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Alessandra Ziniti
Migranti, un’altra strage nel Canale di Sicilia
5 Maggio 2015
Articoli del 2015
«Dieci morti e seimila profughi soccorsi nel fine settimana, venti richieste di aiuto dalle imbarcazioni Stipate in un barcone ottocento persone. L'ammiraglio Angrisano: In mare c'è un popolo intero. Nei centri di accoglienza dell’isola è scattata l’emergenza». La Repubblica, 4 maggio 2015


Non succedeva da mesi. Un barcone è persino riuscito ad arrivare indisturbato fino al porto di Lampedusa, a “bucare” il via vai di soccorsi iniziato sabato mattina lungo il Canale di Sicilia. Quasi seimila persone soccorse in 48 ore, una ventina tra barconi e gommoni, dieci morti: alcuni di stenti, di sete, ustionati, trovati dai soccorritori sul fondo dei gommoni, tra i piedi dei loro compagni sopravvissuti, altri annegati in mare nel disperato tentativo di raggiungere un rimorchiatore.
Ogni soccorso nasconde una tragedia. È stata un’altra domenica di passione per le navi della Guardia costiera e della Marina militare italiana, come al solito coadiuvate da mercantili di passaggio e rimorchiatori delle piattaforme petrolifere. Una nave francese, la Commandant Birot, ha invece sbarcato nel pomeriggio a Crotone 216 migranti di varie nazionalità. «Mi vergogno perché l’Europa non fa ciò che dovrebbe e potrebbe fare per i migranti. L’Ue deve sapere cosa state facendo qui e io mi farò portavoce», ha detto il vicepresidente del Parlamento federale tedesco e leader dei Verdi, Claudia Roth, in Sicilia da tre giorni in rappresentanza del Bundestag. Una nuova ondata di partenze dalla coste libiche approfittando del meteo favorevole e centri di prima accoglienza siciliani di nuovi pienissimi. Persino a Lampedusa, dove il centro è dall’anno scorso solo parzialmente agibile e dove ormai la regia di smistamento dei profughi tende ad evitare l’arrivo di migranti, ne sono stati sbarcati più di 500.

Una ventina i barconi che, nel giro di poche ore, hanno lanciato l’Sos con i telefoni satellitari. Per le navi dei soccorsi è stata una corsa contro il tempo per evitare l’affondamento di gommoni ormai semisgonfi e il ribaltamento di vecchi barconi stracarichi. Solo in uno erano state stipate ottocento persone, come sul peschereccio ribaltatosi quindici giorni fa con il suo carico di centinaia di migranti andati incontro a una morte terribile rinchiusi nella stiva. E in un gommone, la nave Fiorillo ha tratto in salvo ben 397 persone. In due dei gommoni raggiunti dai soccorsi sono stati trovati i cadaveri di quattro migranti, tre in uno, quattro nell’altro, probabilmente morti per gli stenti della traversata. Tra i 105 profughi tutti dell’Africa subsahariana agganciati dal mercantile Prince 1 a 45 miglia a nord est di Tripoli l’equipaggio ha pietosamente composto i corpi di tre persone. Altri quattro, ormai senza vita, erano tra i 73 soccorsi da un’altra imbarcazione privata, il mercantile Zeran, a 35 miglia a nord est di Tripoli. E altre due persone erano in condizioni gravissime, quasi disperate tanto che i marinai hanno tentato estreme manovre di rianimazione.

Poche miglia più in là, in tre si sono lanciati da un gommone nel disperato tentativo di raggiungere un rimorchiatore, ma i tre migranti non ce l’hanno fatta e all’equipaggio non è rimasto che tirare a bordo i loro corpi tra le lacrime dei 78 compagni di viaggio incolumi. In extremis, quasi davanti le coste libiche, la Finanza ha soccorso un barcone con 330 migranti tra cui diciotto bambini e sessanta donne. A terra, in Sicilia e in Calabria dove il ministero dell’Interno ha dato disposizioni di sbarcare i nuovi arrivati, è stato approntato il dispositivo di primo soccorso e accoglienza, mentre Viminale e prefetture in queste ore cercano freneticamente nuovi posti liberi in strutture dalla Sicilia alla Val d’Aosta.


Il doloredell’ammiraglio
«In mare c’è un popolo intero
impossibile salvarli tutti»
PALERMO .
«Questa è una nazione, un popolo in navigazione. In tanti anni di lavoro non ho mai visto una cosa del genere. Lavoriamo senza sosta, raccogliamo persone in mare ovunque». È accorata la voce dell’ammiraglio Felice Angrisano mentre racconta la nuova emergenza.
Ammiraglio, ce la fate? Siete sommersi da richieste di soccorso.
«Facciamo il possibile. Abbiamo salvato seimila persone in 48 ore, ma la linea da controllare è enorme. Da un capo all’altro del Canale di Sicilia, parliamo di un fronte largo cento miglia. Non facciamo altro che smistare soccorsi ovunque, le nostre navi, quelle della Marina, mercantili, rimorchiatori, pescherecci. Diciamo pure che non c’è imbarcazione che si trovi a passare nel Canale che non venga coinvolta in queste operazioni. C’è anche una nave francese».
È una situazione ancora sotto controllo?

«È una situazione che ci preoccupa molto. I numeri sono in continua crescita, noi cerchiamo di soccorrere tutti ma non abbiamo occhi ovunque. Con il migliorare delle condizioni meteo non possiamo che aspettarci che l’emergenza continui. Sappiamo che sull’altra sponda del Mediterraneo ci sono centinaia di migranti pronti a partire in qualsiasi condizione, centinaia di persone finiranno ancora su gommoni mezzi sgonfi o su vecchi pescherecci. E purtroppo sappiamo che quando parliamo di numeri così consistenti, la tragedia è sempre dietro l’angolo ».
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