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Giorgio Salvetti
Grandi navi e corruzione. Ricominciare su può. Anzi, si deve
8 Giugno 2014
Articoli del 2014
In Laguna i drammi s'intrecciano. Lotta contro il minacciato Canale Contorta, discussione sullo scandalo Mose-Orsoni. Felice Casson dice cose sagge sul Mose ma non comprende che a Ca' Farsetti bisogna cambiare tutto e subito.
In Laguna i drammi s'intrecciano. Lotta contro il minacciato Canale Contorta, discussione sullo scandalo Mose-Orsoni. Felice Casson dice cose sagge sul Mose ma non comprende che a Ca' Farsetti bisogna cambiare tutto e subito.

Il manifesto, 8 giugno2014

NO GRANDI NAVI BLOCCATI I CROCIERISTI
di Ernesto Milanesi

La rete da can­tiere «sigilla» la Marit­tima. Il peo­ple mover s’inceppa al Tron­chetto e viag­gia a vuoto. La caro­vana dei cro­cie­ri­sti per quat­tro ore resta bloc­cata. Con le sagome delle «città gal­leg­gianti» affi­date alla pro­te­zione delle forze dell’ordine.

In un migliaio hanno sfi­dato la mas­sima calura river­be­rata da asfalto e cemento, pur di dar fiato alla Vene­zia che si spec­chia nella laguna e oggi nell’edizione numero 40 della Voga­longa con 1.800 imbar­ca­zioni iscritte. Qui, da sem­pre, si rispetta l’equilibrio fra terra e mare, acqua dolce e salata, idrau­lica della Sere­nis­sima e flussi invi­si­bili. Qui si voga, non solo in gon­dola sul Canal Grande, e si impara a non tur­bare la «grande bel­lezza» che resi­ste da secoli. Ma l’estate 2014 di Vene­zia è un mare di guano: il muni­ci­pio senza sin­daco, con il cen­tro­si­ni­stra diviso su come girare pagina; la Bien­nale di Archi­tet­tura inau­gu­rata con la noti­zia di 35 arre­sti più un cen­ti­naio di inda­gati per lo scan­dalo Mose che fa il giro del globo; la car­to­lina del busi­ness turi­stico che fatica ad andare in porto.

La Grande Opera da 5 miliardi (tan­genti, con­cus­sioni e «sti­pendi paral­leli» incor­po­rati) ha nutrito i can­ni­bali di «Vene­zia Nuova», delle imprese fuori mer­cato e dei poli­tici sus­si­diari al sistema della con­ces­sione unica. Le Grandi Navi rap­pre­sen­tano l’altra fac­cia della stessa meda­glia: lo stu­pro della città-pesce con lo stra­scico di lobby, mono­poli e affari. Così in piaz­zale Roma si sro­tola l’enorme stri­scione che era stato issato sul cam­pa­nile di piazza San Marco: tor­nano pro­ta­go­ni­sti comi­tati, cen­tri sociali, ambien­ta­li­sti e sem­plici cit­ta­dini. Alle 14 si para­liz­zano il ter­mi­nal, il ponte della libertà e i tra­sporti: parte solo il cor­teo che resti­tui­sce musica, cori e bandiere.

«Que­sta è l’ennesima lotta a cui sono chia­mati tutti coloro che al di la delle parole nei fatti com­bat­tono la piog­gia di abusi che si com­pie quo­ti­dia­na­mente in que­sta città: dal malaf­fare intorno al Mose fino alla gestione del Porto» com­menta Camilla Sei­bezzi, con­si­gliera comu­nale della lista In Comune. La mani­fe­sta­zione scol­lina verso la rotonda all’ingresso della Marit­tima: #tut­ti­giu­per­terra. Per ore non si pas­serà più attra­verso la rete dei corpi. I «mostri del mare» aspet­te­ranno cro­cie­ri­sti con armi e baga­gli, abban­do­nati al loro destino. Poli­zia, finan­zieri, vigili con­trol­lano con discre­zione. Qual­che auto­mo­bi­li­sta scal­pita e qual­che turi­sta prova a farsi largo bru­sca­mente, ma il blocco viene soste­nuto dalla «dele­ga­zione» che ha appena para­liz­zato la mono­ro­taia che col­lega piaz­zale Roma al Tronchetto.

