
Inoltre, attraverso il confronto necessario alla loro elaborazione, contribuiscono al rafforzamento della comunità e alla crescita dei membri del gruppo.
E' possibile essere sempre tutti d'accordo?
Questa domanda mi è stata fatta più volte e nasconde spesso due sentimenti: incredulità e timore.
Siamo nati e cresciuti in un sistema dove è normale che la maggioranza "schiacci" la minoranza, dove l'obiettivo principale non è risolvere i problemi, ma vincere la competizione. Ed è così a tutti i livelli, dal Parlamento fino alla più piccola assemblea condominiale.
Questa abitudine al disaccordo induce a pensare che non sia concretamente possibile prendere decisioni in accordo con tutti. Nasce quindi il timore che il metodo del consenso in realtà nasconda una maggioranza persuasiva e una minoranza che tende a delegare e a conformarsi al gruppo, per timore di esporsi.
Il rischio che il metodo non funzioni è reale. D'altronde anche su un sentiero di montagna il rischio di cadere da un dirupo è reale: per tale ragione è fondamentale essere attenti e conoscere in anticipo i possibili pericoli del sentiero. Chi si fa male in montagna di solito sottovaluta i rischi. Lo stesso si può dire per il metodo del consenso: bisogna documentarsi, imparare da chi lo fa da anni e fare esperienza.
E alla fine, come in montagna, i risultati che si ottengono ripagano la faticosa salita.
Ecco 7 cose da mettere nello zaino prima di partire:
Per far funzionare al meglio questo processo, è opportuno che alcuni membri ricoprano ruoli specifici, così come è opportuno scegliere tecniche e strumenti adatti al tipo di gruppo e al tipo di decisioni da prendere».