Il manifesto, 8 giugno2014
La rete da cantiere «sigilla» la Marittima. Il people mover s’inceppa al Tronchetto e viaggia a vuoto. La carovana dei crocieristi per quattro ore resta bloccata. Con le sagome delle «città galleggianti» affidate alla protezione delle forze dell’ordine.
In un migliaio hanno sfidato la massima calura riverberata da asfalto e cemento, pur di dar fiato alla Venezia che si specchia nella laguna e oggi nell’edizione numero 40 della Vogalonga con 1.800 imbarcazioni iscritte. Qui, da sempre, si rispetta l’equilibrio fra terra e mare, acqua dolce e salata, idraulica della Serenissima e flussi invisibili. Qui si voga, non solo in gondola sul Canal Grande, e si impara a non turbare la «grande bellezza» che resiste da secoli. Ma l’estate 2014 di Venezia è un mare di guano: il municipio senza sindaco, con il centrosinistra diviso su come girare pagina; la Biennale di Architettura inaugurata con la notizia di 35 arresti più un centinaio di indagati per lo scandalo Mose che fa il giro del globo; la cartolina del business turistico che fatica ad andare in porto.
La Grande Opera da 5 miliardi (tangenti, concussioni e «stipendi paralleli» incorporati) ha nutrito i cannibali di «Venezia Nuova», delle imprese fuori mercato e dei politici sussidiari al sistema della concessione unica. Le Grandi Navi rappresentano l’altra faccia della stessa medaglia: lo stupro della città-pesce con lo strascico di lobby, monopoli e affari. Così in piazzale Roma si srotola l’enorme striscione che era stato issato sul campanile di piazza San Marco: tornano protagonisti comitati, centri sociali, ambientalisti e semplici cittadini. Alle 14 si paralizzano il terminal, il ponte della libertà e i trasporti: parte solo il corteo che restituisce musica, cori e bandiere.
«Questa è l’ennesima lotta a cui sono chiamati tutti coloro che al di la delle parole nei fatti combattono la pioggia di abusi che si compie quotidianamente in questa città: dal malaffare intorno al Mose fino alla gestione del Porto» commenta Camilla Seibezzi, consigliera comunale della lista In Comune. La manifestazione scollina verso la rotonda all’ingresso della Marittima: #tuttigiuperterra. Per ore non si passerà più attraverso la rete dei corpi. I «mostri del mare» aspetteranno crocieristi con armi e bagagli, abbandonati al loro destino. Polizia, finanzieri, vigili controllano con discrezione. Qualche automobilista scalpita e qualche turista prova a farsi largo bruscamente, ma il blocco viene sostenuto dalla «delegazione» che ha appena paralizzato la monorotaia che collega piazzale Roma al Tronchetto.
Confusi fra i manifestanti, il senatore M5S Giovanni Endrizzi e il serenissimo autonomista Franco Rocchetta (arrestato il 2 aprile con altri 24 “indipendentisti veneti” accusati di terrorismo) mentre una mezza dozzina di Raixe Venete regge lo striscione e i bandieroni con il leone alato. Poco lontano la delegazione di Rifondazione con il consigliere regionale Piero Pettenò e quello comunale Sebastiano Bonzio. Ad assediare la Marittima anche i Comitati Opzione Zero della Riviera del Brenta minacciata dalle solite colate di cemento e Legambiente che ha prodotto eloquenti dossier sul “modello veneto” formato affari & politica. Beppe Caccia, con la testa protetta dall’elegante panama, esibisce l’interrogazione presentata a Ca’ Farsetti il 9 novembre scorso. Si legge testualmente: «Vi è il concreto rischio che — in caso di approvazione dello scavo del canale Contorta Sant’Angelo — la realizzazione di tale opera per un valore compreso tra i 200 e 350 milioni di euro sia affidata senza alcuna trasparente procedura ad evidenza pubblica al Consorzio Venezia Nuova». A beneficio della rotta delle Grandi Navi, il presidente del Porto Paolo Costa (ex sindaco e rettore, ex europarlamentare Pd e commissario per la super-base Usa a Vicenza) conta di “allargare” l’attuale canale 4x2 metri fino a 200x10. E insieme al Magistrato alle Acque si sarebbe affidato a Protecno Srl, società di Noventa Padovana, e alla coppia di ingegneri Daniele Rinaldo (già direttore in vari cantieri del Cvn) e Maria Teresa Brotto (ex ad di Thetis arrestata il 4 giugno).
