In realtà Piscina una mappa dei luoghi di culto nella sua zona ce l'ha già. Ed è anche una mappa molto affollata, visto che quelli sui quali lui "governa" sono i quartieri più multietnici della città. Dunque chiede alla Regione di intervenire di "contrastare" la loro presenza che "crea problemi di sicurezza". Scrive Piscina all'assessora regionale alla Sicurezza, Simona Bordonali: "Pur sostenendo il principio della libertà di culto, riteniamo essenziale il rispetto delle normative esistenti che garantiscono la sicurezza di tutti i cittadini. Per tale motivo chiediamo all'assessorato che vengano contrastati i centri di culto irregolari, e quindi senza destinazione d'uso adeguata, presenti nel Municipio 2. Tali luoghi di culto non risultano a norma di legge e creano evidenti problemi di sicurezza (anche urbanistica) sia per chi li frequenta sia per i cittadini che vivono nelle immediate vicinanze".
Di seguito, un primo elenco dei "luoghi di culto irregolari":
- Moschea Bangladesh Cultural &Welfare association di via Cavalcanti 8;
- moschea di via San Mamete 76;
- moschea dell'associazione culturale Al Nur di via Carissimi 19;
- moschea Casa della Cultura islamica, Via Padova, 144;
- moschea Alleanza islamica d'Italia di viale Monza 50;
- moschea di via Arbe 93.
A queste aggiunge anche:
- la chiesa evangelica di via Teocrito 45;
- la chiesa cristiano copta di via Gluck 46;
- la chiesa evangelica cinese di via Antonio Fortunato Stella 2;
- la chiesa Unita Pentecostale Internazionale di via Carta 21;
- chiesa cristiana evangelica delle Assemblee di Dio in Italia di via Matteo Maria Boiardo, 10;
- la missione Evangelica Maranata D'Itália nella via Privata Pericle, 9.
Dura la presa di posizione spiegata in un consiglio di zona straordinario al quale è stata invitata anche l'assessora alla Sicurezza del Comune, Carmela Rozza: "Il Municipio 2 negli ultimi cinque anni è stato totalmente dimenticato sotto il profilo della sicurezza. I problemi sono conosciuti ormai da anni, ma l'amministrazione comunale nel recente passato non è mai intervenuta per tutelare i cittadini che, specialmente in quartieri quali ad esempio via Padova e stazione Centrale, hanno paura di uscire di casa, anche per la presenza dell'hub profughi di via Sammartini. Per tale motivo ci sembra
fondamentale mettere telecamere e riportare sia l'esercito, sia le forze dell'ordine e la polizia locale nelle strade delle periferie, dove sussistono i veri problemi. Importantissimo è in primis trasferire il comando zonale della Polizia locale all'interno del territorio del Municipio 2, dove ci sono i veri problemi dei cittadini, cercando possibilmente una sede lungo l'asse di via Padova". Che notoriamente è la strada simbolo della Milano multirazziale.