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Paolo Cacciari
Una analisi del voto e un augurio per Casson
4 Giugno 2015
Articoli del 2015
Un rapido commento, scritto per

Un rapido commento, scritto per eddyburg, di un tenace costruttore di una prospettiva per una nuova sinistra, all'altezza dei tempi e di ciò che la nuova forma del proteiforme sistema capitalistico ha prodotto.

Umori mefitici escono dal ventre di mezza Europa. Il Venetooggi, la Lombardia ieri sono parte di questa Europa in disfacimento. Laxenofobia razzista è un ottimo arnese con cui indirizzare le frustrazioni dellepopolazioni verso nemici di comodo immaginari. La Lega è fin dalle sue originimaestra nell’arte della deviazione. Del resto, è proprio per questa suafunzione che l’establishment l’ha foraggiata, coccolata, tenuta al governo pervent’anni. Con altalenanti successi. Ma ora, con l’indebolimento deidispositivi di comando del capitalismo europeo, c’è il rischio che negli statia democrazia più debole i rianimati mostri barbarici sfuggano di mano. InPolonia come in Ungheria, nelle repubbliche dell’ex Jugoslavia come in Italia.
Impressionanti i flussi di voti (Swg e Istituto Cattaneo) afavore del “monocolore leghista” di Zaia (le tre liste leghiste sommate assiemeraggiungono il 65%) che si mangia Forza Italia, ma prende oltre quattro puntipercentuali dal Pd e altrettanti dal M5S che pure aveva ammiccato ai temi della“sicurezza”. La Lega è l’unica che attinge (oltre 7 punti) anche dall’astensionismo.Non c’è barriera che tenga. Il discredito raggiunto dal Pd con le vicende dellacorruzione non è stato compensato dal Renzi “gran comunicatore”. Il populismodi Grillo è già diventato “troppo politico”. Persino il piccolo patrimoniodell’Altra Europa con Tsipras si è dissolto. Per usare le parole del geografoFrancesco Vallerani, il Veneto è “il labirinto oscuro delle geografiedell’angoscia”.
Venezia era e deve tornare ad essere l’eccezione di questoVeneto. Questa diversità, esplicitamente rivendicata e argomentata, può essereil vero punto di forza di Felice Casson. Non serve andare a vedere cosa è successoa Barcellona con Ada Colau per capire cosa bisogna fare. Bastano le esperienzedi tutti quei (pochi) sindaci “arancione” (da De Magistris ad Accorinti) chenel recente passato sono riusciti ad aprire dei canali di comunicazione direttacon la cittadinanza attiva e a liberarsi dalle paralizzanti pratiche di potereimposte dai “corpi intermedi”, dalle lobby, dalle clientele.
Per farcela Cassonha bisogno di un di più. Ha bisogno dei voti di chi non è andato a votare. Eper smuoverli deve saper dimostrare di prendere sul serio le ragioni della lorodisaffezione. Il difficile è che molte di queste ragioni sono interneall’impostazione e al modo di fare tradizionale della sua coalizione. Se ce lafarà lui potremmo poi provare a risollevarci anche noi.

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