Il manifesto, 6 marzo 2014
La lista «L’Altra Europa con Tsipras» ha presentato 73 candidature per le elezioni europee di maggio. Ci sono 37 uomini, 36 sono le donne; 59 candidati sono stati espressi da movimenti, associazioni e «società civile», 14 dai partiti che sostengono la lista: Sel e Rifondazione comunista. Sono state raccolte oltre 200 proposte, ciascuna delle quali sottoscritta da associazioni, comitati, gruppi o partiti che hanno aderito alla lista. Oltre 7 mila sono state le firme a sostegno delle candidature, un dato che conferma l’interesse per un esperimento in controtendenza con i recenti e disastrosi fallimenti della «sinistra radicale». L’obiettivo è raggiungere un risultato a due cifre, anche se il 6–7% dei voti che i primi sondaggi attribuiscono alla lista «ci rendono molto contenti».
Lo ha detto ieri Barbara Spinelli, capolista in tre circoscrizioni su 5. «Io di mestiere scrivo – ha detto – Ho pensato che queste capacità dovevo comunicarle diversamente per metterle a disposizione degli invisibili, testimoniando per chi non ha voce, per farli diventare combattenti per un’Europa radicalmente diversa da quella che ci hanno consegnato i conservatori e da quella che vuole ritornare alle sovranità nazionali. Queste forze oggi sono complici e vogliono garantire lo status quo». Per Spinelli questo ragionamento traccia la linea degli «euroinsubordinati». Un traiettoria che parte da sinistra con la candidatura di Tsipras, designato alla presidenza della Commissione europea dalla sinistra europea nel congresso tenuto a Madrid e rivendicato da Rifondazione Comunista, e che ambisce a conquistarsi una posizione autonoma rispetto ai socialisti e democratici europei (dove si trova il Pd di Matteo Renzi), ai conservatori e ai liberali. Con Verhostadt, candidato dell’Alde, come con lo stesso Schultz candidato dei socialisti, Spinelli non ha tuttavia escluso contatti.
I primi due mesi di vita dell’«Altra Europa» sono stati intensi. 30 mila firme raccolte da un appello dei «garanti» della lista: Andrea Camilleri, Paolo Flores d’Arcais, Luciano Gallino, Marco Revelli, Guido Viale, Spinelli oltre allo stesso Tsipras. Poi ci sono state le polemiche prima sull’esclusione dal logo della lista (il restyling ora è completo) tra i «garanti» e Rifondazione Comunista; poi quelle tra i garanti stessi a proposito dell’esclusione della candidatura dell’eurodeputata Idv Sonia Alfano (incandidabile secondo una delle regole proposte: non avere avuto incarichi politici negli ultimi 10 anni) e Luca Casarini, la cui candidatura è stata invece confermata con voto a maggioranza nella circoscrizione del Centro-Italia.
Sul ritiro della candidatura di Camilleri, le spiegazioni sono state forse poco convincenti. Averla comunicata il 2 marzo, per poi smentirla subito dopo, è attribuito alla «gioia che si candidava». Mentre in realtà quella decisione non era stata ancora presa. Spinelli si è scusata per l’«intempestività» e assicura che Camilleri continuerà a sostenere la lista. Spinelli ha infine spiegato la sua decisione di ritirarsi dopo l’eventuale elezione. Di solito questo avviene a urne chiuse quando i politici nazionali cedono il posto alle seconde file. Averlo annunciato prima, ha detto Spinelli, «permette di eleggere i più votati e competenti. Lo permette il metodo delle preferenze».
Agli «euroinsubordinati» la giornalista e scrittrice, figlia di Altiero Spinelli, propone un ragionamento politico complesso, ma che rientra nelle corde della sinistra europea. Dimostrare che esiste, oggi, la possibilità di essere contro l’austerità senza cedere ai populismi che con ogni probabilità mieteranno successi alle prossime elezioni. Il movimento 5 Stelle di Grillo e Casaleggio, considerato ad oggi il depositario delle posizioni anti-austerità, viene dato in una forbice tra il 20–25%. Su questa base sono riemerse ieri parole che non ascoltavamo da almeno un decennio in una sede politica italiana: l’idea dell’Europa non prigioniera del neoliberismo e del suo determinismo economicista. Un’Europa dove la perdita della sovranità degli Stati-nazione non è preliminare all’esproprio della decisione politica dei popoli, come degli individui, bensì ad una redistribuzione della ricchezza e dei poteri a livello sovranazionale e in maniera democratica.
Un’Europa, infine, politica, che sappia cioè rivedere di sana pianta i suoi trattati; rovesciare i mandati costitutivi della Bce di Mario Draghi; avviare un piano neo-keynesiano di investimenti pubblici; applicare le tutele sociali minime a partire da un salario e da un reddito minimo per 19 milioni di disoccupati e perlomeno il doppio di precari e lavoratori autonomi. Tsipras ha proposto una conferenza europea sul debito per i paesi dell’Europa del Sud, simile a quella che nel 1953 alleviò il peso che gravava sulla Germania del Dopoguerra. Una proposta ripresa dalla lista italiana, potenzialmente capace di rompere ogni schema di politica economica adottata in Italia.
Un altro mondo, inconcepibile. Sapendo che il vero banco di prova sarà il dopo-elezioni. Nascerà una prospettiva costituente, e uno spazio politico, tra le compagini che stanno dando vita a questa esperienza, ma soprattutto oltre