Violando la Costituzione, il governo Renzi prosegue nella politica oltranzista iniziata dai peggiori governi DC. Andreotti prosegue con la ministra Pinotti: l'Italia testa di lancia degli USA nell'area che s'affaccia sul Mediterraneo .
Il manifesto, 24 giugno 2014
Questo «modello di difesa» è passato da un governo all’altro, da una guerra all’altra sempre sotto comando Usa (Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia), senza mai essere discusso in quanto tale in parlamento. Tantomeno lo sarà ora: la ministra della Difesa — ha deciso il Consiglio supremo presieduto da Napolitano — invierà le linee guida ai presidenti delle commissioni Esteri e Difesa dei due rami del parlamento, «affinché ne possano eventualmente venire valutazioni e suggerimenti utili alla definizione del Libro bianco, di cui il governo si è assunto l’iniziativa e la responsabilità».
Resta dunque immutato l’indirizzo di fondo, che non può essere messo in discussione. Compito delle forze armate — si ribadisce nelle linee guida — è non tanto la difesa del territorio nazionale, oggi molto meno soggetto a minacce militari tradizionali, quanto la difesa degli «interessi nazionali», soprattutto gli «interessi vitali», in particolare la «sicurezza economica». Sicurezza che consiste nella «possibilità di usufruire degli spazi e delle risorse comuni globali senza limitazioni», con «particolare riferimento a quelle energetiche». A tal fine l’Italia dovrà operare nel «vicinato orientale e meridionale dell’Unione europea, fino ai paesi del cosiddetto vicinato esteso» (compreso il Golfo Persico). Per la salvaguardia degli «interessi vitali» — si chiarisce — «il Paese è pronto a fare ricorso a tutte le energie disponibili e ad ogni mezzo necessario, compreso l’uso della forza o la minaccia del suo impiego».
Nel prossimo futuro le Forze armate saranno chiamate a operare per il conseguimento di obiettivi sempre più complessi, poiché «rischi e minacce si svilupperanno all’interno di estese e frammentate aree geografiche, sia vicine sia lontane dal territorio nazionale». Riferendosi in particolare a Iraq, Libia e Siria, il Consiglio supremo sottolinea che «ogni Stato fallito diviene inevitabilmente un polo di accumulazione e di diffusione globale dell’estremismo e dell’illegalità». Ignorando che il «fallimento» di questi e altri Stati deriva dal fatto che essi sono stati demoliti con la guerra dalla Nato, con l’attiva partecipazione delle Forze armate italiane. Secondo le linee guida, esse devono essere sempre più trasformate in «uno strumento con ampio spettro di capacità, integrabile in dispositivi multinazionali», da impiegare «in ogni fase di un conflitto e per un protratto periodo di tempo».
Le risorse economiche da destinare a tale scopo, stabilisce il Consiglio supremo di difesa, «non dovranno scendere al di sotto di livelli minimi invalicabili» (che diverranno sempre più alti) poiché — si sottolinea nelle linee guida — «lo strumento militare rappresenta per il paese una assicurazione e una garanzia per il suo stesso futuro». A tal fine si preannuncia una legge di bilancio quinquennale per i maggiori investimenti della Difesa (come l’acquisizione del nuovo caccia F-35), così da fornire «l’indispensabile stabilità di risorse».
Occorre inoltre «spingere l’industria a muoversi secondo traiettorie tecnologiche e industriali che possano rispondere alle esigenze delle Forze armate». In altre parole, si deve dare impulso all’industria bellica, puntando sull’innovazione tecnologica, «resa necessaria dall’esigenza di un continuo adeguamento dei sistemi», ossia dal fatto che i sistemi d’arma devono essere continuamente ammodernati. È necessario allo stesso tempo non solo un migliore addestramento dei militari, ma un generale elevamento dello «status del personale militare», attraverso adeguamenti giuridici e normativi.
Poiché nasce dalla «esigenza di tutelare i legittimi interessi vitali della comunità», si afferma nelle linee guida, «la Difesa non può essere considerata un tema di interesse essenzialmente dei militari, quanto della comunità tutta». La ministra Pinotti invita quindi tutti gli italiani a inviare «eventuali suggerimenti» alla casella di posta elettronica librobianco@difesa.it. Speriamo che i lettori del manifesto lo facciano in tanti.