L’Unità, 17 febbraio 2013. Vedi l'appello in calce, con postilla
Se, invece, alla fine il Pd non fosse nelle condizioni di «dirigere il traffico»?
«A mio avviso, ci sono tutte le condizioni per tornare a votare poco dopo. È questo il motivo dell’appello. Bisogna rafforzare il centrosinistra per rendere più stabile l’eventuale alleanza con il centro. Altrimenti saranno più facili rotture, incomprensioni e tensioni a sinistra. Con il rischio concreto di elezioni anticipate».
Al di là della loro consistenza numerica, come giudica le nuove forze in campo, da Grillo a Ingroia a Giannino?
Lei esclude, dopo il voto, la possibilità di un’intesa con Ingroia?
Che pronostico fa per Grillo? Come sarà il nuovo Parlamento contaminato dalla società civile?
«Grillo è un fenomeno ben più grosso di Ingroia. Ed è un’incognita reale. Cosa faranno i grillini in Parlamento? Dove andranno? Che proposte faranno? Nessuno lo sa»
La “salita” in campo di Monti lha migliorato o peggiorato lo scenario italiano?
«Il suo passaggio da tecnico a politico ha significato varie cose. La neutralizzazione del bipolarismo, intanto, che rende la strada del futuro governo più ardua».
La scelta del premier l’ha delusa?
«È un paradosso: alla fine è diventato un fattore destabilizzante anche lui. A modo suo ha contribuito a quell’ingovernabilità che voleva combattere. Poi, per rastrellare più voti, deve attaccare un giorno a destra e un giorno a sinistra».
Al di là della tattica, non crede che l’interlocutore di Monti sia Bersani?
«Se il centrosinistra sarà più forte sì. Altrimenti sarà il centrodestra. Non vuole essere di parte. Vuole fare l’ago della bilancia. E deve prendere peso: con il 10% Monti è un soffio, non potrà imporre i temi della sua agenda».
Non crede che la presenza in campo di Monti, come contraltare alla sinistra, porterebbe in un eventuale maggioranza a una condivisione di responsabilità per il Pd in un momento molto complicato in cui è facile fare errori?
«Questo tipo di ombrello funziona fino a un certo punto. Al momento di decisioni forti, positive o negative, non si può delegare ad un alleato. Col senno di poi, tutto parte dal novembre 2011: il voto avrebbe chiarito le cose. È come se l’Italia avesse paura dell’alternanza: fa di tutto per cercare mediazioni e compromessi. Che vanno anche bene: ma dopo, non prima».
Con un Pd forte e un centrosinistra stabile, invece, ci sarebbero le condizioni per una legislatura capace di fronteggiare la crisi e fare le riforme strutturali che servono all’Italia?
«È difficile dirlo. Non credo alle svolte, la democrazia procede in direzione riformista ma non è un sistema rivoluzionario. Certo, in quel modo sarebbero più facili scelte coraggiose come contenere il dogma dello spread e reindirizzare le politiche dell’Unione Europee».
In che direzione dovrebbe andare l’Europa?
L’APPELLO PER IL CENTRO SINISTRA
Siamo alle ultime battute di una campagna elettorale confusa, rissosa, e da parte di taluni estremamente menzognera. Due scenari inquietanti si profilano come possibili dall esito del voto: o un caos ingovernabile; o il ritorno al potere di uomini e di forze, che negli anni passati hanno già portato il Paese verso la catastrofe.
Per evitare tutto questo, l’unica strada è votare per la coalizione di centro-sinistra, assicurandole l autosufficienza, che le consentirebbe di mettere in piedi un governo stabile, autorevole, rispettabile a livello europeo, in grado di gestire al meglio politiche e alleanze.
L’Italia ha un disperato bisogno di trasparenza politica e di giustizia sociale: se nei prossimi cinque anni non saremo in grado di restituire dignità alle istituzioni, rispetto per la politica, fiducia nei partiti, strategie di sviluppo e insieme un colossale mutamento di rotta nei confronti delle classi lavoratrici e dei ceti disagiati, ci ritroveremo, come altre nazioni europee, nel baratro.
Questo è vero per l’intero territorio nazionale. Ancor più vero in quelle regioni a rischio (dalla Lombardia alla Sicilia), dove poche decine di migliaia di voti possono fare la differenza tra un nuovo inizio e una pessima fine. Ogni voto è perciò prezioso a questo scopo: chiediamo all’opinione pubblica e agli elettori di scegliere come una ragione responsabile spinge inequivocabilmente a fare. E chiediamo ai cittadini che lo condividano di sottoscrivere e promuovere questo appello.
Umberto Eco, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky, Claudio Magris, Barbara Spinelli, Andrea Camilleri, Nadia Urbinati, Guido Rossi, Tullio De Mauro, Natalia Aspesi, Giorgio Parisi, Vittorio Gregotti, Alberto Melloni, Sandra Bonsanti, Luigi Ferrajoli, Filippo Gentiloni, Piero Bevilacqua, Alberto Asor Rosa.
Postilla
Molto difficile aderire a questo appello per chi, come me, ritiene (1) che il vero problema politico dell’Italia è l’assenza di una sinistra che possa chiamarsi tale e abbia una consistenza capace da poter stipulare durevoli alleanze di governo con altre componenti organizzate della società; (2) che un ostacolo alla formazione di una siffatta sinistra è l’esistenza stessa del PD, gabbia che racchiude elementi che sarebbero essenziali per costituire una vera sinistra; (3) che, in particolare, l’ideologia oggi dominante nel PD è omologa a quella liberista dell’area di Monti.