«A Nicosia sta accadendo l’incredibile: per la prima volta i leader delle due comunità, la minoranza turca e la maggioranza greca, hanno una visione comune, quella di uno Stato federato sullo stile dell’Unione Europea». Corriere della Sera, 21 luglio 2015 (m.p.r.)
Nicosia. Il 20 luglio a Cipro c’è chi piange e chi festeggia. I greci fanno suonare le sirene alle 5,30 del mattino per ricordare l’invasione turca del 1974 delle coste a nord e vanno sulle tombe a commemorare i morti. I turchi disseminano le città di bandierine con su la mezzaluna e portano i bambini a vedere la parata militare con i poliziotti che si sdraiano sulle moto in corsa e fanno gli addominali. Nella parte Nord dell’isola è la giornata della Pace e della Libertà, una festa nazionale. Ma per il resto del mondo la data ricorda un’invasione e un’occupazione illegale che dura tuttora.
Quest’anno, però, molto è cambiato. Il presidente della Repubblica Turca di Cipro Nord, Mustafa Akinci, eletto lo scorso aprile, ha ammesso per la prima volta che l’operazione militare di 41 anni fa, in risposta al colpo di Stato che depose l’allora Capo di Stato Makarios, non fu un’operazione di pace: «Non c’è dubbio che possiamo chiamarla guerra - ha spiegato domenica prima dell’inizio dei festeggiamenti -. E che oltre alla grande sofferenza dei turchi ciprioti negli anni ‘50 e ‘60, c’è stata anche quella dei greci dopo la tragedia del 1974 causata dalla giunta greca». Parole molto apprezzate dall’omologo greco Nicos Anastasiades che dice: «Dobbiamo guarire le ferite e far sbiadire le cicatrici».
Passi enormi sulla via della pace. A Nicosia sta accadendo l’incredibile: per la prima volta i leader delle due comunità, la minoranza turca e la maggioranza greca, hanno una visione comune, quella di uno Stato federato sullo stile dell’Unione Europea. «Le differenze si assottigliano ogni giorno che passa» ha detto l’inviato speciale delle Nazioni Unite Espen Barth Eide che ha il compito di vigilare sul negoziato. «Se tutto va come dovrebbe - ha spiegato - la scelta cadrà su una struttura federale in cui ci sono due Stati costituenti con poteri e competenze chiare». Il Paese farà parte della Ue come già oggi la Cipro greca. «Su questo - dice Eide - l’accordo è pieno, al cento per cento».
Ma Ankara lascerà andare la sua creatura libera sulle proprie gambe? Ieri il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, presente ai festeggiamenti, ha parlato di «una buona opportunità che non deve essere persa». «Noi siamo qui - ha aggiunto rivolgendosi ad Akinci -, accanto a voi, come sempre. La terra madre e la terra bambina». Ma il cipriota, al contrario, già ad aprile rivendicava la sua autonomia di Stato indipendente per negoziare senza lacci e lacciuoli.