Il sisma ha ucciso altri quattro lavoratori. I capannoni industriali sono crollati di nuovo in Emilia, dopo il secondoforte terremoto di stamane, dopo quello del 20 maggio, con epicentro stavolta nel modenese, a Medollae aMirandola, cittadina che proprio ieri aveva accolto le parole del capo dello StatoGiorgio Napolitano("Nessuno sarà lasciato solo").
Ad oggi, infatti, nella cittadina modenese, che diede in natali al celebre filosofo Pico, cento anni prima del più grande terremoto (nel 1.570) che si ricordi da queste parti, i danni stimati per 150 aziende dalle scosse di nemmeno dieci giorni fa superano i 600.000 euro, mentre 4.000 persone sono state messe in cassa integrazione. Tanti, troppi lavoratori lasciati a casa, in uno dei distretti più attivi nella regione e in Italia, cuore nazionale del biomedicale, assieme al ceramico.
Ma la natura non ascolta. E le nuove scosse di stamattina hanno fatto cedere altri capannoni come un castello di carta, provocando danni a molte strutture dell’area che saranno valutati con una maggiore puntualità solo nei prossimi giorni. Intanto la produzione di molte aziende è stata fermata e i lavoratori lasciati, precauzionalmente, a casa. A rischio i rifornimenti di prodotti ai pazienti per alcune patologie, in particolare la dialisi, secondo Stefano Rimondi, presidente di Assobiomedica.
Eppure il presidente di Confidustria,Giorgio Squinzi, oggi ha ricordato che questi capannoni non sono affatto di carta velina. Anzi. "Quelli nel settore della ceramica erano signori capannoni, costruiti con tutti i crismi. Quindi mi sembra che i crolli siano da attribuire alla fatalità", ha aggiunto.
Ma prendersela con il fato a volte non basta. Bisogna guardare alle leggi che lo Stato si è dotato per fare in modo che le case e le aziende resistano alle avversità della natura, come i terremoti e alluvioni. "Dal terremoto di San Giuliano di Puglia nel 2002, in cui crollò una scuola elementare, la legislazione si è evoluta divenendo estremamente rigida e più severa dal punto di vista antisismico per chi vuole costruire nuovi edifici", spiega a Panorama.itStefano Calzolari, ingegnere strutturista e presidente dell’ordine degli ingegneri di Milano.
"Ad oggi, insomma, se i capannoni sono tirati su rispettando le norme è quasi impossibile che crollino: ci sono precise indicazioni progettuali non solo per i capannoni, ma anche per le scaffalature, si pensi al caso delle forme di parmigiano andate rovinate nei giorni scorsi, che, se fatte bene e rispettando i criteri normativi, possono reggere alle scosse. Ma spesso molte imprese non lo fanno per ragioni di costi, senza contare che in Italia manca ancora una cultura della performance degli edifici”, aggiunge.
Dal decreto ministeriale del gennaio 2008, infatti, le strutture che ospitano attività industriali e artigianali devono essere costruite in tutta Italia, e non solo nelle aree considerate a rischio terremoto (l'Italia Peninsulare) rispettando precise norme antisismiche. “Il problema, quindi, è per le strutture precedenti, perché - conclude - sono fatte secondo valutazioni sismiche differenti e spesso non vengono ristrutturate, sempre per ragioni di costo. Ma se i crolli riguardano, invece, edifici più recenti, post 2008, allora significa che c’è stata una lacuna sia nell'esecuzione lavori sia nei successivi controlli da parte delle autorità".