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Luciano Gallino
Misure poco eque la manovra è depressiva
4 Dicembre 2011
Articoli del 2011
Vindice Lecis intervista il sociologo del lavoro, molto critico sulla manovra Monti. La Nuova Venezia, 4 dicembre 2011

«Sono misure recessive che favoriranno la caduta della domanda e non affrontano, invece, la questione centrale della crescita e dell’occupazione». Luciano Gallino, sociologo del lavoro e autore di numerosi saggi sull’economia italiana e l’apparato industriale (ultimo libro profetico Finanzcapitalismo per Einaudi) critica come poco equa la manovra che il governo sta per varare. Anzi, su una questione centrale come quella previdenziale, si chiede perché si «intervenga con questa fretta e in questo modo». La riforma delle pensioni è comunque il capitolo più ambizioso. «Per come è stata presentata sembra esclusivamente un modo per recuperare soldi». Cominciamo dal limite dei quarant’anni di contributi. «Non è una parola magica, ma per molte categorie quel limite non può essere superato. Tra l’altro l’uscita dal lavoro in Italia è già in linea con i Paesi europei più avanzati. Il problema è un altro. E riguarda il bilancio dell’Inps». A cosa si riferisce? «Non si vede la ragione per intervenire con tanta fretta se si guarda all’ultimo bilancio dell’Istituto che vanta un attivo di 10 miliardi nella previdenza. Il passivo pesante è quello determinato dalle varie casse autonome che sono, quelle sì, un pesante onere per lo Stato. Inoltre l’Inps è gravato da numerosi interventi assistenziali non previdenziali. Senza quelli sarebbe in pareggio».

Come giudica l’ipotizzato aumento dell’Irpef sui redditi più alti? «I cittadini di Paesi come Usa, Francia o Germania, quando sono chiamati a fare sacrifici per sanare crisi, pur non create da loro, non si sottraggono. Ma, in Italia, questo ha il sapore amaro della beffa. Siamo infatti il Paese dove il 18% del Pil sfugge al fisco, in pratica si tratta di 120 miliardi evasi. E’ dunque vagamente offensivo chiedere sempre a coloro che hanno sempre dato. Molti di costoro, è vero, non soffriranno troppo dall’aumento dell’Irpef ma si tratta sempre di un accanirsi su chi paga regolarmente». Non c’è la Patrimoniale ma la tassa sul lusso per bilanciare l’Irpef. «Un contentino per dire che anche i ricchi sono colpiti. Per carità, va bene, ma sarebbe servita una patrimoniale sulle grandi fortune». Monti ha subito il veto di Berlusconi? «Berlusconi ha ancora un potere di veto alla Camera. E’ paradossale che uno dei più ricchi in Europa metta il veto sulla Patrimoniale»

In Italia ritornerà l’Ici: una tassa odiosa? «Fu un errore sopprimere quella imposta, un errore pagato dai cittadini che hanno avuto un netto peggioramento dei servizi pubblici comunali. Una sorta di Ici esiste in tutti i Paesi sviluppati, come imposta locale sulle case e anche imposta federale. Ripristinarla è per certi aspetti utile e aiuta i Comuni che sono ora costretti a tagli gravosi».

Complessivamente come giudica la manovra da 25 miliardi? «Priva di equità con molti dubbi sulla sua efficacia reale. Si tratta di un insieme di misure depressive che favoriranno la caduta dei consumi. Così non può affrontare il vero problema che è il lavoro. Anche alle aziende non credo basterà un’Irap più leggera».

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