Con­fusi fra i mani­fe­stanti, il sena­tore M5S Gio­vanni Endrizzi e il sere­nis­simo auto­no­mi­sta Franco Roc­chetta (arre­stato il 2 aprile con altri 24 “indi­pen­den­ti­sti veneti” accu­sati di ter­ro­ri­smo) men­tre una mezza doz­zina di Raixe Venete regge lo stri­scione e i ban­die­roni con il leone alato. Poco lon­tano la dele­ga­zione di Rifon­da­zione con il con­si­gliere regio­nale Piero Pet­tenò e quello comu­nale Seba­stiano Bon­zio. Ad asse­diare la Marit­tima anche i Comi­tati Opzione Zero della Riviera del Brenta minac­ciata dalle solite colate di cemento e Legam­biente che ha pro­dotto elo­quenti dos­sier sul “modello veneto” for­mato affari & poli­tica. Beppe Cac­cia, con la testa pro­tetta dall’elegante panama, esi­bi­sce l’interrogazione pre­sen­tata a Ca’ Far­setti il 9 novem­bre scorso. Si legge testual­mente: «Vi è il con­creto rischio che — in caso di appro­va­zione dello scavo del canale Con­torta Sant’Angelo — la rea­liz­za­zione di tale opera per un valore com­preso tra i 200 e 350 milioni di euro sia affi­data senza alcuna tra­spa­rente pro­ce­dura ad evi­denza pub­blica al Con­sor­zio Vene­zia Nuova». A bene­fi­cio della rotta delle Grandi Navi, il pre­si­dente del Porto Paolo Costa (ex sin­daco e ret­tore, ex euro­par­la­men­tare Pd e com­mis­sa­rio per la super-base Usa a Vicenza) conta di “allar­gare” l’attuale canale 4x2 metri fino a 200x10. E insieme al Magi­strato alle Acque si sarebbe affi­dato a Pro­tecno Srl, società di Noventa Pado­vana, e alla cop­pia di inge­gneri Daniele Rinaldo (già diret­tore in vari can­tieri del Cvn) e Maria Teresa Brotto (ex ad di The­tis arre­stata il 4 giugno).

Poco dopo le 18, il blocco si con­clude con il sound system che accom­pa­gna le ban­diere No Grandi Navi di nuovo in piaz­zale Roma. Davanti ai can­celli del porto turi­stico restano i falò che fuori sta­gione ricor­dano un po’ la Befana della sus­si­dia­rietà. Sul pelo dell’acqua Vene­zia si sente final­mente un po’ più libera dal cap­pio delle cric­che, pronta a scac­ciare l’incubo dei “Tir del mare” con il varo della nuova festa del popolo del remo.

CASSON: “MOSE UN GRAVE DISASTRO POLITICO PRIMA CHE GIUDIZIARIO”

La gra­vità poli­tica di quello che è suc­cesso riguardo al Mose è ben peg­giore dei fatti rile­vanti da un punto di vista giu­di­zia­rio”. Felice Cas­son, cele­bre magi­strato vene­ziano, oggi sena­tore del Pd, è con­vinto che la lunga vicenda del Mose avrà nuovi svi­luppi anche al di là dell’inchiesta.

Per vent’anni i magi­strati sono sem­brati gli unici in grado di cam­biare l’Italia e invece a sca­denza rego­lare ci tro­viamo di fronte agli stessi feno­meni. Come se ne esce?
Ho sem­pre detto che la magi­stra­tura non può risol­vere pro­blemi sociali, eco­no­mici e poli­tici come il ter­ro­ri­smo, la piega della cri­mi­na­lità orga­niz­zata, i cri­mini ambien­tali e la cor­ru­zione. Avere dele­gato que­sta mis­sione sal­vi­fica solo nelle mani dei magi­strati è stato un errore. Per que­sto a distanza di vent’anni si ritro­vano le stesse per­sone al cen­tro dei traf­fici cor­rut­tivi. Sono sem­pre stati lì: la cor­ru­zione è dila­gata, è solo cam­biata gra­zie a mec­ca­ni­smi sem­pre più sofisticati.