Poco dopo le 18, il blocco si conclude con il sound system che accompagna le bandiere No Grandi Navi di nuovo in piazzale Roma. Davanti ai cancelli del porto turistico restano i falò che fuori stagione ricordano un po’ la Befana della sussidiarietà. Sul pelo dell’acqua Venezia si sente finalmente un po’ più libera dal cappio delle cricche, pronta a scacciare l’incubo dei “Tir del mare” con il varo della nuova festa del popolo del remo.
La gravità politica di quello che è successo riguardo al Mose è ben peggiore dei fatti rilevanti da un punto di vista giudiziario”. Felice Casson, celebre magistrato veneziano, oggi senatore del Pd, è convinto che la lunga vicenda del Mose avrà nuovi sviluppi anche al di là dell’inchiesta.
Per vent’anni i magistrati sono sembrati gli unici in grado di cambiare l’Italia e invece a scadenza regolare ci troviamo di fronte agli stessi fenomeni. Come se ne esce?
Ho sempre detto che la magistratura non può risolvere problemi sociali, economici e politici come il terrorismo, la piega della criminalità organizzata, i crimini ambientali e la corruzione. Avere delegato questa missione salvifica solo nelle mani dei magistrati è stato un errore. Per questo a distanza di vent’anni si ritrovano le stesse persone al centro dei traffici corruttivi. Sono sempre stati lì: la corruzione è dilagata, è solo cambiata grazie a meccanismi sempre più sofisticati.
Cosa si può fare sia dal punto di vista normativo che sul piano etico e politico?
Se avessimo affrontato il tema nei decenni scorsi al posto di eluderlo ora avremmo formato generazioni educate al rispetto della legalità e dell’etica sociale. L’educazione è fondamentale, non produce risultati immediati ma è un investimento sul futuro. Non si può scaricare tutto sui magistrati, ma neppure solo sulla scuola, sulla politica o sul volontariato. Ognuno deve fare la propria parte.
Per Renzi il problema non sono le leggi ma i ladri. Così non si rischia di scivolare su un piano prepolitico, è davvero e solo una questione morale più che politica?
Il ruolo della parte normativa è importante. Ad esempio credo che la legge Severino sia largamente insufficiente e che vada rivista. E quello che stavamo facendo in commissione giustizia al Senato ma ci siamo dovuti fermare dato che il governo ha annunciato la presentazione di un disegno di legge.
Ieri Renzi ha annunciato provvedimenti nel giro di poche settimane eppure da più parti si aspettavano interventi più rapidi. Come spiega i ritardi e come giudica questi annunci?
Qui si va proprio al nodo politico della questione. Condivido il fatto che non si indulga alla tentazione dei continui spot. Ma Renzi ha il problema di convincere la sua maggioranza che in tema di giustizia quasi sempre si spacca. Ncd vota con Forza Italia e Lega e le riforme passano solo con l’appoggio di Sel e M5S. Parlo delle leggi berlusconiane da rifare come il falso in bilancio.
Il governo ha anche il problema di realizzare le opere, belle o brutte che siano. Un New deal italiano è molto complicato se la spesa pubblica finisce in corruzione.
Bisogna valutare opera per opera. Sul Mose credo sia necessaria una valutazione scientifica che non c’è mai stata: tornare indietro è difficile, i lavori sono stati già fatti all’86%, ma la manutenzione da sola costa 25–25 milioni all’anno. Una riflessione è necessaria.
Come vive il fatto che in queste inchieste siano coinvolti anche personaggi vicini al Pd?
Molto male. Incontro cittadini arrabbiati. Bisognerebbe cominciare ad applicare con rigore le regole che si è dato il Pd, per esempio dare un limite al rinnovo dei mandati e farla finita con i doppi incarichi.
A Venezia si deve tornare al più presto alle urne?
Il sindaco farà le sue scelte ma ora la maggioranza deve assumersi la responsabilità di tutelare i veneziani. Bisogna approvare il bilancio e garantire i servizi sociali. La formula conta poco e anche la data delle elezioni.
Si parla già del prossimo sindaco, qualcuno ha fatto il suo nome o quello dell’assessore all’ambiente Gianfranco Bettin, che ne pensa?
Decideranno le primarie, ci sono già 5 o 6 candidati. Io non sono fra loro. A me piace il mio lavoro in Senato.