La Repubblica, 16 maggio 2015
Perché prevede che finirà così, Mineo?
«Mi sembra che si vada in questa direzione. E d’altra parte la riforma pensata dal governo è una legge Gasparri con poteri ancora maggiori attribuiti all’amministratore delegato di nomina governativa. E continuerà lo spoil system ».
Cosa c’è che non va nella riforma?
«Oggi dovresti dare alla Rai più autonomia dal governo. Dovresti garantire all’azienda il tempo di costruire una vera politica culturale. La riforma della Rai pensata da Renzi, invece, attribuisce ancora più potere all’esecutivo. Sotto questo aspetto, peggiora persino la legge Gasparri».
Lei pensa che il ritardo della riforma sia dovuto alla volontà del premier di mantenere la lottizzazione?
«Guardi, per Renzi forse è meglio nominare il cda con la Gasparri. Ma in ogni caso, con la riforma o senza, il governo manterrà il controllo assoluto della Rai. E poi…».
Dica.
«Matteo ha un progetto rivoluzionario, sul quale non sono d’accordo. Lui pensa che tutte le riforme – quella della Rai, della pubblica amministrazione, della scuola, del fisco, del lavoro – debbano essere delle deleghe totali al governo. Il quale governo si riassume in una persona, il premier eletto con un ballottaggio che esercita il controllo militarizzato sull’unica Camera rimasta. Lui ritiene che solo così, con un uomo solo, si salvi l’Italia. Io penso di no».
Lei come salverebbe la tv pubblica?
«Negli ultimi venticinque anni c’era il duopolio Rai-Mediaset. Ecco, devi innanzitutto pensare a una riforma complessiva di tutto il sistema, non solo di viale Mazzini. E poi scusi, oggi ci sono tre Rai: una di servizio, quella commerciale di Rai1, e quella delle Regioni. Tutte e tre non si reggono, almeno separiamo le funzioni in modo che si sappia cosa si spende, per che cosa e che prodotto si offre ai cittadini ».
E invece Renzi?
«Temo che voglia usarla come uno strumento di potere. Per esempio sarebbe molto popolare abolire o ridurre drasticamente il canone, ma così le tre Rai fallirebbero. Oppure può essere utile togliere il tetto pubblicitario alla Rai, danneggiando le tv di Berlusconi per indurlo così a tornare al tavolo del Nazareno...»