Cosa si può fare sia dal punto di vista nor­ma­tivo che sul piano etico e politico?
Se aves­simo affron­tato il tema nei decenni scorsi al posto di elu­derlo ora avremmo for­mato gene­ra­zioni edu­cate al rispetto della lega­lità e dell’etica sociale. L’educazione è fon­da­men­tale, non pro­duce risul­tati imme­diati ma è un inve­sti­mento sul futuro. Non si può sca­ri­care tutto sui magi­strati, ma nep­pure solo sulla scuola, sulla poli­tica o sul volon­ta­riato. Ognuno deve fare la pro­pria parte.

Per Renzi il pro­blema non sono le leggi ma i ladri. Così non si rischia di sci­vo­lare su un piano pre­po­li­tico, è dav­vero e solo una que­stione morale più che politica?
Il ruolo della parte nor­ma­tiva è impor­tante. Ad esem­pio credo che la legge Seve­rino sia lar­ga­mente insuf­fi­ciente e che vada rivi­sta. E quello che sta­vamo facendo in com­mis­sione giu­sti­zia al Senato ma ci siamo dovuti fer­mare dato che il governo ha annun­ciato la pre­sen­ta­zione di un dise­gno di legge.

Ieri Renzi ha annun­ciato prov­ve­di­menti nel giro di poche set­ti­mane eppure da più parti si aspet­ta­vano inter­venti più rapidi. Come spiega i ritardi e come giu­dica que­sti annunci?
Qui si va pro­prio al nodo poli­tico della que­stione. Con­di­vido il fatto che non si indulga alla ten­ta­zione dei con­ti­nui spot. Ma Renzi ha il pro­blema di con­vin­cere la sua mag­gio­ranza che in tema di giu­sti­zia quasi sem­pre si spacca. Ncd vota con Forza Ita­lia e Lega e le riforme pas­sano solo con l’appoggio di Sel e M5S. Parlo delle leggi ber­lu­sco­niane da rifare come il falso in bilancio.

Il governo ha anche il pro­blema di rea­liz­zare le opere, belle o brutte che siano. Un New deal ita­liano è molto com­pli­cato se la spesa pub­blica fini­sce in corruzione.
Biso­gna valu­tare opera per opera. Sul Mose credo sia neces­sa­ria una valu­ta­zione scien­ti­fica che non c’è mai stata: tor­nare indie­tro è dif­fi­cile, i lavori sono stati già fatti all’86%, ma la manu­ten­zione da sola costa 25–25 milioni all’anno. Una rifles­sione è necessaria.

Come vive il fatto che in que­ste inchie­ste siano coin­volti anche per­so­naggi vicini al Pd?
Molto male. Incon­tro cit­ta­dini arrab­biati. Biso­gne­rebbe comin­ciare ad appli­care con rigore le regole che si è dato il Pd, per esem­pio dare un limite al rin­novo dei man­dati e farla finita con i doppi incarichi.

A Vene­zia si deve tor­nare al più pre­sto alle urne?
Il sin­daco farà le sue scelte ma ora la mag­gio­ranza deve assu­mersi la respon­sa­bi­lità di tute­lare i vene­ziani. Biso­gna appro­vare il bilan­cio e garan­tire i ser­vizi sociali. La for­mula conta poco e anche la data delle elezioni.

Si parla già del pros­simo sin­daco, qual­cuno ha fatto il suo nome o quello dell’assessore all’ambiente Gian­franco Bet­tin, che ne pensa?
Deci­de­ranno le pri­ma­rie, ci sono già 5 o 6 can­di­dati. Io non sono fra loro. A me piace il mio lavoro in Senato.

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