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Andrea Fabozzi
Ecco la legge: premio al 30 %
23 Gennaio 2014
Articoli del 2014
L'unica speranza du impedire che vinca questa proposta renzusconiana è che ciò che resta di sinistra nel PD lo faccia esplodere, anzichè limitarsi a tentar di depeggiorarne i prodotti.
L'unica speranza du impedire che vinca questa proposta renzusconiana è che ciò che resta di sinistra nel PD lo faccia esplodere, anzichè limitarsi a tentar di depeggiorarne i prodotti.

il manifesto, 23 gennaio 2014

L’unica inco­sti­tu­zio­na­lità che ren­ziani e ber­lu­sco­niani si sono pre­oc­cu­pati di cor­reg­gere, rispetto al testo fir­mato sabato nella sede del Pd, è stata quella sul sesso dei can­di­dati. Si erano infatti dimen­ti­cati che la riforma dell’articolo 51 della Costi­tu­zione impone le pari oppor­tu­nità tra uomini e donne. E così il cosid­detto Ita­li­cum è stato cor­retto rispetto a quanto annun­ciato da Renzi alla dire­zione del Pd: c’è adesso l’obbligo per i par­titi di can­di­dare lo stesso numero di donne e uomini nei col­legi. Ma c’è anche il trucco per con­ti­nuare a pena­liz­zare le donne: non è obbli­ga­to­ria l’alternanza tra i sessi e alla testa delle liste potranno col­lo­carsi ancora due uomini. A parte que­sta mezza novità, il testo unico di riforma elet­to­rale depo­si­tato ieri con le firme del Pd, di Forza Ita­lia e del Nuovo cen­tro­de­stra resta quello annun­ciato. E restano anche tutti gli altri, forti, sospetti di incostituzionalità.

Due soli arti­coli, lun­ghis­simi. Il rela­tore che è anche il pre­si­dente della prima com­mis­sione della camera, il ber­lu­sco­niano Fran­ce­sco Paolo Sisto, ha attratto a sé l’attenzione per tutta la gior­nata. Prima ha mostrato le occhiaie ai gior­na­li­sti, frutto ha detto di una notte di lavoro. Poi ha annun­ciato a più riprese che stava limando gli ultimi commi. Nel frat­tempo Ver­dini per Ber­lu­sconi e Bressa per Renzi face­vano sul serio. Reca­pi­tando il testo defi­ni­tivo con gran ritardo, e costrin­gendo così Sisto a pre­sen­tarsi in com­mis­sione solo alle otto di sera. Con quella che for­mal­mente è la 23esima pro­po­sta di legge di riforma del sistema di voto, ma che con buona pace del rego­la­mento è stata imme­dia­ta­mente pro­po­sta come testo base (si voterà oggi). Del resto, secondo il pre­si­dente Sisto, i tempi per la pre­sen­ta­zione degli emen­da­menti sono comin­ciati a decor­rere prima che fosse noto il testo da emen­dare. Dopo la pausa del fine set­ti­mana si vuole chiu­dere in due, tre giorni di discus­sione. Per licen­ziare la legge per l’aula entro fine gennaio.

Il ritardo di ieri è dovuto alla Lega. Ver­dini si è ricor­dato degli alleati troppo tardi. E ha pro­vato a inse­rire nel testo una modi­fica per sal­varli, visto che nei son­daggi viag­giano abbon­dan­te­mente sotto il 5%. La solu­zione sarebbe stata quella di intro­durre una nuova soglia di sbar­ra­mento, magari lo stesso 8% già pre­vi­sto per le forze non coa­liz­zate, da rac­co­gliere in almeno tre regioni (ipo­tesi che avrebbe ten­tato anche i cen­tri­sti che man­ten­gono un con­senso con­cen­trato al sud). Il Pd aveva anche detto di sì. È stato il Nuovo cen­tro­de­stra di Alfano a fer­mare il «salva Lega» che nel frat­tempo Bossi aveva giu­di­cato indi­spen­sa­bile. Più che altro per fare un dispetto al nuovo segre­ta­rio leghi­sta Sal­vini che, infor­mato del fal­li­mento della trat­ta­tiva, stava già dichia­rando che al Car­roc­cio non ser­vono aiutini.

Nel testo è con­fer­mato il con­teg­gio dei seggi su base nazio­nale e sono con­fer­mate le tre soglie di sbar­ra­mento: 5% per i par­titi coa­liz­zati, 8% per i non coa­liz­zati e 12% per le coa­li­zioni. La soglia per aver diritto al pre­mio di mag­gio­ranza del 18% resta fis­sata al 35%. Altri­menti bal­lot­tag­gio, e chi vince (vie­tati appa­ren­ta­menti) gua­da­gna auto­ma­ti­ca­mente 327 seggi, che è anche più del 51% annun­ciato (quasi il 52%). La novità è che all’interno della coa­li­zione che supera lo sbar­ra­mento (12%), dev’esserci almeno un par­tito che supera il 5% per con­cor­rere al pre­mio di mag­gio­ranza. Secondo l’ultimo son­dag­gio dell’istituto di fidu­cia di Ber­lu­sconi (Euro­me­dia, due giorni fa) né il cen­tro­de­stra né il cen­tro­si­ni­stra sono in que­sta con­di­zione. Anche nel caso in cui uno dei due con­ten­denti dovesse affer­rare il 35% (Ber­lu­sconi sarebbe adesso al 34%) si dovrebbe andare al bal­lot­tag­gio. Al ter­mine del quale, quindi, anche un par­tito votato al primo turno solo dal 22% degli elet­tori (come Forza Ita­lia, sem­pre secondo il son­dag­gio Data­me­dia), esclusi tutti i suoi alleati rima­sti sotto la soglia, con­qui­ste­rebbe tutti per sé il 52% dei seggi. Pre­mio di mag­gio­ranza «reale»: 52–32=30%.

Resta ancora da fare il lavoro sulle cir­co­scri­zioni, tutte da ride­fi­nire attorno alle 110 pro­vin­cie e alle dieci città metro­po­li­tane. Avranno da tre a sei can­di­dati e almeno la legge esclude le can­di­da­ture in più cir­co­scri­zioni. Ma resta il fatto che con il riparto nazio­nale il voto di un elet­tore paler­mi­tano alla sua lista, corta quanto si vuole, può far eleg­gere un can­di­dato veneto della stessa lista, ma a lui sco­no­sciuto. Con il primo voto di sta­sera, quando sarà adot­tato come testo base, l’Italicum di Renzi comin­cia la sua corsa. Lo attende al varco quella decina di depu­tati del Pd non ren­ziani che in com­mis­sione affari costi­tu­zio­nali sono la mag­gio­ranza, o quasi, della dele­ga­zione del par­tito. Pre­sen­te­ranno emen­da­menti per intro­durre le pre­fe­renze e alzare la quota sopra la quale si ha diritto al pre­mio di mag­gio­ranza. Sul primo punto tro­ve­ranno gli alfa­niani, sul secondo i mon­tiani. La corsa è a ostacoli

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